Capitolo 35

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"Ancora? Ho detto che voglio essere lasciata da sola!" - urlò la corvina esasperata contro la porta chiusa del suo ufficio -

"Mi perdoni..."

Un uomo giovane, sulla trentina, che indossava un paio di occhiali neri ed  un completo blu, entrò sommessamente nella stanza, dopo non essere stato accolto nel migliore dei modi. Portava, a tracolla, una valigetta con bottone, da cui, all' improvviso, estrasse un foglio che poggiò sulla scrivania.

"Sono un ispettore del tribunale incaricato dal giudice di consegnarle questo documento di denuncia, sporta dai familiari della signora Moore" - spiegò il ragazzo indicando il documento -

"Denuncia?" - Lauren sbiancó - "Non ci posso credere!"

" È invitata a presentarsi in tribunale nell'ora e nel giorno indicati per l'udienza preliminare. Sarà poi il giudice a decidere il proseguimento." - l'uomo chiuse la sua valigetta e prese la strada dell'uscita, bloccandosi poi improvvisamente - "Ah naturalmente, se non si presenta, manderanno degli agenti a prenderla"

La porta si richiuse ma Lauren rimase immobile, ancora ferma alla parola denuncia, che ora leggeva ben chiara in grassetto nero, sul foglio di fronte a lei. Il suo peggior incubo si era appena avverato: la famiglia della paziente aveva preso provvedimenti contro di lei. All' improvviso sentì mancarle il respiro, come se un enorme masso le schiacciasse il petto. Cominciò a girarle lievemente la testa e sentire delle vampate di caldo lungo tutto il corpo.

"Dottoressa Jauregui? Mi scusi ma.." - Demi si bloccò subito, vedendo la donna stare male - "Dottoressa? Hey, Lauren? Stai bene? Hey!" - le prese il viso tra le mani, scuotendoglielo leggermente -

"Vorrei un po' d'acqua" - sussurrò flebilmente la corvina che aveva le labbra assolutamente secche -

Demi afferrò subito una bottiglietta che giaceva lì poco distante dalla scrivania e le fece bere qualche sorso d'acqua, in modo che potesse riprendere la regolare salivazione e riuscisse un attimo a calmarsi. Era pallida in viso, come se avesse appena visto un fantasma ed il suo corpo, nonostante sentisse caldo, era ghiacciato.

"Sta meglio? Vuole che chiami qualcuno?" - Lauren bloccò la specializzanda per un polso -

"Non serve!" - deglutí ardentemente - " Ho solo bisogno di uscire da qui e prendere un po' di aria..." - affermò sospirando, dopo che leggermente, il cuore aveva ristabilito il suo battito -

"Venga l'accompagno qui fuori nel terrazzo per..." - la corvina scosse subito la testa -

" Non intendevo fuori da questa stanza, fuori dall'ospedale intero!" - esclamò quasi con il fiatone -

" Conosco io un posto dove portarla, tanto io ho finito il turno. Venga!"

La dottoressa Lovato la prese per mano e la trascinò in questo luogo a lei ancora sconosciuto. Lauren si era sentita in trappola in quella quattro mura, soffocata da un posto che le stava diventando stretto. La sua carriera stava per cadere a picco, tutto il lavoro e la fatica che aveva fatto negli anni precedenti, stavano per andare in fumo. La sua abilitazione, la sua reputazione, la sua bravura, la sua voglia di svegliarsi ogni mattino e fare il lavoro che amava, tutto, stava per svanire.

In quel momento era completamente su un altro pianeta, non riusciva nemmeno a rendersi conto di dove fosse: seguiva Demi senza nemmeno fare domande. La testa era stracolma di dubbi, di possibilità, di scenari che le facevano tremare le gambe al solo pensiero.

"Eccoci, vieni!" - la voce della ragazza, risvegliò Lauren dallo stato di trance in cui si trovava -

Non appena alzò lo sguardo da terra, la corvina vide che si trovava di fronte ad un edificio che sembrava quasi abbandonato, almeno dallo stato di manutenzione che portava all'esterno. Non conosceva molto bene quel quartiere, poteva dire di non esserci mai stata. A New York esistevano centinaia di strade e vicoli, che anche dopo anni, non si sarebbero mai potuti conoscere tutti.

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