50. Juventus-Real Madrid

4.9K 174 21
                                    

«Grazie per essere venuto con me» ringraziò Alice l'amico mentre procedevano entrambi, una dietro l'altro, nella ricerca dei loro posti a sedere all'interno dell'Allianz Stadium, sperando che nonostante tutto il caos che regnava attorno a loro riuscisse comunque a sentire la sua voce

«Scherzi? - ridacchiò lui - Mi hai regalato un biglietto per uno dei posti migliori qui allo stadio e mi stai anche ringraziando? Sono io a ringraziare te, Ali.»

Lei si strinse nelle spalle, «Ringrazia Federico. È stato lui a regalarmi i biglietti e sinceramente tu sei stato la prima persona a cui ho pensato.»

Federico era stato più che gentile nel comprare non uno, ma ben due biglietti per quell'andata dei quarti di finale di Champions.
Chiedi a qualcuno dei tuoi amici di accompagnarti, così non ti sentirai sola, le aveva detto quando glieli aveva dati.
In effetti era un bene non essere da sola; non si sarebbe annoiata e in compagnia di Alessio era sicura di riuscire a godersi di più quella partita, e poi non correva il rischio di perdersi o di passare un tempo infinito alla ricerca dei posti, in fondo era solamente la seconda volta che entrava lì dentro, mentre lui era un frequentatore più abituale e di conseguenza riusciva a muoversi con meno incertezze.

«Ecco, sono questi.»

Avevano due posti tra le prime file della tribuna est centrale, erano vicinissimi al rettangolo di gioco, quasi in in linea con la riga bianca di centrocampo.

«Sei agitato?» gli chiese la ragazza, girandosi a guardarlo; stava freneticamente sfregando le mani contro il tessuto dei jeans che gli ricopriva le cosce.

«Eh, abbastanza - ammise - Spero questa porti fortuna» aggiunse, riferendosi alla maglietta a strisce bianche e nere col numero cinque che aveva addosso, sotto al giubbotto aperto.

Alice sorrise, lo capiva benissimo.
Per un attimo ripensò a quando Federico le aveva detto che la stava immaginando con addosso una maglia della Juventus, non gliene aveva più parlato, ma lei per un breve istante si pentì di non averlo accontentato indossando la sua maglietta, si trattava solo di novanta minuti, poteva farlo, visto e considerato che lui, per lei, indossava quei colori praticamente tutti i giorni.

«E tu? Intendo dire, guferai?» le domandò Alessio, strappandola da quei pensieri.

«No - rispose onestamente -, voglio solo che Fede giochi.»

Si guardò attorno.
Certo che la vita è strana e piena di sorprese, considerò, giusto qualche mese prima era seduta in quello stesso stadio e anche il solo sentir pronunciare il nome del trentatré le aveva dato fastidio, le aveva fatto venir voglia di alzarsi di lì e darsela a gambe levate e se qualcuno le avesse detto che in un futuro non molto lontano sarebbe tornata ad occupare uno di quei posti come sua fidanzata, aspettando con ansia di vederlo scendere in campo, era quasi certa che gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia, conoscendosi avrebbe anche aggiunto un «Certo» in tono beffardo.

Vedeva l'emozione dipinta sui volti dei tifosi bianconeri, e questo immancabilmente la faceva pensare alla sua squadra e al suo stadio e a quanto terribilmente le mancasse mettersi la maglia viola e andare a perdere la voce in quella che aveva sempre considerato, sin da quando era bambina e suo padre se la portava al Franchi con sé, un po' come la sua seconda casa.
Dio, quanto le mancava Firenze!
Chissà come sarebbe andata se non avesse avuto tutta quella fretta di fuggire via…

Il pubblico esplose in un chiassoso applauso quando finalmente i giocatori di casa entrarono in campo per il riscaldamento.

Alice si era alzata in piedi e stava tentando di scorgere Federico; non le fu difficile vederlo perché anche lui la stava cercando con lo sguardo e non appena la riconobbe un ampio e radioso sorriso gli illuminò il volto e alzò un braccio per salutarla.
Lei imitò il suo gesto, attirando su di sé lo sguardo incuriosito di alcuni tra i tifosi seduti lì vicino.

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now