Capitolo 14

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La sala del trono appariva ora più preziosa che mai, curata nei minimi particolari, splendente fino all'ultimo bassorilievo in oro.
Frida entrò da sola, con il permesso del padre degli dèi. Loki era all'oscuro di ogni cosa, sapeva Frida al sicuro nella propria stanza, a riposare nel tardo e tiepido pomeriggio.
«Frida, mi scuso per non avervi potuta ricevere prima.» la accolse la felice voce di Odino.
«Si figuri.» rispose imbarazzata la giovane, con il capo chino e le braccia lungo i fianchi.
«Come procede con Loki?»
La ragazza sorrise : «Bene, anzi, non potrebbe andare meglio.»
Il vecchio fece un cenno d'approvazione con il capo, soddisfatto: «Per la tua pazienza e lealtà, ho deciso di darti una ricompensa.»
Frida rimase basita, poi Odino aggiunse «Qualsiasi cosa. Basta che tu lo chieda.»
Era la sua occasione, la fortuna aveva iniziato a girare per il verso giusto; alzò la testa e si mise a schiena dritta, sforzandosi di simulare un tono credibile: «Vorrei che i figli di Loki siano liberati.»
Odino tramutò la sua espressione di colpo, come se un sipario di inespressivitá fosse calato improvvisamente.
Il vecchio fece quasi paura a Frida.
«Come sai di loro?» le domandò.
«Il popolo parla mio signore.» Frida assottigliò lo sguardo.
Odino sospirò, completante contrariato.
«Questa tua richiesta è impossibile da soddisfare. Ti ho concesso il permesso per controllare mio figlio con la magia ma non posso sottoporre il regno ad un rischio così grande.»
«Sono solo degli innocenti.» lamentò Frida.
Il vecchio si lasciò sfuggire una risata sarcastica, rauca. Un corvo nero gracchiò sulla sua spalla.
«Sei troppo giovane per comprendere il vero pericolo dei tre figli del caos. Te lo ha chiesto Loki, vero? Di liberare quelle bestie.»
«Lui non sa nulla di loro, sono io a voler offrire venia ai più deboli.»
Odino si spazientì: «Ti credi una sottospecie di missionaria? Non approfittare della mia benevolenza giovane donna.» L'uomo scese gli scalini del suo trono, raggiungendo Frida rimasta dritta e sicura.
«Un enorme serpente che vige gli oceani e ne infesta le profondità, un gigantesco lupo dal pelo nero come le tenebre, e la dea della morte, Hela. I racconti cantati dai giullari non sono lieti come appaiono.»

Frida sussultò, il battito accelerato dal nervosismo. Non sarebbe stata una buona idea continuare a convincere il sovrano. Chinò il capo e si mostrò apparentemente rammaricata.
«Chiedo perdono per la mia insolenza.» disse a voce bassa.
Odino parve soddisfatto, scrutandola dall'alto verso il basso.
«Vedo che non hai nessuna runa, lascia che te ne assegni una, sarà la mia ricompensa per il lavoro fatto con Loki.»
Confusa ed emozionata, Frida si lasciò prendere il polso destro da Odino, alzando la manica di velo del vestito color blu notte. Così fatto, un forte calore si creò fra la stretta dell'anziano, provocando bruciore a quella ragazza ignara di tutto.
Il dolore aumentava, forte e lacerante, facendo opporre istintivamente resistenza a Frida, che cercò di ritrarre a se il braccio arrossato.
«Ah!» urlò finalmente riuscendo a liberarsi da quella morsa incandescente.
Ansimante, tenne con l'altra mano il polso rosso e pulsante, su cui era marchiato a fuoco un simbolo: un rettangolo aperto all'altezza, con la base inclinata.
Con lo sguardo confuso e spaventato inquadrò Odino, che disse : « Üruz, la runa della forza e della libertà.»
Scrollando la gonna dell'abito che si era incastrata ad una decorazione del trono, uscì a passo veloce, ancora tramortita e confusa, con il dolore che non si attenuò in alcun modo.

«Dove sei stata?» domandò Loki andandole incontro.
«Odino voleva vedermi per ringraziarmi del mio incantesimo su di te.» Frida scherzò, sudata e insofferente.
«Cos'hai al polso?» Domandò Loki con tono serio e autoritario, allunando la mano per prendere quel magro braccio tremante che Frida tentava di proteggere.
«Mi ha marchiata con un runa, ha detto qualcosa riguardo la libertà...»
«Cosa?!» affermò infuriato «Hai lasciato che ti assegnasse una runa?! Avresti anche accetto una bella fiala di veleno?!» sbraitò.
«Oh, ti prego! Sembri mia madre!» si lamentò lei.
«Le rune non sono cosa per il popolo. Un midgardiano non riesce a sopportare la forza delle rune, porta ad un dolore incessante che li fa completamente uscire di testa!» spiegò agitato.
«Del dolore me ne sono benissimo accorta!» si lamentò sarcastica, premendo la "ferita", che emanò un improvviso e violento calore.
«Non sembrerebbe un problema nel mio caso dato che da qualche anno a questa parte sono riuscita a tenere la tua di runa senza alcun problema.» disse Frida.
Loki imprecò nella sua testa; per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a tenere in piedi quella bugia?

«Ascolta, non preoccuparti, so gestire il dolore, non diventerò pazza o altro. Sono felice di questo strano regalo, somiglia ad un tatuaggio.» Frida lo tranquillizzò con i suoi dolci occhi marroni, che calmarono Loki immediatamente.
Un sorriso materno comparse sul volto di Frida, che massaggiò con le sue morbide mani le bianche guance di Loki, baciandolo con delicatezza, massaggiando quelle labbra come fossero petali una rosa appena sbocciata.

Ma il richiamo del sangue vergine puzzava ai predatori, e Frida, così indebolita dalla vera runa nel suo corpo e dalla malattia alle proprie ossa, diventò ostaggio della trasgressione.
La ferita alla mano era ormai guarita, così come quella di Loki, ma le tenebre di Hel Frida ormai le aveva incollate alla pelle.
Da soli, lei e Loki in un'intima chiacchierata e provocazione degli sguardi, ai bordi asfaltati di un tratto del fiume Sogno usato per lo scambio di merci. Quasi sera avevano passato circa due ore a parlare della nostalgia da casa di Frida, della promessa di riportarla al sicuro di Loki e di quanto entrambi ormai fossero attratti senza misura ad ogni fibra del loro organismo. Quel tempo assieme fu utile a Frida per distrarsi dal dolore della runa che però l'aveva resa pallida e stanca. Loki ci fece caso ma per assecondare l'orgoglio di Frida si limitò a controllarla in silenzio.
Una leggera barca tinta di rosso scolorito rallentò la propria traversata davanti alla coppia. Il conducente piazzò i lunghi e pesanti remi nel fondale poco profondo, il bacino del fiume dentro la città era stretto, così l'imbarcazione toccò immediatamente le sponde.
Frida si accorse subito della barcaiola piena di stoffe preziose pronte ad essere esposte al mercato del giorno successivo.
Loki si paralizzò, rise con amarezza e sorpresa nel vedere il ragazzo in piedi con fierezza sulla barca. Gambe aperte e corporatura snella; Frida le avrebbe dato più o meno vent'anni, se solo fosse stato un umano. La bellezza del ragazzo aveva tratti incredibilmente mascolini ma allo stesso tempo trattati con cura femminea. La barba rasata, gli occhi scuri anneriti da un pesante trucco simile a cenere. Spigolosi zigomi rendevano i lineamenti del mercante simili a quelli di una statua greca, così l'avrebbe paragonato Frida.
I lunghi capelli castani, ondulati, avevano la stessa lunghezza di quelli di Loki, ma rasati ai lati del capo quasi calvo.
All'orecchio sinistro pendeva un vistoso orecchino d'oro, una giacca di tessuto laborioso era aperta lungo il petto nudo e liscio, e a coprirgli il corpo scolpito solamente degli stretti pantaloni.
Le unghia tinte di nero e adornate di pesanti anelli arricchiti da pietre.

Loki lo riconobbe subito, lo stesso fece il più giovane.
«Ykaar.» lo chiamò il dio delle malefatte, avvicinandosi alla barca.
«Liesmith, ho saputo della tua scarcerazione da molto» un sorriso malizioso dipinse il viso di Ykaar «ti ho cercato in tutti i bordelli di Asgard.»
Loki si trovò in imbarazzo di fronte a Frida, che invece di mostrarsi sconcertata, scoppiò a ridere con fascinosa curiosità.
«Scusa come l'hai chiamato? È il suo nome da puttana?» scherzò la ragazza, esilarata.
«Liesmith è uno dei numerosi modi in cui il nostro signore viene chiamato qui ad Asgard. Letteralmente "fabbro di menzogne".» rispose Ykaar con lo stesso entusiasmo della ragazza.
«Troveresti un nome anche per me o si verrebbe a creare troppa confusione?» Frida ruppe la sua felice ilarità con una smorfia di dolore. Strinse la runa in un palmo per attenuare il dolore.
«Tutti parlano di te, ed io non sono sicuro di aver compreso bene il tuo nome, ma dalle parti peccaminose e caotiche da cui provengo ti chiamano Machika.» le spiegò Ykaar.
«E cosa significa?» domandò la ragazza curiosa quanto entusiasta in maniera contorta.
«Spacca
Frida scoppiò a ridere annuendo con una felicità indefinita, che spiazzò persino Loki. Ykaar le andò dietro con la stessa enfasi, gesticolando con movenze femminili.
«Lo prendo come un complimento, mi si addice.» rispose con i ricci scompigliati.
«Molti di noi amano Liesmith, e grazie a te, splendore, finalmente è libero.»
«Non elogiarla così tanto, potrebbe arrossire.» Loki finalmente prese parola con il suo solito sarcasmo, avvolgendo Frida con un braccio intorno al collo.
«Posso invitarvi alla casa del caos? Stavo per dirigermi giusto lì.» Ykaar strinse tra le mani il pesante remo.
«Sarebbe un bordello?» domandò Frida voltandosi verso Loki.
«Sì.» gli rispose lui serenamente.
«Allora accettiamo volentieri l'invito!» Frida si liberò dalla morsa di Loki per saltare goffamente sulla barca di Ykaar, contentissimo. Prese il viso di Frida tra le mani e le lasciò un umido bacio a stampo sulle labbra in sento di saluto cordiale. Lei rimase scossa sul posto con espressione buffa ed inaspettata. Loki la seguì sorridendo compiaciuto, per nulla geloso.
Ykaar imitò il gesto, riversandolo su di Loki.
Frida li guardò a bocca aperta, non potendo trattenere una risata; «Voi siete completamente pazzi!»
«Semplice e ordinato caos mio unico hjörtu.» le disse Loki.
Poi il bacio se lo scambiarono Frida e Loki, ma con maggiore intensità.

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now