Capitolo 60

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Stringo il pupazzetto di Lucia al petto, cullandolo tra le mie braccia. Ormai il suo profumo è scivolato via, ma mi sembra di sentirla ancora vicina a me, come se non fosse mai andata lontana.
La verità è che devo smetterla di mentire a me stessa, l'ho sempre fatto: non sono mai stata pronta a lasciarla andare, soprattutto adesso che il suo pensiero non mi abbandona mai. Non faccio che immaginare come sarebbe poterle donare una famiglia che lei desidera. Ma continuo a credere che illuderla di qualcosa di poco stabile sarebbe davvero terribile per lei.
Sbuffo, portandomi le mani a mantenere la testa. Avverto che potrei scoppiare, non ce la faccio. Speravo di aver raggiunto una mia serenità, ma adesso questa situazione può sul serio compromettere tutto.
Ne ho parlato con Sabrina, e quando le ho fatto presente cosa avessi intenzione di fare, ha storto il naso, esponendomi la sua idea. Da sola potrei ottenere un affido temporaneo, ma questo non è davvero la giusta soluzione per Lucia. Le darei l'opportunità di vivere al mio fianco in modo estemporaneo, vedendomi costretta a lasciarla andare nel caso una famiglia facesse richiesta.
Poi, improvvisamente, il campanello di casa suona, squarciando il silenzio che aleggia nel mio appartamento.
Abbandono il pupazzetto sul divano, strascicando i piedi fino alla porta.
Apro senza guardare dallo spioncino e la sorpresa mi invade non appena mi rendo conto che fuori dalla porta ci sia proprio Sabrina.

"Sabri, ma che fai qui?!" le domando, lasciandole trapelare quanto stia esterrefatta dalla sua presenza qui.

Lei rotea gli occhi al cielo, mantenendosi la pancia mentre cerca di regolarizzare il respiro.
"Fammi entrare e te lo spiego. Ma prima dammi qualcosa da bere!" proferisce, sorpassandomi per insinuarsi in casa, frettolosa.

La tallono, confusa. "Non sei venuta da sola, vero?! Sai che non puoi metterti alla guida in queste condizioni, tantomeno fare sforzi!" le faccio notare, seguendola fino in cucina.

Lei sbuffa, allargando le braccia per enfatizzare il concetto. "Basta, Anita, dammi tregua. Non fare la dottoressa con me!" mi fa presente, indispettita.

"Ok..."le concedo, arresa. "Ma?"aggiungo, subito dopo.

Lei assottiglia lo sguardo, voltandosi nella mia direzione. "Mi ha accompagnato Marco, tranquilla. Mi aspetta di sotto!"

"E perché sei salita da sola?" chiedo, indagatoria.

"Anita..." sciorina lei in un lamento, muovendosi nella mia cucina e versandosi da sola da bere. Poi ingurgita un grosso sorso d'acqua prima di tornarmi a guardare con insistenza. "Perché dobbiamo parlare. Da sole." ammette con un tono che non accetta repliche.

"Okay?" la sollecito, confusa.

"Bene" proferisce lei, risolutiva, portandosi le braccia al petto. "Ti vedo collaborativa" aggiunge, aprendosi in un sogghigno divertito, che si spegne alla vista della mia occhiata fulminea.

"Hai parlato con Luca?" domanda, poi, perentoria.

"Di cosa?"

"Anita!" protesta lei, con esasperazione. "Ma sei fuori o cosa? Di Lucia, mi pare ovvio!" replica, colma di sbigottimento.

"Sabri..." la supplico con lo sguardo.

"No, Anita" ritenta lei, sporgendosi verso di me per appoggiarmi le mani sulle spalle in una presa salda e ferma. "Tu sai esattamente cosa sia la cosa giusta per quella bambina. Devi dirlo a Luca".

Scuoto il capo, abbassando gli occhi ai miei piedi, presa dallo sconforto."Sabrina, e se non fosse quello che lui vuole? Si tratta di adottare una bambina, non metto in dubbio che Luca le voglia bene, ma se non si sentisse pronto?" le rivelo con rammarico.

A quel punto lei sorride, addolcendo lo sguardo e dedicandomi una carezza premurosa sul viso. "Devi fidarti di lui, Anita. Lo sai bene tu, ma lo sa anche Luca" mormora lei, piano, osservandomi in modo complice.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Where stories live. Discover now