CAPITOLO 8 - GABRIEL POV's

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Nel buio inverno, nella tarda notte, con riluttanza comincio ad abbandonare la speranza di sfuggire dalle grinfie di Corbin e suoi seguaci.
Per quanto non voglia ammetterlo, lui ha vinto.
La mia natura...cambia.

Anche se ci provo davvero...non riesco a contrastare la corrente che mi frena la mano.

Non riesco a contrastare la forza con altra forza, e...quelle sensazioni strani che affievoliscono il mio essere. Alla fine mi arrendo e permetto alle emozioni d'interferire.

Cerco di non pensarci, e prego Dio che non sia così, e...continuo a pregare, perché questo, non sono io.

Non mi posso permettere di essere sommerso dagli emozioni. Soprattutto perché i miei nemici traggono forza dalla mia debolezza e dalla paura.

È un mio problema che dovrò affrontare.
Ma come risolvere un problema che non capisco, e che anche destinato ad aumentare?

L'ultimo salto assorbe molta energia, e mi porta nell'atmosfera a meno di tre chilometri dal suolo e poi...cado di peso, sulla neve compatta. I pezzi di ghiaccio volano in diverse direzioni.

L'alone di luce sfolgorante che mi avvolge, scaccia l'oscurità, come l'alba del giorno.

Batto forte le palpebre, cercando di schiarirmi la vista.

C'è una brezza che muove gli alberi di un bosco su entrambi i lati della strada, e mentre guardo quel paesaggio invernale, tutto a un tratto sento un rumore.

Mi tiro su con le ali contratte. Svuotato di ogni energia, rimango lì...fermo, a fissare la macchina che sfreccia verso di me...svolta bruscamente a destra e si ferma di colpo. Faccio un respiro profondo.
Mi sento sfinito.

Qualsiasi cosa che mi avesse iniettato Darius, per aiutarmi ad uscire da quel posto infernale, non era più in circolo.

I miei sensi sono indeboliti.

Il mio cervello non è più in grado di elaborare pensieri chiari.

E l'ondata di rabbia, verso me stesso, mi spaventa.
Credevo che non fosse così grave, ma ora è come se stessi perdendo me stesso.

Ricordando, tutto quello che è stato fatto a me, in quel paesaggio così puro e candido, è come evocare una nuvola temporalesca.

Il tormento mi  consuma.

Una creatura come me, non dovrebbe interferire con questo mondo.

Vorrei non doverlo fare, ma non ho scelta, perché ci vuole tanta energia per trasmutare e svanire.

La neve scricchiola sotto i piedi di un ragazzino che lascia la macchina, insieme ai suoi genitori, e corre verso di me.

La sua voce stridula mi risuona nelle orecchie.

<Papà...è un angelo> grida, fermandosi a pochi metri di distanza.

Alzo lo sguardo. Il ragazzino indietreggia, gli occhi sgranati.

C'è troppo sangue, sgocciola dalla ferita alla testa e dalle ali, macchia la neve.

Non mi fido degli umani. Sono degli esseri estremamente complessi e imprevedibili.

Potrebbe accadere di tutto se vengono presi dal panico.

Una donna sui trenta anni con capelli scuri, raggiunge il bambino e l'ha prende in braccio. <O mio Dio. Non...non è possibile>

Un uomo bruno si ferma accanto a loro.
<Dio mio, chi ti ha ridotto così?>

Qualcosa dentro di me scatta ancora, e comincia a farmi male.

La luce attratta dal buio Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ