CAPITOLO 27- L'INCIDENTE

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Tutto quel che voglio è avere un po' di sollievo da un incubo che sembra non finire mai.

Devo svegliarmi e ritornare alla mia vita. Urlo, ma nessuno mi sente.
All'improvviso qualcuno mi scuote il braccio. <Dalia, svegliati>
Riconosco la voce di Davina in fondo alla mia mente.

Non riesco a muovermi e nemmeno ad aprire gli occhi, ma sento il mio corpo tremare per l'attesa del risveglio.

Significa che...finalmente mi trovo dove dovrei essere...alla superfice.

Qualcuno irrompere nella stanza.
<Davina, che cosa è successo qui?>  Chiede a voce alta. <È Daniel ed è molto arrabbiato. Si avvicina e mette la sua mano fredda sulla mia fronte. Non agisco.

<Non lo so...l'ho trovata qui> risponde mia sorella. <Ho provato a svegliarla, ma...può darsi che si senta male... sembra svenuta.>

<Non dovevi portarla qui> esordisce Daniel.

<Mi dispiace>

<Tu mi avevi promesso...>

<Si, lo so, Daniel...è colpa mia> dice Davina a bassa voce. <Io non dovevo darli ascolto.>

<Ti avevo detto di non lasciarla da sola>  esclama. <Ti avevo avvertito.>

Daniel grida, non lo sopporto quando è arrabbiato.

<Senti, io non capisco.> Dice irritata Susan. <Vostra sorella ha bisogno di una baby-sitter, ho cosa?>

Vorrei proprio sapere che ci fa lei qui?

<Non intrometterti nel discorso, Susan> Dice Daniel, in tono brusco.

<Potrebbe aver bisogno di aiuto. Cosa facciamo adesso?> Chiede ansiosa Davina.

<Direi che ci siete divertite abbastanza> risponde Daniel. <Torniamo a casa>

<Dalia...adesso ti porto via di qui.>  sussurra sopra di me. <Tutto andrà bene, piccola>

Mi passa un braccio dietro la schiena e un altro dietro le ginocchia e mi solleva dal letto.

<Aspetta...questa giacca non è sua> chiede brusco. <Di chi è?>

<Credo... credo... è di Raphael> balbetta Davina.
<Merda> impreca Daniel, camminando fuori dalla stanza.

<Quindi te ne vai così, e mi lasci qui da sola?> Chiede arrabbiata Susan.
Sento i suoi passi dietro di noi.

<Torno più tardi> risponde lui senza fermarsi.

<Non ti preoccupare, Susan, se ti serve una baby-sitter anche per te, dimmelo e te la trovo subito>  aggiunge in tono grave Davina.

Sorrido tra me e me. Avrei voluto vedere la sua faccia in quel momento.

Riesco ad aprire gli occhi solo nella nostra macchina, sul sedile posteriore, la testa appoggiata sulla spalla di mia sorella.

<Dove sono?>
Mi sento ancora stordita e ho la bocca impastata.

Davina sussulta.
<Ehi...come stai? Dimmi...cosa ti è successo?>  Mi chiede ansiosa.

<Sto bene...credo> dico, raddrizzando la schiena. Mi scosto i capelli dagli occhi.

Non voglio raccontare quello che è successo, ma sotto lo sguardo di quegli occhi intensi e inquisitori, capisco che dopo cinque minuti mi sarei arresa.

Abbasso lo sguardo. Loro due devono sapere, sono le uniche persone al mondo che avrebbero capito la situazione.

Mi accorgo che Daniel mi guarda dallo specchietto retrovisore in silenzio.

La luce attratta dal buio Where stories live. Discover now