Capitolo 28

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Luca dice che questo episodio ha permesso a Lucia di scalare in lista, riuscendo ad arrivare ad uno dei primi posti. Ci sono più possibilità che lei possa ricevere un nuovo cuore.
Eppure, perché non riesco a star tranquilla? Questa notizia dovrebbe allietarmi, eppure, non c'è una sicura possibilità che arrivi in tempo un cuore per Lucia. Le sue condizioni sono stabili, ma, allo stesso tempo, il suo cuore è compromesso.

Ticchetto le dita sul legno della scrivania.
Ci ho riflettuto a lungo e ho pensato che la mia inquietudine possa dipendere anche dal fatto che, una volta guarita, Lucia possa andare via da qui. Subìto un trapianto e una riabilitazione cardiaca-motoria, non ci sarebbe nessun motivo per cui lei resti qui.
Immagino come potrei vivere senza lei. Ma il solo pensiero di saperla viva e in forze, potrebbe aiutarmi ad andare avanti.

Scuoto il capo con veemenza. Non posso essere così egoista, non posso desiderare che lei rimanga a lungo in ospedale, devo, invece, sperare che trovino un cuore compatibile e che Lucia possa tornare a vivere la sua vita.
Non ha importanza cosa io pensi o desideri costruire, non può averne quando in gioco c'è il bene di una bambina.
Prenderò costantemente consapevolezza di questo, capirò che non sarò io a darle la famiglia che vuole, non saremmo né io né Luca, ma Lucia troverà qualcuno che possa donarle tutto l'amore e la cura di cui necessita.

Mi alzo con velocità, ho dei compiti da svolgere, e rimanere chiusa qui dentro non gioverà di certo alla mia sanità mentale.

Luca è lì, in corridoio, gesticola tranquillo e io mi trattengo ad osservarlo.
È diligente e professionale nei modi, mentre si ferma a parlare con i tutori di Lucia. Ha contattato la casa famiglia e gli assistenti sociali, ha dato loro un appuntamento, e si è preso la responsabilità di aggiornarli sulla situazione della piccola.
Mi ritrovo a guardarlo con una punta di ammirazione, è sempre così sicuro di quello che fa, è caparbio, affronta le cose con il giusto distacco, ma dimostra, allo stesso modo, di essere così umano e vicino. La professione di medico gli calza a pennello.
Eppure, aldilà dell'eccellente medico che dimostra di essere, mi rendo conto che, personalmente, sia tutta un'altra persona.

Il suo comportamento lascia ancora milioni di dubbi in me. Non ci siamo avvicinati più, dopo quello che è successo l'altro giorno. Se ci è capitato di vacillare, è stato solo in un momento di debolezza che riguardasse Lucia, ma non ci siamo più sfiorati nemmeno per sbaglio.
Sembra che, in un tacito accordo, i nostri occhi si siano detti tante cose. Continuano a farlo ogni volta che si incrociano.

Ho capito che star lontana da lui mi fa male. L'indifferenza è peggiore di qualsiasi parola.
Per quanto la sua vicinanza sia logorante, a volte mi appare come l'unico appiglio. L'amore per Lucia in qualche modo ci unisce, e so che lui possa capirmi più di qualunque altro.
Se parliamo, gli chiedo di lei e niente di più. Niente che possa spingersi oltre convenevoli.

Lucia sta meglio, risponde bene alle cure. Ogni giorno la guardo e penso che in un corpo così piccolo sia racchiusa tanta forza. Lucia è una piccola, grande, guerriera.
Mi fermo a parlarle e a strappare un sorriso prima di andare via, gioco con lei, le accarezzo i capelli. Lucia è sempre così contenta delle mie attenzioni, lo so, non fa altro che ripetermelo.
Ma non potrei fare altro che notarlo, dai suoi occhi che si illuminano al mio arrivo, da come allunghi le mani verso di me, con la dolezza e la meraviglia con cui mi guarda. Potrei emozionarmi per il solo modo in cui lei mi parli.

Aspetto che siano andati tutti via e decido di fare un passo avanti nella sua direzione.
"Come è andata?" gli domando.

Lo colgo di sorpresa, perché lui, in una posa troppo rigida, si volta verso di me.
"Ciao, non ti ho sentito arrivare" risponde, accennando ad un sorriso tirato.

Mi rendo conto che i suoi occhi prendano a scrutarmi come ogni volta. Eppure, c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo, ma non so decifrarlo.
Luca porta le mani nelle tasche del suo camice, osservo le sue spalle larghe strette nella camicia, e abbasso lo sguardo, imbarazzata.
Lui sembra accorgersene, ma non dice niente, e sembra quasi che voglia imprimere ancora più distanza tra noi. Incrocia le caviglie appoggiandosi al muro dietro di noi. Non credo di averlo mai sentito così distante da me.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora