Capitolo 12

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" Cabello o ti dai una mossa o vai a casa, stasera il locale è pieno e non possiamo permetterci che una dipendente stia ferma impalata a fissare il vuoto!" - Camila sentì lamentarsi una delle due colleghe -

La cubana sembrava essere in un altro pianeta. Da quando, poche ore fa, il suo capo l'aveva baciata come se nulla fosse, non riusciva a pensare ad altro. Centinaia erano le domande che la tormentavano, una tra le quali, perché? Perché aveva azzardato una mossa del genere? Perché aveva preso quell' iniziativa se non voleva saperne di lei?

Non riusciva a rimanere concentrata in ciò che stava facendo, anche se quel lavoro le serviva e non poteva combinare casini. Il proprietario del locale non ci avrebbe pensato un attimo a licenziarla e le sue colleghe, non avrebbero potuto essere più contente se lei se ne fosse andata. Da quando lavorava li dentro, non erano mai riuscite a tollerarla, l'avevano sempre guardata con quel piglio di invidia e gelosia per essere riuscita ad avere una vita oltre a quel posto, ad avere un obiettivo concreto, che prima o poi, l'avrebbe portata al successo.

"Sono pronti i due Cosmopolitan ed il whisky senza ghiaccio? Hey, Camila!"
- la donna di fronte a lei, le sbatté le mani di fronte al viso -

"Cosmopolitan? Io, non..." - Camila vide la comanda sopra al bancone che non aveva mai letto - "Scusami! Te li faccio subito, non mi ero accorta dell' ordine!"-la sua collega sbuffò irritata -

La mente di Camila continuava a cadere in quegli attimi vissuti qualche ora prima: quelle labbra così rosse e perfette addosso a lei, quelle mani affusolate ed adornate di anelli che la toccavano, il profumo dei suo folti capelli neri che l'avevano stordita per qualche secondo, quegli occhi verde smeraldo che l'avevano completamente ammaliata.

Nessuno, prima di Lauren, era mai riuscito a coinvolgerla in quel modo senza nemmeno conoscersi. D'altronde Camila, oltre alle informazioni ricevute nei corridoi dell' ospedale, non sapeva altro di quella donna e di certo, se avesse dovuto ascoltarle, non avrebbe una buona opinione su di lei. Ma la cubana non era solita ascoltare i pettegolezzi, le piaceva conoscere le persone a suo modo e tempo per potersene poi fare un'idea concreta.

La situazione con Lauren però, era molto più complicata del solito e non immaginava neanche come sarebbe potuta uscirne. L'attrazione che provava per lei era così forte che quasi sudava e sentiva le gambe tremare al solo pensiero.

"Scusi signorina?" - una ragazza cercò di attirare l'attenzione della barista -

Camila che era intenta a fare i drink per la sua collega, aveva capito che quella voce si stava rivolgendo a lei, così terminò di mettere il ghiaccio e rivolse la sua piena attenzione ai clienti. Alla cubana non piaceva molto stare dietro al bancone, ma una volta alla settimana doveva scambiarsi di ruolo con gli altri colleghi. Troppe persone a cui dare retta, troppe mansioni da svolgere in così poco tempo. Quando serviva ai tavoli invece era molto più sicura di sé: grazie al suo metodo, cercava di accontentare il maggior numero di clienti possibile.

"Ecco qui, tavolo 56" - Camila sporse il vassoio con sopra le bevande -

"Finalmente! Saranno anche morti di sete nel frattempo!" - sbuffò la cameriera seccata, avviandosi alla consegna -

"Simpatica vedo.." - esclamò una donna poco più in là sorridendo -

" Molto! Ma ormai ci sono abituata ai suoi modi!" - Camila le rispose, passando la spugna sul bancone dove erano rimasti dei segni del fondo del bicchiere -

"Abitudine, che brutta parola, non credi?" - continuò la donna misteriosa sorseggiando il suo drink quasi finito -

"A volte non ci rimane che quella"
- rispose la cubana mentre intravide un leggero sorriso della donna davanti a lei che mostrò dei denti bianchissimi -

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