12. È stato un piacere conoscerti

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«Allora? Posso avere la tua attenzione o quella pizza è più interessante di me?»

Alice alzò gli occhi dal piatto e gli sorrise.

«Ad essere sinceri, Nic, questa pizza è indiscutibilmente più interessante di te.»

Ricevette in risposta un calcio da sotto il tavolo.

«Ahi» si lamentò.

«A parte gli scherzi, Ali, che ci facevi nel covo dei gobbi?»

«Il mio capo ha ricevuto un'offerta di lavoro da parte di Andrea Agnelli - gli spiegò alla fine lei abbassando la voce di modo che gli altri clienti della pizzeria non la sentissero - Eravamo lì per un colloquio con lui.»

«Wow - fu il commento del suo amico - Che problemi hanno per rivolgersi a degli avvocati?»

«Qualcosa che ha a che fare con la vendita dei biglietti. Non ne so ancora molto e comunque non dovrei parlarne con terzi.»

«Tranquilla, non ne farò parola con nessuno - le assicurò prima di attaccarsi alla cannuccia del tè - Non è che per caso rischiano il fallimento?»

Alice sorrise, «Credo proprio di no. Mi dispiace.»

Mangiarono per un po' in silenzio, concentrandosi ognuno sulla pizza che aveva davanti a sé.

Nicola aveva ordinato una quattro stagioni - ogni volta che usciva fuori a mangiare ne sceglieva una diversa - mentre Alice, come sempre, ne aveva ordinata una con patatine.

«Come va con lo studio?» gli chiese poi.

«Semplicemente va. A volte ho questo impulso di buttare i libri, il computer e i miei genitori fuori dalla finestra. Poi però non lo faccio, anche se sarebbe davvero bello.»

Alice scoppiò a ridere.

«E liberatorio, anche» aggiunse.

«Assolutamente sì - concordò lui - Però ci sono cose più importanti dell'università» affermò con uno strano luccichio negli occhi mentre continuava a sorseggiare la sua bevanda.

Lei inclinò la testa di lato, «Ah, sì?» gli chiese.

Annuì, «Cose tipo tu e il numero trentatré della Juventus - Alice alzò gli occhi al cielo - Di che parlavate l'altro giorno?»

«Del più e del meno.»

«Oh, certo! Vi lasciate dopo due anni che siete stati insieme, tu non lo puoi più nemmeno sentir nominare, ma quando vi rivedete per la prima volta dopo non so quanto parlate del più e del meno?»

«Sì.»

«Ok, so che non ne vuoi parlare, ma mi preme dirti una cosa prima di chiudere qui il discorso.»

Avrebbe voluto domandarle cosa fosse successo per portarla a lasciarlo, ma sapeva che Alice non ne voleva parlare e che probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto, così lasciò stare quella domanda.

Magari gliene avrebbe parlato lei più in avanti, quando si sarebbe sentita pronta.

«Vai, spara.»

«Non so cosa tu provi o non provi più, ma per quel poco che ho visto penso che lui ci tenga ancora a te. Lasciando perdere il fatto che al Murphy's aveva chiesto di te, l'altro giorno non ti ha tolto gli occhi di dosso. E non solo quando parlavate, ma anche dopo, mentre te ne stavi andando. Non sei d'accordo?» le chiese vedendo la sua espressione dubbiosa.

Alice scosse il capo, «Non credo» rispose prima di avvicinare la forchetta alla bocca.

Vedendo che Nicola continuava a guardarla come fosse in attesa che lei proseguisse il discorso, mandò giù il boccone e «Una persona non dimostra di tenere a te con uno sguardo o una parola gentile. Voglio dire, non è solo da uno sguardo, da un Ti voglio bene o da un Ti amo che capisci se qualcuno tiene o meno a te. Sono i gesti che fa, il modo in cui ti tratta, il rispetto che ha di te che ti fanno capire se veramente ci tiene o meno» asserì.

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now