Capitolo 41

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Frida aveva i palmi delle mani sudati, gli anelli più larghi rischiavano di scivolare via e cadere in terra. Sentiva quasi mancare l'aria stipata sotto gli spalti dell'enorme arena gremita di gente, in cui si sarebbe dovuta esibire di lì a poco. Assieme a lei c'erano un gruppo di altri ballerini, giovani e snelli. Uomini e donne, compresa Frida, in totale componevano un corpo di ballo di sei persone. Tre maschi e tre femmine. Frida era quella più bassa tra le ragazze, figuriamoci tra gli uomini. Ognuno aveva indossato qualcosa di diverso, nessuno era in sincronia, e dalla qualità e le condizioni degli abiti degli altri Frida capì che lei era quella più fortunata. Stracci vecchi e sgualciti, come se gli altri non li avessero mai cambiati, e anzi rattoppati. I corpi agili e tesi dei danzatori erano messi in mostra grazie ai costumi di scena che non lasciavano nulla all'immaginazione. Frida si sentì a disagio, con gli occhi cercava l'attenzione degli altri, per essere rassicurata o trovare coraggio, ma nessuno dei presenti le mostrò qualcosa se non rigidità e aggressività. Di certo quei giovani non erano stati raccomandati come lei e non erano affatto felici del loro incarico. In mezzo ai seni stretti di Frida iniziò a colare il sudore che rimase raccolto in quei sodi e alti frutti che Loki aveva leccato per tutta la notte.

Frida strinse tra le dita il ciondolo appeso al suo collo, quello che le aveva regalato Axel, pensando al modo in cui lui la elogiava sempre quando si trattava delle sue innate doti da ballerina. Trovò coraggio in quella memoria familiare e sorrise senza accorgersene quando il viso di Axel le comparve, nitido, nella testa. Le sue compagne di ballo, una delle quali con la testa completamente rasata e l'altra con la pelle grigia e gli occhi tutti neri, crearono un muro davanti a lei.

Frida capì che non poteva contare sul loro aiuto, tanto meno su quello dei ragazzi. Venne messa da parte, e quando le porte davanti a loro si aprirono immettendo il gruppo nell'enorme arena Frida rimase indietro agli altri. 

Era sul punto di mettersi a urlare e tornare indietro, pentita di doversi esibire; sapeva che il Gran Maestro dall'alto la stava guardando e quella presentazione era stata pessima. Le martellava in testa la convinzione che vedendola fallire in quell'esibizione il Gran Maestro l'avrebbe incenerita come già annunciato.

Frida seguì la via degli altri ragazzi, piantando i piedi nella terra polverosa evitando per un pelo di andare a sbattere contro la schiena nuda di un ragazzo molto più alto di lei.

Tra i piedi e i sandali si insinuarono granelli chiari di terra secca che pizzicarono tra le dita di Frida. Alzò il capo e, nonostante la difficoltà nel mettere a fuoco, la terrestre vide la vastità degli spalti altissimi e affollatissimi, stracolmi di persone indisciplinate che creavano una baraonda incredibile. Tutta la scala cromatica dei colori si agitava scompostamente sugli spalti, tra grida e rimbombi di un'adrenalina collettiva.

Frida abbandonò tutto il fiato che teneva in riserva nei polmoni, con gli occhi che quasi le bruciarono perché, misti ai colori delle vesti e dei cartelli, lei vedeva anche le anime mescolarsi e amalgamarsi come tempere in un bicchiere d'acqua.

Si allontanò da quell'incanto visivo alzandosi poco sulle punte per guardare davanti a se. Troppo presa dalle anime che avvolgevano l'arena e distratta dai rumori Frida non aveva prestato la minima attenzione alle parole del Gran Maestro che si accingeva a presentare l'evento. In piedi con le braccia spalancate ed un espressione fastidiosamente narcisista lasciava alla spalle un divano di pelle bianca sul quale era seduto, agitato, Loki. 

Frida non afferrò nemmeno una parola del preludio falso del Gran Maestro, provando a calmare le sue smanie guardando Loki e la sua anima.

Poi si sentì come chiamare, e subito capì che le cose stavano per prendere una piega ben diversa da come aveva immaginato.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora