Capitolo 50

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Basta un attimo per perdere tutto quello per cui si è lottato per una vita intera. Una frazione di secondo, in cui sogni, desideri e compromessi, svaniscono come neve al sole. Nulla è sicuro, se non il momento in cui, prima o poi, tutti arriveranno: la morte. Quella parola così tetra e buia, che intimorisce ogni essere umano.

La sirena dell' ambulanza continuava a risuonare initerrottamente, facendo si, che il mezzo, potesse passare tra il traffico delle strade di Lisbona.

Camila era sotto shock: se ne stava immobile in un angolo, a fissare i due paramedici che, provavano di tutto, pur di mantenere in vita Lauren. Mancavano ancora pochi minuti all arrivo in ospedale, eppure, alla cubana, quel viaggio era sembrato un'eternità.

Lauren era svenuta più volte, riprendendo conoscenza soltanto per pochi secondi, neanche il tempo che Camila potesse dirle qualcosa. La prognosi della corvina peggiorava di secondo in secondo, tanto che il suo cuore, smise di battere e i due uomini, riuscirono a riprenderla per pura fortuna. Il proiettile le aveva sfiorato il cuore, danneggiando l'aorta e colpendole un polmone.

Camila, avendo studiato medicina, sapeva quali erano le possibilità che la sua fidanzata si salvasse: una su dieci. Le ferite erano troppo gravi ed i continui avvenimenti ed arresti cardiaci, le danneggiavano sempre più il cervello: anche se avesse dovuto risvegliarsi, le probabilità che fosse la stessa Lauren di prima, erano molto poche.

Nonostante questo, la cubana decise di non basarsi sulle statistiche, sui numeri ma cominciò, per la prima volta nella sua vita, a pregare. Era una donna di scienza e sapeva che i miracoli non esistevano ma tutto era spiegato da una qualsiasi formula matematica; però, in quel momento, quello era il suo unico appiglio per sperare. Credere in una divinità superiore che potesse salvare, qualcosa di apparentemente già scritto.

"L'aorta sta collassando, corri, perché se dovesse cedere, l'abbiamo persa!"
- esclamò uno dei paramedici -

"È in condizioni critiche, se ne potrebbe andare da un momento all'altro" - gli rispose l altro pompando l'ossigeno in mascherina -

Camila sembrava essere dentro ad una bolla, isolata dal mondo esterno. Le voci ed i suoni intorno a lei, li sentiva lontani come se fossero ripetuti tramite eco. Gli occhi offuscati dalle lacrime che non smettevano di scendere ed il respiro corto, che sembrava intrappolato nei polmoni.

L'ambulanza frenò e le porte posteriori si spalancarono, mostrando medici ed infermieri in attesa del paziente.

"Donna, 30 anni, ferita d'arma da fuoco al petto. Colpita di striscio aorta, che sta per cedere e polmone sinistro, che sta collassando. Arresto cardiaco durante il viaggio e perdita di conoscenza multipla" - informò l'equipe uno dei paramedici -

" In sala operatoria subito! Muoviamoci!" - esclamò un uomo in camice bianco -

Ed è così, che pochi istanti dopo, Lauren scomparve dietro due porte scorrevoli, lottando ardentemente per la sua vita.
Camila invece, non si era mossa dal suo posto. Nonostante il frastuono che stava avvenendo intorno a lei, era lì, immobile a fissare il vuoto. La cubana era totalmente sotto shock, lo sguardo perso, di chi non credeva più a niente ed aveva perso tutto.

"Signorina? Mi sente? Sta bene? Venga, che la visitiamo"

Una ragazza l'aiutó a scendere, facendola accomodare su una sedia a rotelle. La cubana non si reggeva in piedi, le gambe l'avevano abbandonata del tutto.  I medici continuavano a farle domande, a cui lei però non rispondeva. Il suo unico pensiero era appena entrato in sala operatoria e se anche la cubana, avesse avuto qualche graffio da fare curare, non le sarebbe importato, non sentiva dolore, non fisicamente almeno.

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