"Non fare la finta tonta, che sai benissimo di cosa parlo!" - Demetria le diede un piccolo buffetto -

"Ah sì? Io no. Stavamo semplicemente parlando e si è arrabbiata per il ritardo.." - provò ad inventare la cubana -

"Sì come no ed io ho sei teste. Non sei proprio brava a mentire Cabello. Per ora la smetterò, tanto prima o poi verrò a saperlo. Io so tutto!" - si vantó la specializzanda all' ultimo anno -

Per fortuna erano arrivate al letto del paziente ed il discorso fu prontamente interrotto. Camila sapeva che non se la sarebbe cavata molto facilmente e che la sua collega avrebbe insistito fino a che non avrebbe ottenuto qualche informazione. Demetria era simpatica, sin da subito l'aveva accolta con modi gentili ma sembrava essere un po' troppo curiosa, come la sua migliore amica, Dinah.

A questo tipo di persone, non si poteva nascondere nulla, come se le informazioni arrivassero da loro in modo naturale. Camila doveva stare attenta, non poteva parlarne con nessuno, questa storia avrebbe potuto rovinare la sua permanenza in ospedale.

"Preparalo e digli cosa deve fare. Io vado in sala computer ad accendere i monitor" - ordinò Demetria alla più piccola -

"Signor Jensen? Venga si stenda qui.."
- Camila indicò il lettino scorrevole della risonanza -

"Dottoressa?" - mugugnò il paziente -

"Sì? Mi dica.." - si rese disponibile Camila -

" È grave? Perché tutti questi esami? Sto morendo?" - domandò agitato -

"Signor Jensen stia tranquillo. Sono dei normali esami di routine che il nostro neurochirurgo ha richiesto soltanto per avere un'idea più chiara e curarla nel migliore dei modi. Non si preoccupi, è in buonissime mani"

Subito la mente di Camila viaggiò verso il suo capo e quelle spelndide mani affusolate che poco prima, l'avevano toccata. Se solo ci pensava, il suo cuore perdeva un battito. Non aveva mai provato un'attrazione così forte con qualcuno, non che avesse poi così tanta esperienza. Ripensò agli anni passati, dove a parte qualche flirt innocente, non c'era stato altro nella sua vita. Dinah la prendeva sempre in giro, dandole della suora, ma a lei non importava. Sì diceva sempre che quando avrebbe trovato la persona adatta lei, lo avrebbe capito dal primo istante.

Con Lauren però era tutto diverso e questo la confondeva non poco. Di solito, quando approcciava con qualcuno, o meglio qualcuno si avvicinava a lei, sentiva subito quella sensazione di consapevolezza che le avrebbe detto come sarebbe andata a finire: se si sarebbe limitata ad un bacio e qualche smanceria, oppure il rapporto avrebbe potuto andare oltre.

In questi anni, passati prevalentemente sui libri, non aveva trovato nessuno che potesse starle accanto. Con i ragazzi non si trovava bene già da un po', troppo immaturi e libertini per i suoi gusti. Con le ragazze non era andata meglio, visto che nessuna aveva la voglia di impegnarsi seriamente.

Camila era giovane, doveva fare ancora tantissima strada in ambito lavorativo e molto tempo lo avrebbe dovuto passare dentro a quell' ospedale, ma nonostante ciò, non smetteva mai di pensare di volere una famiglia, una persona accanto e dei figli, seguendo così l'esempio dei suoi genitori. Per ora si limitavano ad essere solo fantasie, sogni di una ragazza vogliosa di avere anche lei, il futuro che si meriterebbe.

"Non si muova eh, mi raccomando. Ora spingerò questo bottone e lei entrerà in questo tunnel, dove rimarrà circa una mezz'ora. Non tocchi la flebo e non muova la testa"

Camila diede le ultime raccomandazioni a quel paziente che sembrava soffrire, oltre che per i disturbi per cui si era presentato, anche di uno grave stato d'ansia. Quando parlava le mani gli tremavano ed il tono di voce era sempre un po' più alto rispetto al normale.

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