52. Dove tutto ha avuto inizio

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E, come se tutte quelle emozioni non fossero state già abbastanza, ci si aggiungeva anche il pensiero di quello che aveva intenzione di fare una volta terminata la partita a martellargli la testa, senza dargli un istante di pace.

Si strofinò le mani una contro l'altra, guardò per un'ultima volta la fascia e poi prese un bel respiro profondo: era il momento di scendere in campo.

***

Alice era seduta in prima fila, la sua migliore amica - più bionda e sorridente che mai - immancabilmente nel posto vicino al suo, fianco a fianco, tornate a seguire la loro squadra del cuore come avevano sempre fatto, sin da bambine, e come, da quel giorno in avanti, avrebbero continuato a fare.

Indossavano entrambe la maglia viola, quella di Giulia era senza nome, mentre Alice portava orgogliosa quella con il cognome di Federico stampato sulle spalle, naturalmente.

Pensava sarebbe stato facile confondersi tra la folla, pensava che nessuno avrebbe badato ad una delle tantissime tifose che si trovavano lì dentro, però si era sbagliata perché mentre lei e Giulia si stavano recando verso i loro posti a sedere, era stata fermata da più di un paio di persone e, tutte, le avevano posto la stessa identica domanda, quasi come se si fossero messe d'accordo: «Ma tu sei Alice? La ragazza di Federico Bernardeschi?»

Ancora non le sembrava vero essere di nuovo lì, in quella città che l'aveva vista nascere, crescere e diventare donna, non le sembrava vero essere di nuovo in quello stadio che tanto amava, a fare il tifo per quel colore che era come una seconda pelle.

Sapeva che adesso era per sempre, perché non c'erano più ragioni per scappare via.

Pensava a Torino, ogni tanto, e la ringraziava per averla ospitata per tutti quegli anni, la ringraziava per le belle persone che erano entrate a far parte della sua vita e la ringraziava per averle restituito il grande amore della sua vita.

Era ancora in contatto con i suoi amici, con Nicola in primis.
Si sentivano praticamente ogni giorno e lui le aveva promesso che molto presto sarebbe andato a trovarla, un po' perché Alice gli mancava tanto e un po' perché era curioso di visitare quella città che la sua amica non aveva fatto altro che elogiare.

Il venerdì, quando lui e la loro compagnia di amici erano al Murphy's, organizzavano una videochiamata di modo che il gruppo fosse in un qualche modo insieme, come sempre era stato di venerdì sera.

Persino Cortesi aveva voluto rimanere in contatto con lei.
Quando gli aveva fatto sapere che sarebbe ritornata a vivere a Firenze era veramente dispiaciuto.
Le aveva scritto una lunghissima lettera di referenze e le aveva ripetuto varie volte che sì, era felice per lei, ma che allo studio avrebbero sentito tutti la sua mancanza e che sarebbe stato davvero complicato, se non impossibile, trovare qualcuno in grado di sostituirla.

Si guardò intorno, schermandosi gli occhi con una mano.

Se qualcuno le avesse chiesto cosa provasse in quel momento non avrebbe avuto una risposta pronta da dargli, le ci sarebbe voluto qualche minuto per riuscire a raccogliere le giuste parole che la aiutassero a descrivere che cosa sentiva dentro di sé.
Era indubbiamente felice di trovarsi lì - come lo si poteva facilmente constatare dal sorriso che le illuminava il volto -; era orgogliosa di Federico perché ancora una volta nella sua vita aveva accettato una sfida: abbandonare la maglia della Juventus con la quale era sicuro di vincere qualcosa e tornare ad indossare quella della Viola, senza certezza alcuna; e per ultimo, ma non per importanza, ci si aggiungeva il terrore causato dal non sapere come lo avrebbe accolto l'Artemio Franchi - certo, c'era quello striscione che aveva catturato la sua attenzione non appena aveva fatto vagare lo sguardo per lo stadio e che recitava Bentornato a casa, FB, ma era sicura che non tutti fossero della stessa opinione.
Lui era forte, non si sarebbe di certo lasciato intimorire da fischi o insulti, però lei avrebbe voluto comunque essere con lui, abbracciarlo, donargli qualche parola d'amore, ma sfortunatamente non era possibile, si dovette accontentare di mandargli un bacio volante con la mano non appena lo vide entrare in campo e alzare la testa nella sua direzione.

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now