Capitolo 58

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Era spaventosamente insolito e sorprendente riuscire ad avvertire qualcosa, a provare una sensazione. Non riusciva a capire quale fosse davvero, esclusa la paura non ricordava più come erano fatti i sentimenti. I morti non possiedono i sensi concessi dalla natura, non toccano né sentono, e tanto meno assaporano. Ad Hel non si assaporava nulla, letteralmente.

In fondo non aveva dimenticato i dettagli di quel luogo, anche se la prima volta era stato meno cosciente e più sopportabile. Non scandiva mica la logica del tempo; erano trascorsi cinque anni ma Loki non aveva la facoltà di pensiero per contarli. Gli pareva di essere un fantasma da sempre. Forse, non era nemmeno mai nato.

Ed in fondo non era tanto tremendo quel posto, e questo avrebbe dovuto farlo riflettere. Nel regno dei morti era riuscito a scontrarsi con la maggior parte dei suoi figli, tutti defunti. Rivide ancora l'enorme Fenrir dal pelo scuro, come un'ombra imponente e veloce che si aggirava malignamente per tutto Hel.

Vi era anche Jormungandr, che non vedeva da quando l'infinito serpente era lungo poco più di una funicella, appena nato. Così come l'anima furtiva del rettile ucciso dal Ragnarok, anche l'angoscioso rumore degli zoccoli in corsa di Sleipnir contribuiva a rendere la prigionia dell'inferno un orripilante incubo. Dalla sconfitta di Hela il suo regno degli inferi era crollato totalmente nel caos. Morta persino lei per colpa dell'apocalisse su Asgard, adesso il suo spirito si rifugiava nelle grotte più profonde di Hel, laddove non si riusciva a veder nulla, nemmeno il palmo della propria mano, per via delle tenebre gelide e silenziose. Nessuno conosceva il suo aspetto, probabilmente deturpato dal motivo della sua morte. 

Ad Hel i tormentati si dannavano sotto l'aspetto del momento esatto del loro ultimo respiro. Loki era bianco e con gli occhi neri, una nube di spirito e ombra gelida. Sul suo collo evidenti segni di soffocamento annerivano la trasparenza quasi pura.

Hela, decisa ad isolarsi nei posti più nascosti del suo reame, aveva totalmente rinunciato al proprio incarico di regina dei morti, e per tal motivo ad Hel l'ordine si era tramutato in caos. 

Le anime che per millenni avevano nuotato nella pozza raccoglitrice dove Frida si era immersa per recuperare Loki adesso era vuota; tutti i morti detenuti lì dentro fino a quel momento per volere di Hela adesso giravano malamente in ogni angolo di Hel.

Sembrava di stare in un tremendo racconto dell'orrore, urla e tormenti echeggiavano senza sosta sollevando la pazzia e l'insensatezza tra anime che avevano dimenticato chi in realtà erano state.

Loki non era capace più di provare nulla, era morto e freddo, ma sapeva per certo che in altre circostanze avrebbe pianto quando si era imbattuto nei figli che aveva tenuto nascosti persino a Frida. Si trattava dei due giovani adolescenti, Narvi e Vali. La loro vita si poteva raccontare nella stessa storia che riguardava Thurisaz.

Ma Narvi non poteva essere sfiorato neanche per sbaglio da nessuno degli spiriti ammassati ad Hel. Sigyn non gli si era mai allontanata, e più che una protezione il suo sembrava un egoistico segno di possedimento pericoloso. Sigyn era la madre di Narvi come del gemello Vali, e prima moglie di Loki, padre dei due ragazzi. Ma le dinamiche che portarono l'intera stirpe del dio a perdere la vita risultavano troppo complesse e tremende per confessarle.

Nella gelosia di Sigyn e nell'assassinio dei due figli, pur non volendolo, c'entrava Thurisaz. Oh, proprio lei, la fiamma sempre accesa che aveva bruciato di dolore metà del cuore di Loki, fino a quando ne aveva avuto uno palpitante. Da quando c'era stata Frida l'altra metà si era spenta, guarita, e sul terreno purificato erano nati tantissimi fiori. Qualche volta appassivano per la malinconia, altre volte si scottavano sfiorando il fuoco di Thurisaz. Ma entrambe le parti erano riuscite a convivere rispettosamente, come Loki avrebbe sempre desiderato.

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now