Capitolo 35

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Sento di non poter affrontare quello che mi è successo. Se avessi una macchina del tempo, vorrei tornare alla mia vita di mesi addietro, per poter cancellare tutto questo.
Da ragazzina pensavo che vedere il ragazzo che ti piace baciare un'altra fosse uno dei mali peggiori del modo, eppure, oggi ho scoperto che c'è di peggio. Io mi chiedo come farò ad affrontarlo, a vederlo ogni giorno a lavoro. Non posso dopo che lui mi ha fatto questo. E alla fine mi tocca dar ragione a Nicola quando mi diceva che Luca non sarebbe mai cambiato, ma io ero troppo innamorata di lui per capirlo.
E adesso scusami Nic, se ci ho messo tutto questo tempo, ma vorrei che tu fossi qui, a tirarmi su il morale come meglio sapevi fare...

È ormai calata la sera e penso di non voler tornare a casa. Casa mi sembrerebbe troppo vuota e silenziosa. E stasera meno che mai io abbia bisogno di stare sola. E allora prendo una direzione, quella che mi porterà al sicuro.

La villetta dove abitano i miei genitori è dalla parte opposta, ma ci metto poco, la città, stasera, è tranquilla. Guardo i condomini dai colori tenui che si stagliano fieri sulla città, osservo il piccolo quartiere dove ho vissuto per anni, e mi sembra quasi di sentire le risate dei bambini che giocano a pallone nel cortile, le urla animate dei vicini che litigano. Ammetto di averli odiati da ragazzina, quando mi toglievano la concentrazione dallo studio, ma adesso, a pensarci, questa semplice quotidianità mi manca. Perché era bello poter tornare a casa la sera e sapere che mamma e papà sarebbero stati lì e mi avrebbero protetto da tutto. 

Suono al campanello di casa, e sento la voce di mamma che parlotta con papà. 
"Tesoro, ciao!" mia madre si dimostra sorpresa di vedermi e, nonostante io non riesca a ricambiare il suo stesso entusiasmo, lei non mi fa domande. 

"Ciao, mamma" la saluto.

Lei mi guarda a lungo, cercando di andare oltre alla mia maschera e nel momento in cui avverto le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, le sue dita stringermi delicatamente, mi rendo conto che lei abbia capito ci sia qualcosa che non va.

"Non pensavamo venissi, se mi avessi avvertita ti avremmo aspettato per la cena" mi fa presente, amorevole.

Accenno ad un sorriso. "Non c'è problema, devo solo prendere alcune cose in camera". Bugia.

Lei annuisce, lasciandomi entrare, ma non sembra affatto convinta di quello che le stia dicendo.

Sento che questo gran peso sullo stomaco potrebbe schiacciarmi da un momento all'altro. Sono la prima a disdignare le bugie, oggi ho scoperto me ne siano state dette fin troppe, ma ho bisogno di nascondermi dietro questa menzogna per non preoccuparla ulteriormente.

Mi spoglio del cappotto, appendendolo all'ingresso. Un forte e buono odore mi invade. L'odore di casa.

Avverto mia madre seguire ogni mio passo e gesto, quasi avesse paura mi possa capitare qualcosa da un momento all'altro, e quando la ritrovo al mio fianco, mi volto verso di lei.

"Vuoi che ti riscaldi qualcosa? È rimasto del pollo, se lo vuoi..."

"Mamma, sono a posto così. Te l'ho detto, devo solo..."

"Sì, sì, devi solo prendere delle cose in camera, ho capito. E allora andiamo, ti accompagno" mi fa presente con un sorriso ironico.

"Mamma" le replico di rimando, "conosco la strada".

Attraverso il corridoio in silenzio, sentendo i suoi passi rimbombare al mio fianco. L'ingresso dà sul salone, lì mio padre è seduto al suo posto, sulla poltrona accanto al caminetto acceso, lo sguardo fisso ad un libro di letteratura. Ha lo sguardo concentrato, gli occhiali da vista che un po' gli scivolano sul naso, una grossa ruga sulla fronte per la concentrazione.
Al rumore dei nostri passi, i suoi occhi si posano su di noi e io riesco a notare tutta la sorpresa che li invade alla mia vista.
"Tesoro, chi era...Anita, che sorpresa!" mi saluta con un sorriso caloroso.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Where stories live. Discover now