" Un frullatore?" - chiese stupita la cubana -

" È come se si potesse sentire il rumore dei tuoi pensieri, a volte ti incanti anche a guardare un punto fisso e non senti più nulla, come prima. Non ti fa bene Mila, poi ti ammali e non puoi più curare le persone.."

Camila sorrise di fronte a tanta innocenza. Quella bambina riusciva sempre a stupirla, aveva dieci anni, ma percepiva le sue emozioni, molto più di tanti adulti che le stavano intorno. La cubana l'afferrò, trasportandola tra le sue braccia, stringendola da dietro. Averla vicino, la calmava, le dava un senso di pace e serenità, che però durò poco.

Sofia iniziò a tremare, come se avesse degli improvvisi spasmi di freddo. Poteva sentire i suoi muscoli contrarsi. Sofia aveva spesso queste reazioni e Camila era preparata a questa eventualità. Così la stese sul sul suo letto, mettendosi accanto a lei, lasciandole qualche carezza, sussurrandole dolci parole all' orecchio. Di solito, tutto ciò riusciva sempre far sparire queste crisi, anche se non erano dei veri propri rimedi dettati dalla medicina. Infatti pochi secondi dopo, la bambina iniziò a stabilizzarsi, tornando alla normalità.

"Che è successo Mila?" - chiese la piccola ignara -

"Niente Sofi, una piccola crisi, ma che è già passata, ora però devi tornare a letto che poi mamma mi uccide..." - le ordinò la cubana, volendo che si riposasse -

Camila prese in braccio la sua sorellina, che poi così tanto piccola non era e se ne era accorta nel momento in cui sotto il suo peso, la sua schiena cominciò a farle male, la portò nella sua camera e le rimboccó le coperte.

"Mi fa male la testa.." - si lamentò la bambina -

Ogni volta che aveva una di queste crisi, Sofia ne riscontrava poi i sintomi. La malattia che aveva e di cui ancora, non vi era una cura specifica, risultava pesante, soprattutto nella vita di una bambina di quell'età.

"Vedrai che se adesso chiudi gli occhi e torni a dormire, ti passerà.." - la cubana le lasciò un bacio sulla fronte -

"Ci sarai quando mi sveglierò?" - chiese preoccupata la bambina -

"Devo andare al lavoro Sofi lo sai, però il mio numero di cellulare ce l'hai, chiamami per qualsiasi cosa va bene?" - la piccola annuì, cercando di addormentarsi -

" Mila?" - la chiamò prima che potesse chiudere la porta - " so dove sei stata stasera, puzzi di alcool, ti sei divertita con Lauren!" - sorrise - " Brava, mi piace, spero diventi la tua ragazza, se non lo è già..." - disse con naturalezza e tornò a dormire -

Camila immediatamente ripensò a tutto ciò che aveva vissuto quella notte. Ormai il sole era sorto e la sveglia segnava le sei del mattino. Il suo turno sarebbe iniziato da lì a breve e con esso, anche la sua strada verso la distruzione di una delle persone che più amava. La cubana non sapeva se ne fosse stata in grado, non aveva così sangue freddo. Cercò di scacciare i brutti pensieri ma soprattutto l'odore di alcool e fumo che aveva addosso, buttandosi sotto il getto dell acqua calda della doccia, godendosi quel terpore che le riscaldó i muscoli, ancora paralizzati.

"Tesoro,ma che hai fatto? Sembri uno zombie!" - sua madre apparve d improvviso in cucina mentre Camila stava sorseggiando la sua tazza di caffè -

- Grazie Mamma, tu sì che sai come aumentare la mia autostima!" - esclamò sarcasticamente la cubana -

" Sei stata di nuovo tutta la notte in ospedale? Non mi piace che ti facciano lavorare così tanto, sento che dovrei parlare con quel tuo capo famoso lì, Lauren qualcosa.." - borbottò la madre -

"Mamma ho quasi 25 anni, so cavermela da sola, ma grazie per l'interessamento. Devo scappare.." - le lasciò un bacio sulla guancia e corse via -

Quella mattina decise di arrivare in ospedale camminando, nonché la strada fosse poi così corta. Aveva bisogno però di distendere la mente e riordinare i pensieri e di solito, quella era l'attività che più l' aiutava. Si fermò davanti all' insegna di quell' ospedale, che una volta tanto bramava e da cui adesso, vorrebbe soltanto scappare. Restò immobile ad osservare l andirivieni delle persone che uscivano ed entravano dalle porte scorrevoli, quando sentí il suo cellulare vibrare.

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