33. Mi vuoi baciare?

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«Riguardo a cosa?»

«Federico, io ti...»

Quelle parole rimasero sospese in aria, senza un seguito, interrotte dal rumore della porta che si apriva e un attimo dopo tornava a chiudersi, portando entrambi a girarsi in quella direzione.

«Alice, eccoti! - esclamò un Nicola risollevato per aver finalmente trovato l'amica che aveva cercato letteralmente dappertutto, in ogni angolo della discoteca. Sgranò gli occhi quando riconobbe il ragazzo che era con lei. Lo guardò per qualche secondo poi tornò a rivolgere la sua attenzione ad Alice - Tieni, starai gelando» disse, poggiandole il cappotto che era andato a recuperare nello spogliatoio sulle spalle.

«Grazie» gli sorrise lei che, in effetti, stava morendo di freddo.
Non era stata propriamente un'idea saggia quella di uscire fuori senza prima coprirsi.

«Andiamo?»

Alice si voltò verso Federico, «Vado con lui» rispose.

Nicola tornò a puntare i suoi occhi sul calciatore, rimasto sorpreso almeno quanto lui da quello che aveva appena detto Alice - era indiscutibilmente ubriaca, constatò - «La accompagni a casa te?» chiese conferma.

Federico si strinse nelle spalle, «Sì, non c'è problema»

«Sei sicura?» domandò ancora una volta, tornando a guardare l'amica.

«Sì, Nic, tranquillo.»

Sospirò, «Ali, mandami un messaggio non appena metti piede in casa, va bene? - si raccomandò. Alice annuì - Okay, allora. Buonanotte, ci vediamo domani.»

Lanciò un'ultima occhiata a Federico, scettico, domandandosi se stesse facendo la cosa giusta, lui sembrava un tipo a posto, e soprattutto sobrio, e poi Alice lo conosceva bene, quindi non c'era niente per cui preoccuparsi, no?

«Ti dispiace?»

«Che cosa, portarti a casa? Certo che no. Ti ricordi la via?»

Alice scoppiò a ridere, «Mi credi così ubriaca da non ricordarmi nemmeno dove abito?»

«Ho solo chiesto» si difese lui, con il sorriso sulle labbra. Era così bella mentre rideva - Ce la fai a camminare da sola?»

«Più o meno.»

«È meglio se ti aiuto.»

Alice lo guardò e dopo aver alzato gli occhi al cielo, strinse la mano che le stava porgendo.

È solo ubriaca, pensò Federico per giustificare la sua condiscendenza, ma avrebbe mentito prima di tutto a se stesso se avesse detto che averla così vicino a sé, mano nella mano, non gli facesse piacere.
Raggiunsero la macchina che aveva lasciato nel parcheggio riservato dietro al locale.
Si fece dare da Alice l'indirizzo del suo appartamento e lo inserì nel navigatore prima di partire.
Quando quel pomeriggio aveva accettato l'invito dei ragazzi ad unirsi a loro non si era di certo immaginato che la serata sarebbe andata a finire in quella maniera.
Lanciò un'occhiata ad Alice, seduta sul sedile accanto al suo.
Non ci poteva fare niente, lei poteva urlargli in faccia le peggio cose, dire che non lo voleva più e lui, nonostante tutto, si sarebbe fatto in quattro per aiutarla, sempre.

Alice se ne accorse e si girò a guardarlo.
Era troppo stanca anche solo per domandargli Che c'è?, sentiva la testa girarle, la nausea incominciava a farsi percepire, per non parlare poi del male ai piedi, così preferì restarsene in silenzio.

Venti minuti dopo la macchina si fermò davanti al portone del suo palazzo.
Federico la aiutò a salire le scale, badando bene che mettesse i piedi sullo scalino giusto e non rischiasse di slogarsi una caviglia.

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now