Capitolo 44

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Frida non seppe mai del dialogo tra Thor e Loki nell'ascensore che li avrebbe sollevati fino al deposito delle navicelle del Gran Maestro. Il dio del caos, appoggiato dal figlio legittimo di Odino, aveva confessato che sarebbe in realtà rimasto lì a Sakaar.

«Ma tu devi portare Frida a casa, una volta per tutte. So come comportarmi adesso, devo lasciarla andare perché lei non è mia.»

Thor saltellò sul posto, deluso e amareggiato; «Ti arrendi così facilmente? L'hai già conquistata, si è persino dimenticata di quel terreste, come si chiama, Alex

Loki scosse il capo abbassando gli occhi. Per una volta dava ragione a Thor, ma aveva già fatto diversi accordi con se stesso. La notte prima in cui aveva dato a Frida tutte le sue rune poetiche non era riuscito a prendere sonno; il pensiero costante di un futuro con la terrestre dalla pelle tatuata lo assillava ansiosamente. Frida aveva già rifiutato una volta la sua proposta di nozze, e questo aveva ferito Loki più di quanto lasciasse trapelare. Ed anche se in quel momento lì a Sakaar, con Frida molto più adulta e matura, un secondo tentativo di chiederle la mano avrebbe fruttato maggiori speranze Loki sapeva che non sarebbe stata la cosa giusta da fare.

Loki le aveva accarezzato i capelli ondulati, Frida non si era nemmeno accorta di quella morbida carezza. Non era quella la vita che Frida meritava, non era con un uomo come lui che doveva passare il resto della sua breve vita mortale. Loki capì di essere stato egoista sin dall'inizio, da quando aveva approfittato del sacrilegio in cui Frida era caduta per via del suo scettro, a New York, e di come in realtà era sempre stato lui ad aver iniziato e giostrato quell'amore. Che Frida si fosse solo lasciata coinvolgere dalla corrente impetuosa degli eventi? Che lui in qualche modo abbia fatto sì che venisse manipolata dalla nuova e bambina emozione dell'amore, il primo per Frida?

Loki aveva ormai una silenziosa certezza di quelle domande.

Era un dio, poteva avere tutto, compiere le imprese più arcane dei nove mondi, ma amava così tanto Frida che avrebbe preferito lasciarla andare piuttosto che darle altre sofferenze o decisioni infelici per via della loro mastodontica differenza di appartenenza.

Un dio maligno come lui, figlio del gigante Laufey, ed una mortale delicata e buona come Frida non avrebbero mai concluso nulla. Loki pianse senza fare rumore o deturpare il suo viso stanco, aveva fatto l'errore più grande di tutta la sua lunga vita. Frida non era cosa sua, non gli sarebbe mai appartenuta, se non in forma inventata e bugiarda di una runa che aveva deciso di marchiarsi sul petto, nel lato sinistro, attraverso la sua magia incandescente. La runa Teiwaz, grande e sottile.

Teiwaz era la runa di Tyr, il più coraggioso degli dei, colui che aveva potere sulle vittorie in guerra. La runa si utilizzava su chi non aveva nessuna paura. Frida era proprio quel simbolo che fino a quel momento era rimasto anonimo; era la Runa di chi, come lei, era priva di ogni spavento, modellata di coraggio e forza. Loki si incise sulla pelle in direzione del cuore Teiwaz, che somigliava ad una freccia rivolta verso l'alto, per commemorare per sempre Frida, ed averla eternamente, magica, su di se finché la morte non avrebbe consumato il suo cadavere e la terra assorbito i brandelli decomposti della sua pelle su cui era stata tenuta Frida, Teiwaz, la sua runa, sperando che nel frattempo lo guarisse di ogni paura.

«E' con Axel che deve stare. Io l'amo in una maniera distruttiva, e non voglio consumare ancora la sua bellissima vita per puro egoismo.» rispose Loki, deglutendo per mandar giù l'amarezza.

Thor sospirò, tornando a guardare dritto davanti a se; «Sai che il destino troverà un modo per ricongiungervi sempre, ormai avete il sangue di entrambi dentro, quello non può rigenerarsi e sparire.»

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now