Capitolo 5

2K 131 5
                                    


Frigga aveva un portamento incredibilmente somigliante a quello di Loki. Con molta probabilità era il figlio ad aver imparato da lei, ma quando Frida la vide avvicinarsi a lei con quell'espressione docile e le mani raccolte in grembo notò immediatamente la familiarità di quei gesti.
In quella biblioteca dominava un intenso odore di incenso e carta, una sorta di paradiso per i sensi di Frida.
Si sentiva così tanto entusiasta per ciò in cui si era cacciata -il viaggio in un mondo di dèi, tutti quei libri, Loki- che il timore di essere utilizzata come surrogato per un qualche incantesimo non l'aveva sfiorata affatto.
Frigga aprì un grosso libro dalla copertina lavorata da ghirigori, affiancata dal figlio Thor.
Era una donna estremamente amorevole, umile come se non fosse affatto una regina. Frida la osservò con estrema cautela e parsimonia lavorare con ampolle di vetro, metalli e parole impronunziabili su una scrivania di marmo.
Sopra il grande libro scritto in runico Frigga poggiò un corsetto, appartenete a Loki. Formulò qualche strofa che suonava come una filastrocca per bambini, ed infine estrasse un anello tutto nero da una ciotola in ottone contenete un liquido fumante. Aveva immerso il gioiello tutto d'oro che improvvisamente ne era uscito liscio e leggero, annerito.

Lo tenne tra le dita, porgendolo alla giovane ragazza.
«È ossidiana adesso. Presta attenzione, sa essere incredibilmente fragile delle volte.» le disse Frigga con un tono materno. Infilò l'anello nell'indice sinistro di Frida, che fece silenzio per darle l'opportunità di spiegarsi meglio.
«Qui, tra le minuscole crepe della roccia, invisibili, è imprigionata l'aura di Loki. Ogni cosa che tocchiamo, inevitabilmente, acquista un po' della nostra energia. Così è stato con questo suo abito, usato per l'incantesimo. Tu, adesso, avendo al dito questo anello sarai capace di trasmettere la tua aura a Loki, e di controllarlo finché terrai il gioiello addosso. Ma ricorda bambina, non dovrai mai toglierlo.» Frigga le accarezzò i lunghi ricci sciolti sul petto.
Frida annuì, stringendo il punto in cui stava l'anello.
«Adesso va', liberalo. Non riuscirò mai a trovare un modo per ringraziarti.» Le mani di Frida vennero strette da quelle della donna, che rischiò di piangere per la contentezza.
«Non vi deluderò, lo prometto.»

Frida non ebbe ripensamenti, semplicemente la realtà le piombò addosso nel tratto di strada a palazzo che la divideva dalle carceri.
Improvvisamente prese atto delle proprie decisioni, a partire dalla sua scomparsa dalla terra, per cui senza dubbio i suoi cari si erano già preoccupati, fino a rendersi conto del fatto che prendere sotto la propria ala una personalità irrequieta come Loki non poteva trasmettergli così tanta serenità. Frida era una diciottenne piuttosto matura, e proprio ciò la fece riflettere sul perché rischiare così tanto. Non voleva mica apparire come l'eroina della faccenda, la coraggiosa donnina che salva la bestia e riesce a cambiarla.
Frida arricciò il naso, tornando alla realtà. I piedi battevano contro l'umido pavimento di pietra delle carceri, in passi svelti e ansiosi. Ma ogni suo dubbio sparì improvvisamente quando vide Loki seduto in terra, attraverso il campo di forza. Lui le sorrise, pallido, e allora Frida pregò il cielo di ricevere mille altre volte espressioni come quella da parte di Loki.
Lei voleva semplicemente vederlo, stare in sua compagnia il più tempo possibile.
Loki la affascinava, la catturava con quella sua bellezza particolarmente seduttiva, e quei suoi modi viscosi. Era una stupida, si era fatta abbindolare da simili smancerie. Anche se Loki non le sfoderava di proposito per giungere ad uno dei suoi scopi a doppia faccia; a Loki piaceva Frida, ne andava matto.

Fu troppo difficile dire qualcosa, ma la ragazza capì di doversi far avanti per prima, e di alleviare le sofferenze perdute di quegli occhi stanchi.
«Sei libero Loki.» bisbigliò Frida sorridendo, avanzando di due passi verso la cella.
Il dio si mise in piedi con qualche sforzo di troppo, barcollando lentamente più vicino a Frida. Non aveva sentito bene, ma le parole tra le labbra rosse di Frida erano state così piene di forza da fargli intendere benissimo anche il labiale.
«Sta ferma qui.» disse lui con tono rauco. Disegnò i lineamenti di Frida passando l'indice sul capo di forza luminoso e scottandosi la pelle appena.
«Sta ferma e fatti guardare meglio, per favore.»
Era come se la ricordava ma allo stesso tempo era cambiata. I ricci erano più voluminosi, si vedeva che fisicamente Frida era molto più matura e slanciata, così come il viso pubescente stava assumendo una bellezza di primavera. Loki aveva fatto di lei la sua unica ossessione. La detenzione lo aveva reso matto, e di ciò lui ne prendeva atto, ma non si vergognava affatto di essersi infatuato con malattia di Frida.

Quando Thor diede l'ordine alle guardi di far uscire il fratello dalla propria cella, Frida si gettò a sostenere Loki con la propria porzione di forza gentile. Entrambi i due protagonisti camminarono verso la principesca camera di Loki pregando di non scottarsi troppo temendosi così stretti.
Loki con un braccio intorno al collo di Frida, che gli strinse la mano, e lei con un braccio trasversale lungo la schiena ampia del dio, aggrappata ai suoi abiti sgualciti.
Sentirono i loro profumi, e si resero conto di non essere mai riusciti a dimenticarli.

«Ti ho sentita dentro i polmoni quando non c'eri, per tutto il tempo. Adesso che sei qui, invece, credo di essere impazzito davvero.» disse Loki sorridendo con fare rauco, sdraiato nel suo letto dopo aver riabbracciato Frigga ed aver ricevuto con amorevole premura le sue cure. Rifocillato a dovere il figlio di Laufey venne lasciato da solo con la sua protetta.
«Smetti di fare il romantico, non mi sembra il caso.» rise Frida con imbarazzo, sedendosi ai piedi del suo letto a baldacchino.
«Credi che io sia bravo a farlo?» il dio degli inganni poco a poco stava riaffiorando.
La terrestre schioccò la lingua e tramutò il suo sguardo con superiorità provocatoria, tenendo testa a Loki. Alzò la mano in cui l'anello nero risaltava tra la sua pelle pallida, indicandolo.
«Vedi questo? Significa che sei mio finché non tolgo dal dito.»
«Da quando hai deciso di sposarmi?» Loki sorrise piano, giocherellando con il ciondolo d'argento appeso al suo collo.
«Diciamo da quando mi stai simpatico.» Frida fece spallucce, dondolando i piedi che non poggiarono in terra.
Loki si tirò a sedere senza far trasparire la propria fatica. Dal piatto dorato poggiato sul comodino accanto al letto Loki prese uno spicchio di mela sbucciata. Lo mangiò con delicatezza, facendo pendere l'attenzione di Frida dalle proprie labbra.

Si passò la lingua sul labbro superiore, il collo gli scricchiolò quando con il capo si mosse a destra e a sinistra. La veste da notte che Frida gli aveva fatto portare era di lino bordata d'oro, così larga da cadergli sulle spalle con una sensualità femmina. Il petto liscio e ampio si intravedeva appena, e le clavicole baciavano il tessuto profumato.
Frida arrossì maledicendo i propri istinti.

Loki aveva i capelli neri, lunghi, acconciati in una treccia a spina di pesce al centro della nuca. Ciocche ondulate invece, più corte, gli cadevano sulle tempie e sul viso spigoloso. La stanchezza gli deturpava ancora tanto il viso, ma la sua bellezza dilaniò lo sguardo di Frida.
«Hai qualcosa da dire? Mio hjörtu ti vedo perplessa.» disse Loki con provocazione.
Frida si scrollò con un'istintiva sorpresa al suono di quella strana parola.
«Come hai detto? Hitruo...» si portasse più vicino a Loki tentando di ripetere ciò che aveva detto.
Loki rise, spostandole i lunghi ricci sulla schiena: «Hjörtu, significa cuore.»
«È strano.» continuò Frida.
«Cosa?»
«Mi suona familiare, è come un deja voi.»

Gli occhi di Loki scintillarono dall'emozione, illuso dal cuore pieno d'amore coltivato in un sogno lungo una condanna carceraria. Sapeva perfettamente che Frida, in fondo alla propria mente, ricordava ancora ciò che era accaduto a New York.
Le accarezzò il viso con il pollice e lei lo lasciò fare dischiudendo le labbra.
«Adesso raccontami meglio di questa storiella dell'incantesimo, e di come ti sei trovata incastrata in questa stranezza d'amore.» Loki accolse la contraddizione imbarazzata di Frida che ribatté ancora quell'esagerato suo modo di classificarla innamorata, e persero quasi l'intera notte a parlare senza contegno.
Tutto quello che avrebbero voluto dirsi durante quegli anni uscì fuori in poche ore appena.

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now