L'incidente

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PROLOGO
A volte ci chiediamo perché il destino ci riservi ciò che ci capita, forse non lo sapremo mai, ma le occasioni vanno colte. Io so solamente che se non avessi seguito quel fato che mi ha portata fino a te, non sarei mai riuscita a salvarmi da sola.
Spesso ci viene detto che alcune persone sono sbagliate, ma a volte bisogna sbagliare per essere completi.
Se si potessero inventare delle nuove parole io lo farei pensando a te, a noi. L'incastro perfetto, lo sbaglio più giusto.
Non c'è un modo giusto per dirti che ti amo, ma quando poso lo sguardo su di te i miei occhi parlano tramite il fuoco che sento dentro quando ti sono vicino.
Sei la certezza in un mare di domande.
L'unica a cui non so dare risposta è se siamo o meno destinati a stare insieme, ma il destino è scritto da noi e non c'è cosa più giusta di te con me.

Intenta a leggere "Orgoglio e pregiudizio" per quella che sarà la terza volta in un paio di mesi, mi accorgo solo dopo minuti che mia madre è schiacciata con il fianco sulla soglia della porta di camera mia che aspetta che io me ne renda conto. Noto che ha arricciato un pò i capelli sulle punte e si è vestita in modo formale, o per lo meno, più elegante del solito: ha una camicetta dentro una gonna a tubino nera che le ricade lungo le gambe snelle e degli stivali. Lei è sempre stata attraente, con il tipico fisico da cheerleader.
《Mamma!》esclamo.
《Samantha Logan, sbrigati o arriveremo in ritardo》incrocia le braccia, alchè la osservo sbigottita.
《Per cosa?》domando.
Non riesco a ricollegare per che evento si è preparata.
Lei sgrana gli occhi e quando lo fa le assomiglio. Mi diverte la sua aria indispettita. Ridacchio quando alza il mento come se fosse un generale.
《Non è divertente...Ti sei dimenticata che è la serata cinema, ci siamo organizzati giorni fa noi e tuo padre, ridanno Titanic e tra un'ora inizia, vai a prepararti e chiudi quel libro》ordina, e io all'improvviso mi ricordo della serata "cinema" organizzata una settimana fa.
Vuol dire che devo fare presto, mamma ci tiene molto.
Dopo avermi avvertita scende di sotto.
Chiudo il libro quasi controvoglia perché è il mio preferito e non vorrei mai dovermi stoppare nel bel mezzo di un capitolo, soprattutto quando si tratta del momento del ballo, quando Elizabeth incontra Mr Darcy per la prima volta; metto tra le pagine un pezzo di carta che fa da segnalibro. Riprenderò la lettura non appena tornerò a casa. 
Mi rendo conto di avere le gambe intorpidite dal troppo tempo che ho passato seduta sul letto, ma io adoro leggere, soprattutto libri con protagoniste dalla grande forza d'animo come Elizabeth Bennet, in assoluto la mia protagonista femminile preferita.
Apro l'armadio e prendo la prima cosa che mi capita, jeans e cardigan nero possono essere adatti ad una semplice serata in famiglia.
Lavo i denti e aggiusto solo un pò il mascara che rende il mio colore verde scuro più luminoso.
Fatto ciò metto del gloss rosa sulle labbra già piene, e uno strato di blash sugli zigomi per nascondere il pallore della mia pelle, in contrasto con il castano scuro dei miei capelli che devo per forza raccogliere in una coda perché non ho il tempo di fare lo shampoo. Alcuni riccioli spuntano ai lati.
Odio i miei capelli, un ondulato fastidioso; bene o male riesco sempre ad acconciarli ma quando sono di fretta devo improvvisare.
Un'altra cosa che odio del mio aspetto fisico è il mio naso, un pò troppo pronunciato per un viso così piccolo come il mio. Quello l'ho preso da mio padre.
Direi che ho finito.
Mi guardo allo specchio: sguardo calmo, viso scavato, piuttosto semplice; in effetti non mi sono mai considerata più che semplicemente carina, non credo di non avere nulla di speciale; espressione trasognata, fisico asciutto, magro al punto giusto, altezza nella norma, e soprattutto, la caratteristica principale è l'immancabile goffaggine. 
Questa volta, è papà che viene a bussare alla porta. Ha un'espressione implorante che mi fa quasi ridere.
《Sam tua madre sta per dare di matto, sbrigati》mi prega. Ecco perché è disperato, in effetti la sento urlare di sotto un "io parto senza di voi". Alzo gli occhi al cielo e spruzzandomi del profumo lungo il corridoio, li raggiungo, tossendo per aver esagerato con gli spruzzi. Odio prepararmi di fretta perché prima o poi finisce sempre che ho qualcosa fuori posto o che mi dimentichi qualcosa a casa, anche se sono una ragazza che previene, la mia borsa ha sempre tutto ciò che serve.
《Avresti potuto mettere qualcosa di più elegante》mi rimbecca mamma guardando il mio outfit con espressione contrariata.
Sinceramente, preferirei la comodità all'eleganza.
《Siamo in ritardo Karen, ricordi?!》le fa notare papà e lei sembra ricordarsene, infatti mi lancia un'occhiataccia come per incolpare me del ritardo.
Attraversiamo la soglia della porta d'ingresso in sincronia.
Controllo l'ora. Esattamente dieci minuti di orologio per rimettermi in sesto, un record!
Solitamente ci impiego almeno mezz'ora.
《Dieci minuti esatti, come sei melodrammatica mamma》la canzono.
《Non voglio perdermi l'inizio del film》specifica.
《Ci saranno le pubblicità, che durano all'incirca sette minuti, una volta li ho cronometrati, perciò sta tranquilla》la rassereno. Alla mia affermazione si volta verso di me, stranita.《Li hai cronometrati?》domanda riferendosi ai minuti della pubblicità.
Scoppio a ridere e faccio spallucce. 《Si, per curiosità》.
Lei scuote il capo ma papà concorda con me. Questo vuol dire che li ha cronometrati anche lui? Oppure è solo per far tranquillizzare mamma.
Lui mette in moto, partiamo e subito accende la radio che sta passando una canzone di un film degli anni settanta o forse ottanta, infatti mamma alza la voce ed inizia ad intonare le note, anzi a stonarle; perciò mi infilo i miei cari amici auricolari ed evito di sentire il mondo fuori.
Le cuffie sono una cosa che non manca mai nella mia borsa perché mi piace estraniarmi.
Mi considero una ragazza tranquilla, più che altro impacciata e un pò insicura e la musica è l'intera colonna sonora della mia vita. Non lo faccio di proposito ma sono così, mi sento diversa dai miei coetanei, mi piacciono le cose semplici, le amicizie sincere, non mi sono mai trovata granché a mio agio tranne che con poche persone, non sono selettiva, semplicemente a volte mi piace starmene per i fatti miei. Mi piace leggere, mi piace rifugiarmi in mondi che non esistono perché mi aiutano ad evadere dall'ordinario. Alcune volte mi piace rinchiudermi in me stessa, altre ho voglia di spaccare il mondo.
Diciamo che non parlo molto facilmente di come mi sento, questo perché non ho mai voluto mostrare le mie debolezze a nessuno.
A modo mio, cerco di essere forte, di superare sempre tutto da sola, perché credo che nessuno ti conosca mai veramente appieno. Forse se non provassi sempre tutto così intensamente potrei farmi scrollare addosso tutto il peso che sento.
Il cellulare vibra, è Lydia, la mia migliore amica.
"Serata cinema? Perché ho pensato che altrimenti potresti fingerti malata e sgattaiolare qui da me per mangiare pizza e andare al Blue lagoon dopo" recita il messaggio. Il Blue lagoon è un locale accanto a casa sua, fanno musica fino alle tre del mattino, infatti fosse per lei frequenterebbe i locali notturni dal lunedì alla domestica.
Io non sono così festaiola; so cosa comprata: spintoni, amici ubriachi e barcollanti da riportare a casa, puzza di sudore e circa una marea di ragazzi che provano a palparti ogni parte del corpo. Ma è da una settimana che non ci vediamo perché è stata influenzata, solo che per stavolta passo.
"Hey Lyd, mi dispiace, serata cinema! Sono già in viaggio verso il purgatorio, ti farò sapere se Jack alla fine morirà" digito, mettendo un'emoji sorridente alla fine della frase. Lei ha visto il film almeno un milione di volte e piange sempre alla fine; io invece mi sono rassegnata al fatto che Jack si sia sacrificato per Rose. Anche io vorrei un amore come nei film e nei romanzi, tutto riporta a Darcy ed Elizabeth.
Il prototipo della forza femminile dovrebbe essere più avvalorato, ma la questione femminista è troppo complicata.
A metà tragitto ci fermiamo, papà si parcheggia davanti ad un diner.《Sam, vuoi del frappè da bere durante il film?》domanda mamma.
Come se avessi mai rifiutato un frappè!
《Si, nocciola e fragola con la panna montata, per favore》.
Mentre aspettiamo i bostri frappè,  faccio partire Scientist dei Coldpaly, la adoro. Mi trasporta in un mondo tutto mio.
Ogni loro canzone è pura arte.《Cosa ascolti?》domanda mamma.
Negli ultimi tempi io e lei non parliamo molto, sarà per l'inizio del nuovo anno scolastico, iniziato ormai da qualche settimana e che mi ruba molto più tempo del dovuto, oppure perché sia lei che papà passano più tempo a lavoro che a casa.
《Canzoni della mia epoca》. L'ho detto di proposito perché non vuole che le dica che sta invecchiando, sebbene riesce a mantenersi in forma più di me. Da giovane faceva sport, pallavolo, ed ha sempre continuato ad avere una vita attiva, ogni due giorni a settimana va a correre e si è fatta prescrivere una dieta che segue rigidamente.《Vorresti dire che sono vecchia!》aggrotta la fronte.
《Forse un pò》rido.
《Ma sentitela! Non fare l'ingrata signorina》risponde.
《Non te la prendere mamma, scherzavo》rispondo e mi sporgo in avanti per darle un bacio sulla guancia come quando ero piccola. Siamo molto legati, ed essendo figlia unica sono l'unica cosa che ho, ed il fatto di non avere fratelli o sorelle spesso mi faceva sentire sola, ed essendo distaccata non sono mai riuscita a parlare apertamente con loro di ciò che provavo, per questo mi sono sempre più chiusa in me stessa, fino a quando al primo anno di liceo non ho conosciuto Lydia. Con lei sento di potermi sfogare, ed è come una sorella per me. Per questo mi va bene stare con lei anche senza fare nulla.
Solo che ultimamente mi rifugio nella mia stanza per ore, senza parlare.
Papà risale in macchina e ci porge i rispettivi bicchieri di frappè troppo grandi per tenerli con una sola mano.
Non fa però in tempo ad uscire dal vialetto, e io non faccio in tempo a sistemarmi composta sul sedile, che una luce accecante si dirige verso la nostra auto. Sono due fanali che vengono ad alta velocità verso la fiancata della macchina.
Papà e l'altra persona alla guida, suonano all'impazzata il clacson.
Succede tutto così in fretta.
Non ricordo nulla tranne un urlo, non so nemmeno se sia il mio o quello di mia madre, tutto è confuso, perceisco qualche pezzo di vetro che mi vola tra i vestiti e nei capelli che si sporcano di terriccio e il mio castano chiaro sembra quasi diventare nero. Continua ad essere tutto confuso, mi sento sballottata, strattonata, con così tanta violenza che sembra stia rotolando giù da una montagna. Il mio frullato mi sporca i vestiti, o forse è quello di mia mamma che si è scaravoltato ed è arrivato sul sedile posteriore, in realtà non capisco neanche più se mi trovo fuori o dentro l'auto, so solo che all'improvviso una ruota mi passa a qualche centimetro dal viso.
Trasalisco.
Una forte botta alla testa poi il buio.
                             
                                *

𝑷𝑬𝑹 𝑺𝑬𝑴𝑷𝑹𝑬 𝑻𝑼𝑨Where stories live. Discover now