Capitolo 21

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Incomincio la giornata con uno spirito diverso, voglio seriamente dimenticare tutto quello che è successo e voglio dedicare del tempo a me stessa. Ritrovare il mio equilibrio. Non sarà facile, ma non posso permettere che la situazione mi butti giù, devo riprendere la mia vita in mano.

Fisso il mio riflesso allo specchio, ho passato anni ad accettarmi, a pensare se ci fosse qualcosa di bello in me e Luca era riuscito ogni volta a far vacillare le mie certezze. Ho osservato tutte le sue donne, così perfette e stereotipate da farmi rabbrividire, e mi sono messa in continuo paragone con loro, arrivando a credere che Luca non potesse mai accorgersi di me quando in giro c'erano donne molto più belle di me. Cosa potevo avere io di speciale?

Ma, adesso che mi rivedo, capisco che non ci sia niente in me che non vada. Mi tocco il viso e osservo i miei occhi, con quel taglio a mandorla, e penso che siano sempre stati la parte del mio viso che mi sia piaciuta di più. Con quello sguardo languido ed allungato, le guance rosee, mi accorgo di conservare ancora l'ingenuità e la fanciullezza di una bambina. Negli anni, ho capito che avessi dovuto imparare ad amare prima me stessa, con tutte quelle imperfezioni e i difetti che facevano di me una donna reale. La perfezione, a cui spesso cerchiamo di ambire, non esiste.

Dovevo andare avanti e dovevo farlo perché potevo, avevo sempre camminato da sola e me l'ero cavata. Non sarebbe stato un uomo a farmi vacillare, non potevo permetterlo.

Quando, quella mattina, entro al lavoro, sono felice. Sarà l'atmosfera del Natale, con le strade che si riempiono di luci, l'aria magica che trasmette, non lo so, ma sono serena.

I miei stivali a tronchetto ticchettano sul pavimento e sento la borsa oscillare procedendo di buon passo.

È infantile pensare che voglio che lui mi veda, che veda come il mio sguardo si illumini oggi, e la causa non sia lui? Che veda che non ho bisogno di lui e non dipenda dai suoi gesti o dalle labbra?

"Anita, Anita!" sento una voce chiamarmi, ma è come se fossi lontana anni luce da me ,e poi avverto che qualcuno mi stia scuotendo le spalle. È Maria che mi osserva preoccupata in volto. Mi chiedo perché il suo sguardo sia così confuso. Ma non lo vede che sono felice?

"Ciao, Maria" la saluto con il sorriso.

"Ehm, ciao, Anita" ricambia lei, ma il suo sorriso sembra tirato mentre mi osserva in volto; le sue mani passano dalle spalle al viso, facendolo oscillare prima a destra e poi a sinistra, come a verificare che sia a posto.

"Ma stai bene?" domanda confusa.

Scrollo la sua mano dal mio viso, ridendo. "Certo che sto bene, Maria!"

"Oh...ok" annuisce lei, accondiscendente, e a me viene da pensare che mi stia trattando come una bambina.

"Maria, sto bene, davvero" la rassicuro. "Cosa c'è, non ne sei contenta?" le domando.

"Oh, sisi, certo!" esclama lei, a quel punto, eppure, i suoi occhi indagano sul mio volto, ancora.

Faccio un passo in avanti. "Bene" le sorrido. "Vado a salutare Lucia".

Lei mi ferma per un braccio, e io mi volto confusa, invitandola a parlare. Lei, però, sembra molto evasiva. "Niente, niente" dice, facendomi cenno con una mano di andare.

Raggiungo la stanza di Lucia, confusa. Improvvisamente, mi rendo conto che il pensiero le possa essere successo qualcosa non mi abbia sfiorata minimamente. Forse è questo che cercava di dirmi Maria. Perché sono stata così stupida?

Luca è lì con lei e le accarezza la testa, con premura. "Adesso va tutto bene, Lucia, ok?"

Entro, silenziosamente, nella stanza. Non c'è nessuno al di fuori di noi, i bambini stanno seguendo la lezione nella sala comune.

Ricominciamo da qui (COMPLETA)Where stories live. Discover now