14. Una come lei

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Scoccate le cinque Alice era passata dall'ufficio di Michela per salutarla prima di scappare via da lì, un po' come Cenerentola che, una volta scoccata la mezzanotte, era corsa giù per le scale per scappare via dal palazzo.

Con la differenza che lei, fortunatamente, non aveva perso nessuna scarpa per strada e che né i suoi vestiti si erano trasformati in stracci e né, tanto meno, la sua auto in zucca.

E nessun principe le era corso dietro.

Seduta in macchina si era resa conto di quanto quella giornata l'avesse sfinita, fisicamente e mentalmente, tanto che le era persino passato di mente che era - ancora - lunedì e che quella sera ci sarebbe stata la puntata del Grande Fratello, probabilmente l'unica ragione per cui non si sarebbe immediatamente buttata sotto le coperte per dormire una volta arrivata a casa.

Se fosse arrivata a casa.

Le vie della città erano intasate di automobili e autobus: chi come lei stava tornando a casa dal lavoro, genitori che stavano tornando a casa dopo aver ritirato i propri figli da scuola o qualcuno che semplicemente era uscito per fare un giro.

Quando usciva dal lavoro più tardi non c'era tutto quel traffico e impiegava la metà del tempo per tornare a casa.

Era ferma all'ennesimo semaforo rosso - su cinque beccati fino a quel momento tutti e cinque erano stati di color rosso; la sua solita fortuna, aveva pensato rassegnata -, spense la radio e decise di chiamare Giulia.

Collegò il cellulare alla macchina grazie al Bluetooth e mise in vivavoce.

La sua amica rispose al terzo squillo.

«Ehilà» salutò.

«Stai mangiando?» le chiese Alice sentendo dei rumori di sottofondo.

«Fì - sputacchiò facendola ridere – Tu dove fei?»

«In macchina. Sto tornando a casa.»

Giulia biascicò qualcosa che Alice non riuscì a capire.

«Non ho capito niente, Giu.»

L'amica, dall'altro capo del telefono, ripeté la frase che però Alice nuovamente non riuscì a comprendere.

«La smetti di masticare che non si capisce un cazzo? Altrimenti spengo e ti chiamo dopo.»

La sentì ridere e «Ti ho chiesto - ripeté una volta finito di masticare - com'è andata la giornata.»

«Una meraviglia» rispose ironica e le fece un breve riassunto di quello che era successo, concentrandosi principalmente sul pranzo che aveva condiviso con i giocatori della Juventus.

Giulia rimase in silenzio, attenta ad ascoltare le parole dell'amica.

Quando Alice finì il suo resoconto esordì con un «Ma chi si crede di essere quello là? Che è tutta questa sfacciataggine?», riferito al numero dieci della Juventus.

Anche se la sua interlocutrice non poteva vederla, Alice si strinse nelle spalle.

Era proprio da lei gesticolare mentre parlava, specialmente quando era al telefono.

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now