CAPITOLO 9 - RAPHAEL

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Trattengo il respiro, lottando contro l'impulso di correre via.
E... spalanco gli occhi, nel vederlo comparire in piedi accanto.

Il suo sguardo mi percorre come se potesse vedere dentro la mia anima, prendendo nota di ogni piccolo segno della mia reazione.

Semplicemente guardarlo negli occhi, è abbastanza per togliermi il respiro. Mi chiedo se è un sogno. Perché se è così, non voglio svegliarmi.

Prima cedono le mie gambe, poi le mie ginocchia. Mi appoggio in silenzio contro il muro davanti a lui. Mi porto le ginocchia al petto, stringendole forte.

Raphael si accovaccia davanti a me, l'espressione accigliata.

<Stai bene?>
La voce è così bassa che penso di averlo immaginato.

<Si, sto...sto bene. Grazie.>

Lui mi osserva con molta attenzione.

<Quel verme ti ha messo qualcosa nel drink.>  afferma cupo.  <Dovrei ucciderlo...>

Un brivido mi percorre la spina dorsale.
La mia preoccupazione per Caleb è che lui...

<Dov'è? Cosa gli hai fatto?> Azzardo a chiederli.

<È vivo.>  taglia corto.

Respiro a fondo, cercando di calmarmi, ma lui è così vicino che il mio cuore comincia a tremare.
Sospiro tremante.
<Non puoi ucciderlo tu. Lo farà  sicuramente mio fratello.>  riesco a dire.

I suoi occhi blu tremano continuando a fissare i miei.
<Se tu fossi un po' più intelligente... tutto questo non sarebbe successo. Non avresti dovuto scegliere quel tizio...a me.>

<Non devo impegnarmi molto: sono così come sono...una  stupida, ok?>  Dichiaro,  lanciando un'occhiata nella sua direzione, la voce piena di sarcasmo.

Un meccanismo di difesa di fronte a lui che mi fissa, perché ora come ora vorrei sprofondare lì, sul posto dalla vergogna.
Mi stringo più forte le ginocchia al petto e abbasso gli occhi per un secondo.

<E tu...mi hai spaventata fin dall'inizio.>

Inclina la testa e i suoi capelli scuri si muovono con lui.
<Vedi qualcosa di spaventoso...in me?>  Chiede, forzando un sorriso.

"Tu...la tua faccia..."  Balbetto, incapace di finire la frase.

<Cos'ha la mia faccia che non va?>   Chiede curioso, interrompendomi.

<Tu sei così...così...>

Sorride amaramente.
<Non sono un mostro, sai.>

Distolgo lo sguardo per un momento, imbarazzata. <Voglio dire che hai un viso...così perfetto che sembri...inumano.>

Lui ride sommesso. <Non è vero. Facce come la mia...ci sono un sacco in giro.>
Allunga la mano e con un dito mi alza il mento, costringendomi a guardarlo. <Hai visto la tua...quanto sei bella?>
Deglutisco forte e devio lo sguardo.

<Tu non sei una persona normale> dico.

<Lo credi o ne sei sicura?>

Annuisco. <Sono sicura> dico, e non so che cosa mi spinge a chiederli, ma all'improvviso ho bisogno di saperlo.

<Come hai fatto a svanire...così?>
<Svanire è il mio più grande talento.> Risponde compiaciuto

Mi viene il dubbio che lui abbia quel potere per colpa mia.
Forse non è un caso che qui, in questa casa, i miei poteri sono svaniti, e ho giusto iniziato a sentirmi normale, più che normale...indifesa e vulnerabile.

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