9. Scherzo degli astri

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I padroni di casa avevano concluso il primo tempo in vantaggio grazie alla rete di uno dei nuovi arrivati, Douglas Costa.

Alla fine Alice aveva cominciato a seguire il match con interesse e si stava persino divertendo - era bello guardare la partita senza doversi preoccupare di chi avrebbe vinto o chi avrebbero perso -, un po' anche per i commenti, idioti, dei suoi tre amici.

Lizzie e Nicola stavano facendo impazzire il povero Alessio con tutte le loro più creative imprecazioni contro ogni singolo giocatore bianconero e contro l'arbitro quando, a loro avviso, sbagliava ad assegnare o meno un fallo o un cartellino.

Sarebbero stati da filmare, aveva pensato scuotendo la testa.

Il secondo tempo si riaprì con un goal da parte di Immobile che fece saltare in aria Lizzie e Nicola.

«Ciruzzo mio!» esclamò quest'ultimo.

Alice si portò una mano sul volto, scuotendo la testa esasperata.

Lo stadio ammutolì quando un paio di minuti più tardi la porta di Buffon venne nuovamente violata, sempre dal numero diciassette della Lazio, questa volta dal dischetto dopo che l'arbitro aveva concesso il calcio di rigore.

L'attaccante andò ad esultare sotto il settore ospiti, mentre i compagni l'avevano raggiunto e gli erano letteralmente saltati addosso.

«Sono tutta tua, Ciro, fai di me ciò che vuoi!»

«Lizzie!» la riprese Alice sporgendosi a guardarla meglio.

Era ormai il cinquantacinquesimo minuto di gioco quando vennero annunciati i cambi: entravano Paulo Dybala e Federico Bernardeschi.

Le panchine erano dal lato opposto a quello in cui erano seduti Alice e gli altri.

Federico, come suo solito, si fece il segno della croce non appena ebbe messo piede in campo.

Il mister aveva impiegato il numero trentatré nel ruolo di fascia destra e ogni qualvolta la Juventus era in attacco lui giocava proprio sotto gli occhi di Alice.

Mancavano pochi secondi ormai alla fine - Dybala aveva sbagliato un rigore e la squadra di Simone Inzaghi era ancora in vantaggio per due reti a una -, quando arrivò un fallo da uno dei dei difensori della Lazio che fece cadere Federico per terra.

Rimase sul campo a carponi, la testa appoggiata per terra, come se non riuscisse più a muoversi da quella posizione.

Qualche suo compagno di squadra si avvicinò di corsa per allontanare il difensore avversario che gli intimava di alzarsi.
Arrivò anche l'arbitro.

Federico ancora non si alzava.

A quel punto Alice si alzò in piedi per riuscire a vedere meglio che cosa stava succedendo.
Perché non si alzava?

Alzati, Fede.

Come se in qualche modo lui avesse sentito i suoi pensieri, si tirò finalmente in piedi.

Alice tornò al suo posto, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato tutto il tempo e di avere avuto gli occhi di Nicola addosso.

***

Avevano perso.

Avrebbe voluto dire al suo compagno di Nazionale di cercare di fare il fenomeno anche con la maglia azzurra addosso e non solo in Serie A, ma come sempre si era limitato a salutarlo e a mordersi la lingua per non dire cose di cui poi si sarebbe pentito.

Potremmo ritornareМесто, где живут истории. Откройте их для себя