Capitolo 15

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Quando mi sveglio quella mattina, Carlotta è già andata via, al suo posto un bigliettino dove mi avvisa di essere tornata a casa per prepararsi. In compenso mi ha lasciato la colazione, composta da un cornetto al cioccolato, sul tavolo della cucina.

Mangio e mi appresto a prepararmi costatando che sia tardi per la mia tabella di marcia. Fortunatamente che la sveglia è suonata, altrimenti avrei avuto ancora meno tempo.
Una ventina di minuti dopo, sono pronta e lascio il mio appartamento.
Ho ancora dei minuti, quindi il traffico non si rivela tragico per me e riesco ad arrivare in tempo al lavoro.

È come se attraversata la soglia del reparto mi sentissi invadere dall'ansia, consapevole di dover affrontare la situazione e una possibile reazione negativa da parte di Lucia. Forse è proprio questa la cosa che mi spaventa ma, armandomi di tutto il coraggio possibile, riesco a raggiungere la sua stanza.

È ancora mattino presto, quindi qualcuno dorme ancora, però lei è già sveglia. Saluto Greta, una graziosa bimba dai capelli rossi, un paio di vivaci occhietti verdi e un visino tondo e pieno puntellato di lentiggini. È ancora in dormiveglia però mi risponde con un allegro sorriso.
Francesco, invece, sta dormendo. Mi avvicino al suo letto senza emettere il minimo rumore e lo osservo intenerita. I capelli biondo scuro gli ricadono scompigliati sul viso e mi appresto a spostarli dagli occhi. Ha le mani giunte sotto la guancia sinistra ed è rannicchiato su se stesso. Riposa tranquillo, qualche sbuffo d'aria fuoriesce dalle labbra semichiuse. Gli accarezzo la fronte e mi allontano, notando che Lucia stesse seguendo tutti i miei movimenti. Si è accorta della mia presenza, ma non ha fatto niente per farmelo notare. Mi ha osseravato attenta, la schiena dritta e gli occhietti leggermenti assottigliati.

"Ciao"le sorrido, lievemente, arrivando al suo capezzale. 

Lei distoglie lo sguardo, puntandolo fuori dalla finestra e fermandosi ad osservare lo spiraglio di luce che giunge fino al davanzale.

"Non sei venuta..."

Sento l'aria mancarmi per un secondo e, prendendo un lungo respiro, mi siedo accanto a lei, accostando le mie dita alle sue, ma senza toccarle, e cerco di intercettare il suo sguardo. 
I suoi occhi sono vagui, sembra sia lontana anni luce da me.

"Scusami davvero, Lucia. So che avrei dovuto, ma sono stata troppo male e non ce l'ho fatta a venire da te"glielo dico con una semplicità che quasi sconvolge me stessa. Alla fine penso che la verità sia sempre la cosa migliore da dire e non penso sarei riuscita a mentirle. Lucia è solo una bambina, ma è più matura di quanto si possa immaginare. A volte arrivo a pensare che non abbia otto anni ma, d'altronde, è dovuta crescere troppo presto.

Lei annuisce, lievemente. "Avete litigato..."lo dice in un sussurro ma mi fa sobbalzare lo stesso.

Glielo ha detto lui? O ci avrà sentiti lei? Non posso fare a meno di pensare a lei e Luca che scherzano insieme e il solo pensiero mi infastidisce.

"Te l'ha detto lui?"mi appresto a domandarle. 

Per la prima volta, da quando sono qui, mi guarda negli occhi. Nei suoi, azzurri, vi leggo la stessa malinconia che alberga nei miei.

"Perché voi adulti siete così..."lascia la frase in sospeso non riuscendo a trovare un termine per definirci e si porta un dito alle labbra pensierosa, mordicchiandone una pellicina.

"Così, come?" la incito e, nella foga del momento, le stringo una mano tra le mie.

Lei sussulta impercettibilmente, ma non allontana le sue dita dalle mie.

"Così...c-complicati, sì".

Sono troppo presa dalla bella sensazione che sto provando per accorgermi di quello che abbia detto. Lucia riesce sempre a trasmettermi tanta forza e sono sicura che, se ieri mi fossi fermata da lei, sarei stata meglio e non avrei lasciato che il senso di colpa incombesse su di me. Ma, a volte, scappare dai problemi sembra la soluzione migliore.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Where stories live. Discover now