Capitolo 33

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"Muoviti Cabello, stasera farai il tuo primo spettacolo!" - esclamò fiero Jim -

"Uscirò quando sarò pronta e non farò nessuno spettacolo! Tieni a freno gli ormoni, che ti sta uscendo la bava con tutti queste ragazze mezze nude.."
- esclamò schifata la cubana -

"Ti avverto, abbassa la cresta Cabello! Sono stufo di dover sopportare il tuo carattere scontroso. Fai quello che ti dico e datti una mossa..." - ordinò l'uomo sotto lo sguardo attento di tutte le altre ragazze nello spogliatoio -

"Certo, in un'altra vita!" - sussurrò Camila, finendo di truccarsi -

"Che cosa avete da fissare? Forza! Stasera deve essere un successo, si comincia fra dieci minuti!" - sbatté le mani Jim agitato -

Quella sera, Camila, non doveva proprio trovarsi dentro a quel locale. La sua notte avrebbe dovuto essere diversa, era cominciata nel migliore dei modi e finita nel peggiore. Lauren le aveva fatto una sorpresa che non era stata molto gradita, o meglio non si aspettava di poter far sentire quella canzone, a qualcun altro oltre lei. L'aveva scritta in un periodo molto buio della sua vita, quando niente e nessuno erano in grado di darle sollievo. Per lei era molto importante e per questo le riportava a galla dei ricordi che non la facevano stare bene. Forse Camila aveva esagerato, Lauren non poteva sapere del suo passato, d'altronde non glielo aveva mai raccontato, ma in quel momento, non era riuscita a pensare a nient'altro e proprio quando se ne era resa conto e stava per andare a casa di Lauren per parlarle e sapere della sua situazione in ospedale, ricevette la chiamata di quel viscido del suo capo che necessitava della sua presenza al nuovo locale.

Così, piuttosto di tornare a casa da sola con i suoi pensieri, decise di accettare, tanto prima o poi avrebbe dovuto iniziare. Aveva scelto tutto lei, dal suo outfit alle sue mansioni e si era assicurata, che nessuno potesse allungare le mani sul suo corpo . Indossava un corpetto nero intrecciato sulla schiena che le sosteneva il seno, una gonna poco sopra al ginocchio con i volani dello stesso colore e degli stivali con il tacco, che le arrivavano quasi a metà gamba. In pratica, gli unici pezzi di pelle scoperta, erano le braccia ed il viso. Non portava un trucco molto pesante, era riuscita ad esaltare i modo delicato sia gli occhi che le labbra.

"Tu sei una dottoressa vero?" - le chiese una ragazza nello spogliatoio insieme a lei -

" Innanzi tutto sono Camila.." - rispose la cubana, notando la faccia imbarazzata sullo specchio di fronte a lei -

"Scusami è che appena ti ho visto, mi sono ricordata di averlo fatto già in precedenza, ma non ricordavo dove e poi mi è venuto in mente che hai curato il mio fratellino l'altra sera..." - spiegó, cercando di non sembrare goffa -

"Non mi ricordo, passano tante persone in ospedale. Comunque si, sono un medico.." - disse Camila, ritoccandosi il rossetto -

Dal riflesso allo specchio, la cubana poteva vedere come quella ragazza volesse sapere altro di lei, ma non parlava per paura di risultare troppo invadente. Rimaneva li dietro a fissarla, guardandosi intorno imbarazzata.

"Che ci faccio qui? E' questa la domanda che vuoi farmi no?" - Camila si voltò con uno scatto sulla sedia girevole su cui era seduta, incrociando le gambe -

"Si.." - sussurrò sottovoce, stringendosi sulle spalle -

"Devo aiutare mia sorella. Ha una malattia rara e curarla costa davvero molto.Sono una specializzanda e lo stipendio è una vera miseria. I miei genitori non posso permetterselo ed ecco perchè mi trovo qui.." - affermò senza tanti giri di parole -

"Ti fa onore" -continuò la ragazza sorridendole -

" Non mi sento onorata di nulla. La famiglia per me vale tutto e quella bambina che ora è a casa, si merita di vivere una vita migliore. Voglio vederla sorridere, giocare e divertirsi e se per questo, dovrò fare dei sacrifici, ne sarà valsa la pena. Lei è l' unico motivo per cui indosso questi e sono in questo posto schifoso.." - spiegò risoluta Camila - " E tu? Perchè sei qui?"

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