27. Sotto la stessa luna

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«Il tuo boyfriend

«Non è il mio ragazzo, usciamo insieme, ma non è ancora il mio ragazzo - precisò la bionda - E comunque stasera lavorava anche lui. Sostituisce ogni tanto il barista del Rooftop, hai presente?»

Che domande, Alice conosceva ogni angolo di Firenze quasi meglio delle sue tasche.

«Quello in centro?»

«Sì. Mi sembra che ci fossimo anche state insieme una volta.»

«Mi ricordo, era il compleanno di Francesco.»

«Sì, può darsi.»

«Comunque… che fai te?»

«Sono in salotto, faccio finta di studiare mentre aspetto che inizi 'sta partita. Hai visto le formazioni?»

Alice poggiò la testa sullo schienale del divano, «Sì, ho visto» rispose.

«Gioca Fede.»

«Sì, ho visto» ripeté, apatica; c'era bisogno di sottolinearlo?

«Peccato non giochi il tuo argentino - la punzecchiò allora Giulia, cambiando protagonista della conversazione - Cosa avresti fatto se avesse segnato?» continuò a stuzzicarla.

Ce l'avevano tutti con Paulo o era solo una sua impressione?

«Beh, come prima cosa avrei sicuramente esultato e poi sarei andata davanti a casa sua ad aspettare che tornasse da Firenze» la prese in giro.

Giulia scoppiò a ridere.

«Vedo che non hai perso il senso dell'umorismo - commentò tra una risata e l'altra - Come pensi finirà?» chiese quando finalmente riuscì a smettere di ridere.

«Non ne ho la più pallida idea, Giu. L'unica cosa di cui sono certa è che si porteranno a casa i tre punti. Come sempre» aggiunse, sbuffando sommessamente.

E, a riprova del suo scarso ottimismo, aveva già preparato il pacchetto di sigarette bianco e rosso della Marlboro, insieme all'accendino, lì sul tavolino; ne avrebbe avuto bisogno dopo tutto il nervosismo che le sarebbe toccato accumulare per i due tempi di gioco.

«Io sono ottimista, invece» affermò l'amica.

«E quando non lo sei? - obiettò Alice. Giulia era il suo opposto in quel caso: era sempre stata di indole ottimista, nutriva una grande fiducia nelle persone e pensava sempre in maniera positiva, mentre Alice tendeva sempre a guardare il mondo e le persone con razionalità, senza aspettarsi niente o, al limite, aspettandosi il peggio - Sta per iniziare, ci sentiamo dopo.»

Entrambe le squadre iniziarono con grande aggressività e Alice era contenta di vedere la fiducia con cui la Fiorentina si era approcciata alla partita.
La prima vera occasione per la sua squadra arrivò al diciottesimo minuto: Benassi crossò in mezzo e Chiellini toccò la palla con un braccio; l'arbitro inizialmente concesse il calcio di rigore, ma, dopo la consultazione del VAR, venne annullato.

«Figurati se non riuscivano a rubare pure con il VAR» fu il commento sprezzante di Alice.

Ormai si era abituata a vedere Federico in bianconero, ma vederlo con quella divisa addosso mentre giocava contro la sua ex squadra, rendeva tutto più amplificato.
Il Franchi l'aveva fischiato da quando aveva messo piede sul manto erboso e, ogni volta che il pallone finiva tra i suoi piedi, i tifosi viola sembrava non aspettassero altro per tornare a manifestare il loro dissenso nei confronti di quel traditore tornando a fischiare.

Certo, pensò, che quell'epiteto gli calzava alla perfezione e, ne era certa, fosse stata lì allo stadio lo avrebbe fischiato insieme a tutti gli altri tifosi, senza se e senza ma.
Un conto era militare in una squadra, dare il meglio di sé per la maglia, senza promettere niente, e tutt'altro conto era dichiarare di amare i colori che si indossava, promettendo di volere diventare il trascinatore, la bandiera, per poi dimostrare l'esatto contrario.

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