Capitolo 45

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"Camila?" - esclamò la corvina, sorpresa di vedere una sua chiamata -

"Ti devo parlare! Subito! Ci vediamo nella tua stanza!"

La cubana non disse nient altro. Cominciò di nuovo a correre verso l'hotel, questa volta con la voglia e la consapevolezza di poter mettere fine a quell' incubo in cui si trovava: il solo pensiero di potersi riavvicinare alla donna che amava, le donava gioia.

Camila però non aveva considerato con chi aveva davvero a che fare. Durante il tragitto, una macchina dai vetri scuri, si accostò al marciapiede in cui si trovava, iniziando a seguirla lentamente. La cubana inizialmente non ci fece molto caso, proseguì dritta per la sua strada. Quando però vide che la macchina non se ne andava, iniziò a correre più velocemente, cosa totalmente inutile visto che il mezzo, la raggiunse in pochi secondi, sbarrandole la strada.

Poteva sentire il rombo del motore che le ringhiava contro. Lo sportello posteriore si aprì lentamente, mentre una scarpa con il tacco nera e lucida fece capolino, poggiandosi aggraziatamente sull asfalto.

Dall'auto uscì in tutto il suo potere, Clarissa che indossava un tailleur nero sprovvisto di camicia. Sotto alla giacca, si poteva intravedere solamente il reggiseno di pizzo nero, che le dava quel tocco sexy in più. Sembrava una scena da film: il cattivo che arrivava in tutto il suo splendore, per rovinare la vita del protagonista.

"Clarissa?" - sussurrò la cubana spaventata -

" Buongiorno Camila!"

La donna le si avvicinò lentamente facendo ondeggiare con leggiadria quelle gambe lunghe e snelle che la rendevano ancora più elegante. I capelli, ondulati, le scendevano morbidi sulle spalle. Una folata di vento, fece sì che il suo profumo si propagasse nell'aria ed arrivasse dritto alle narici di Camila, inebriandola. La cubana rimase immobile ad osservare ogni suo movimento.

"Sali in macchina!" - le ordinò -

"Ehm non posso, devo tornare in hotel , ho un sacco di cose da fare.."

Clarissa scoppiò a ridere di gusto. Infilò entrambe le mani nella tasche laterali dei pantaloni, alzò i rayban neri sulla testa e finalmente, mostrò il suo sguardo, che aveva così tanto in comune con quello di Lauren, che quasi era terrificante.

Camila in quel momento si sentiva minuscola, schiacciata da quei due occhi verde smeraldo che aveva amato così tanto e che adesso, proiettati su quella donna, le mettevano i brividi. Il suo sguardo era freddo, penetrante, due lame che avrebbero tagliato qualsiasi cosa. Clarissa tolse la distanza tra di loro, avvicinando i loro visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.

"Tu non vai da nessuna parte se non lo decido io. Ti ho detto sali in macchina.." - affermò con tutta la calma possibile -

"Clarissa io non..." - le afferrò il braccio -

" Se pensi che ti lascerò andare e raccontare tutto questo alla tua amichetta, significa che ancora non hai ben capito chi io sia. Quindi è meglio che te lo faccia capire una volta per tutte. Sali. In. Macchina.!" - scandì perfettamente queste ultime parole mentre la stretta diventò sempre più forte -

Camila non ebbe altra scelta e dovette seguire l'ordine di quella donna. Salì in quella macchina, non sapendo neanche dove l'avesse portata. Per tutto il tragitto, la cubana si sentì in trappola, sotto stretta osservazione, come se ogni suo minimo movimento dovesse essere giudicato. Alla fine, l'auto si fermò davanti ad una casa, che a giudicare dall'esterno, sembrava essere abbandonata. I muri erano crepati, in molte parti mancava l'intonaco e le finestre, del piano superiore, erano completamente assenti. Intorno non vi era nulla, solo un enorme campo desolato ed alcuni alberi, che ormai sembravano essere passati a miglior vita.

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