Capitolo 27

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Ho pensato a lungo a quello che dovessi fare. Ci sono tante cose che non mi sono chiare, prima fra tante perché io non sia indifferente alla famiglia di Luca. Mi è sembrato che loro conoscessero così tante cose su di me da farmi domandare per quale motivo lui ne abbia parlato a loro.
Luca non mi risponderebbe mai, se glielo chiedessi, e me l'ha già dimostrato.
Non posso continuare così, a corrergli dietro. Non posso permettermi di reclamare le sue attenzioni e poi sentirmi in colpa. Come se la traditrice fossi io.
Luca è incoerente e infantile. Si è mostrato infastidito di vedermi alla sua festa, come se avesse gradito che non ci non fossi stata , e poi mi ha baciata.
Non può fare così, il suo comportamento mi ha stancata.
Quindi prendo una scelta, tenermi lontana da lui o, per lo meno, evitare di coinvolgere ancor di più i sentimenti nel nostro legame.
Avere un rapporto con lui strettamente lavorativo e formale.
Sarà difficile e me ne rendo conto, ma devo farlo per la mia mente e il mio cuore.

Ma poi succede una cosa. Cammino nel parcheggio dell'ospedale, per raggiungere l'ingresso.
È pomeriggio inoltrato, il cielo è plumbeo, sembra che tra poco si possa scatenare un temporale. Dall'altra parte riconosco Luca.
Cammina tranquillo, con le mani nelle tasche del suo montgomery. Avvicina impercettibilmente una mano alla sciarpa, per accostarla di più al viso, e il mio sguardo ricade su quel berretto blu sul suo capo.
Riesco a riconoscerlo sùbito. È quello che gli ho regalato. Lui ha indossato il mio cappellino e io devo dimenticarlo.

Maria arriva nel mio studio, quel giorno, facendomi destare preoccupata. Il suo respiro è irregolare, quasi come se avesse corso e nei suoi occhi leggo smarrimento, ansia.

Mi alzo dalla mia postazione, svelta e in allerta.
"Maria, che succede?!"

Lei si appoggia alla porta dietro di lei, chiudendola con una mano, e dall'altra estrae una lettera. Una lettera piccola e bianca.
Il suo sguardo è velato, e mi domando cosa abbia letto da turbarla tanto.

Faccio un passo verso di lei, indugiando.

"Lo so" ammette, tirando un sospiro. "Probabilmente sarebbe stato meglio se non l'avessi fatto, ma, oh, Anita volevo che tu leggessi cosa Lucia ha scritto qui".
Abbassa gli occhi, estraendo, frettolosa, il foglio dalla bustina chiusa.

Il mio cuore riprende a battere meno velocemente. L'ansia, però, rimane lì, pronta ad attanagliarmi con il pensiero delle parole di Lucia.
Non dico niente e nemmeno Maria parla più, lascia che io legga in silenzio.

La calligrafia di Lucia è corsiva, piccola e tipica di una bambina, ma ordinata.
Prendo un respiro e, finalmente, leggo.

"Caro, Babbo Natale,
i miei compagni dicono che sia stupido credere che tu esisti davvero, mi chiamano sciocca. Ma a me non interessa, lo so che non è vero.
Tra poco è Natale ed è la mia festa preferita. Quest'anno mi sono comportata bene, come un angioletto, e non ho fatto arrabbiare nessuno. Sono stata tanto brava.
Babbo Natale, io non ti chiedo giocattoli o barbie anche se, però, sarei felice lo stesso.

Mi interrompo per lasciare spazio ad un sorriso, mentre accarezzo quelle pagine, me la immagino che scrive assorta e tenera.

Però una cosa te la chiedo, per questo Natale vorrei un nuovo cuore e una nuova famiglia. Una nuova famiglia con Anita e Luca.
Babbo Natale, a volte, loro non si parlano nemmeno e litigano, io sono triste per questo. Voglio tanto bene a loro.
Puoi fare qualcosa? Ti pregoooo
-Lucia

Alla fine del foglio, Lucia ci ha rappresentati che ci teniamo per mano, ha indicato il nostro nome sugli omini che ci raffigurano. La sua immagine è così dolce. Passo le dita su quel disegno.
Alzo lo sguardo per puntarlo in quello di Maria, che scruta attenta ogni mia mossa. Ma non riesco a dire niente.
Avverto i miei occhi riempirsi di lacrime e faccio fatica a rimandarle indietro.
Vorrei darti una famiglia, Lucia...

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Where stories live. Discover now