50. Juventus-Real Madrid

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I bianconeri erano stati stesi da un secco tre a zero: una doppietta di Cristiano Ronaldo - il secondo goal, di cui successivamente si sarebbe parlato ampiamente, era arrivato da una meravigliosa rovesciata all'interno dell'area di rigore - e un goal da parte del terzino sinistro, Marcelo.

Alessio era decisamente abbattuto.
Dopo il secondo goal dei Blancos, arrivato al minuto sessantaquattro e seguito, a due minuti di distanza, dal secondo giallo per Dybala, non aveva più aperto bocca, si era limitato a scuotere il capo e alzare le mani al cielo, con un'espressione sul visto a metà tra il lamento e il rammarico.

«C'è ancora il ritorno» cercò di consolarlo quando l'arbitro fischiò la fine.

«Già - fece lui -, così ce ne possono rifilare altri tre.»

Ad Alice venne da sorridere, ma si trattenne, non le sembrava il caso di ridere in faccia ad un tifoso che vedeva la propria squadra con un piede fuori dalla Champions League.

«In ogni caso… hai bisogno di un passaggio?»

Alice scosse la testa, «No, Ale, adesso vado a cercare Federico e poi vado a casa con lui.»

«Okay allora. Io devo scappare. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo e ringraziarlo di persona.»

«Lo ringrazierò io per te. E una sera lo porto al Murphy's così vi conoscete - gli promise - Hai idea di dove siano gli spogliatoi?»

Alessio diede una veloce occhiata attorno a sé, un po' come per ricordarsi dove si trovasse e per riuscire a riambientarsi, e poi le spiegò il percorso più breve che conosceva.
Dopo essersi salutati, Alice si avviò per la sua strada, con un punto interrogativo in mente: l'avrebbero lasciata avvicinarsi agli spogliatoi?
Non credeva sarebbe stato sufficiente affermare di essere la ragazza di Federico Bernardeschi per avere il via libera; insomma, chissà quante altre prima di lei avevano usato quella frase come scusa per cercare di raggiungere il proprio giocatore preferito, e poi lei non era conosciuta in quell'ambiente come lo erano le altre wags, le bastava pensare alla compagna di Gigi, Ilaria D'Amico, o alla ragazza di Rugani, Michela Persico, volti più che noti.

Sbuffò, si sentiva come un pesce fuor d'acqua.

Tirò fuori il telefono dalla borsa e decise che era meglio mandare un messaggio a Federico e avvisarlo.

Stava ancora fissando il telefonino quando le arrivò una spallata che le fece perdere l'equilibrio e per un attimo non rischiò di cadere per terra.

«Ehi! - si lamentò, alzando gli occhi per vedere chi fosse quel maleducato, o quella maleducata. Sgranò gli occhi nel riconoscerlo - Paulo

Lui non sembrava nemmeno essersi accorto di lei.
Camminava a testa bassa, il cellulare tra le mani e le cuffiette infilate nelle orecchie.
Le si strinse il cuore nel vedere come il suo viso di solito gioioso e sorridente in quel momento fosse stato rimpiazzato da un'espressione cupa; poteva immaginare benissimo quale fosse la ragione.

Gli andò dietro e lo tirò per un braccio.

Paulo non aveva la benché minima voglia di parlare con qualcuno, voleva soltanto tornarsene a casa sua e sentirsi al sicuro tra le mura silenziose del suo appartamento, lontano da tutto e da tutti.
Voleva dimenticare quella dannata partita e quel dannato arbitro, ma conoscendosi sapeva perfettamente che gli ci sarebbe voluto molto, molto tempo prima che le immagine di quella serata fossero solo ricordi lontani che non non erano più in grado di causargli dolore.
E non poteva nemmeno riscattarsi nella partita di ritorno visto che era squalificato.

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