31. Una serata in discoteca

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«Ti avevo chiesto di non dire a nessuno che sarei venuta a Torino e tu non solo non l'hai fatto, ma l'hai detto addirittura all'unica persona che non volevo sapesse dov'ero.»

«Ali, io… mi dispiace - Quante volte se l'era sentito ripetere ultimamente quell'inutile Mi dispiace? Troppe - Fede mi aveva chiesto di non dirtelo perché voleva farlo lui.»

Alice non sapeva cosa le stesse dando più fastidio, se Giulia che continuava a chiamare Federico per soprannome, il fatto che lei non avesse rispettato la parola data o il pensiero del suo ex e della sua migliore amica che avevano continuato a parlare, e probabilmente vedersi, quando lei era andata via.

Ok, sto impazzendo.

«Non ho capito, tu sei la mia migliore amica o la sua?» domandò, retorica.

«Ali, non te la prendere, ma lui era disperato, davvero, avresti dovuto vederlo.»

«Ah, e tu ti sentivi dispiaciuta per lui così hai pensato che fosse giusto dirglielo?»

Sentì Giulia sbuffare e si chiese cosa avesse lei da sbuffare, quando l'unica ad averne il pieno diritto era lei stessa, visti tutti i problemi che si presentavano giorno dopo giorno nella sua vita.

«Senti, Ali, lo so che mi avevi detto di non parlarne con nessuno, lo so perfettamente, ma non immaginavo che lui sarebbe venuto a Torino.»

«Va bene» tagliò corto, non voleva più portare avanti quella conversazione.

«Davvero?» domandò scettica.

«Sì, davvero, va tutto alla grande - asserì sardonica mentre scuoteva la testa - Perché mi hai chiamata?»

«Niente, volevo solo chiacchierare un po', sono giorni che non avevo tue notizie.»
Avrebbe desiderato chiederle cos'era successo con Federico, ma dal suo tono di voce aveva compreso che non era un argomento di cui avrebbe parlato volentieri e quindi lasciò perdere.

«Avevo molte cose da fare, non ho badato più di tanto al cellulare. Scusa, Giulia, ma adesso devo andare» fece, sbrigativa.

«Oh, ok - ci era rimasta male, ma non disse niente - Ciao, allora.»

«Ciao» salutò e riattaccò, tornando a porgere tutta la sua attenzione al televisore.

Un episodio aveva tirato l'altro e si era del tutto scordata del tempo che passava, era come se stesse vivendo tutto quello che accadeva dentro a quel rettangolo nero in prima persona e non da spettatrice.
Il cellulare non aveva emesso più alcun tipo di suono e l'unica cosa che la riportò alla realtà fu il rumore della chiave che girava nella toppa della porta d'entrata.
Si girò e rimase sorpresa di vedereNicola dietro a Sara.

«Ciao!» la salutò la coinquilina, regalandole un sorriso radioso - come al solito dopo che aveva passato la notte e mezza giornata con Manuel. Alice quasi non se la ricordava più quella sensazione -, prima di abbandonare le chiavi sul tavolino in mezzo alla stanza e dirigersi in cucina.

Alice ricambiò e «Che ci fai tu qui?» domandò al ragazzo.

«Che ci fai tu piuttosto ancora conciata in quella maniera?» la corresse lui.

«Ancora?» ripeté lei, corrugando le sopracciglia spaesata.

«È il compleanno di Sofia - la illuminò Nicola - Te lo sei scordata o pensavi di inventarti un'altra scusa e rimanere su quel divano anche stasera?» le domandò incrociando le braccia al petto e osservandola con aria seria.

«Sei arrabbiato?» gli chiese lei, assottigliando lo sguardo.

«Può darsi. Anzi, no, lo sono. Che cosa ti salta in mente di non rispondere al telefono?»

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now