Capitolo 3

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Zaino in spalla e occhiali da vista ben puliti, neri e dorati, Frida aveva scrollato i propri capelli ricci a testa in giù per renderli ancora più voluminosi e selvaggi. In canotta aderente e pantaloncini di jeans, con le proprie convers ai piedi -le sue preferite- uscì di casa dopo l'ora di pranzo avvisando sua madre che stava andando a fare una passeggiata in giro con la propria amica Melanie.
In verità aveva passato quasi tre giorni a rimuginare sul sogno in cui Loki era stato il protagonista, e più ci stava su più si contraddiceva dicendosi che una simile storia era impossibile da sostenere. Come poteva dar così retta ad un semplice sogno?
Le lunghe ciglia nere decorate dal rimmel e le labbra leggermente tinte da un rosa scarnito e naturale segnavano la sua semplice ed ingarbugliata personalità.
Frida non si aspettava affatto di incontrare Axel strada facendo. Il ragazzo di un anno più grande di lei stava facendo un giro in bici per i sentieri boschivi dove Frida si era inoltrata per raggiungere il posto indicato da Loki.
Axel era un ragazzo davvero affascinate ed introverso, un carattere estremante simile a quello di Frida. Qualche lentiggine gli puntellava il naso sottile, abbinandosi perfettamente agli occhi verdi. Axel aveva sul viso spigoloso e giovane qualche richiamo di una barbetta incolta, bionda. I fitti capelli più scuri li teneva corti, rasati ai lati del capo.
Con il suo solito sorriso gentile e timido smontò dalla bicicletta e si avvicinò per salutare Frida. La ragazza avvampò di imbarazzo quando il coetaneo la guardò dolcemente.
C'era una certa affinità tra i due, e poco a poco entrambi stavano cercando di coltivare quell'attrazione giovane e tenera.

«Cosa ci fai da queste parti? Non hai nemmeno un libro o un quaderno tra le mani, la cosa è strana.» le disse Axel bagnandosi le labbra morbide.
Incapace di saper mentire, Frida si rigirò i pollici, i ricci le coprivano parte del seno che sfuggiva dalla canotta.
«Lo so che non credi affatto a queste mie stronzate fantasiose, e che mi prenderai in giro, però ho fatto un sogno strano, ed è questo il motivo per cui sono qui.»
Axel rise con divertimento all'affermazione di Frida, scettico e lievemente seccato.
«È la tua fantasia da scrittrice a farti fare certi sogni, oppure guardi troppi film.» rispose lui.
Frida gli si avvicinò prendendogli un polso. Axel si irrigidì guardandola in viso.
«Ricordi ciò che mi è successo a New York? Tu sei l'unico che può credermi, io non sono pazza, te l'ho già detto...»
Il ragazzo le prese le spalle, scrollandola con affettuosità: «Frida lo so benissimo. Sei solo tanto provata da quello che hai vissuto. E poi ti sembra poco tutto ciò che passi con i tuoi brutti dolori? Hai soltanto la testa piena di pensieri, per questo motivo fai strani sogni e incubi. Con me puoi parlare di qualsiasi cosa.»
Frida si sentì sollevata per metà da quelle parole. Era sicura che quel particolare sogno non era per nulla frutto della sua fantasia.
Axel le propose di andar a bere qualcosa insieme, ma, seppur tentata dal suo invito, Frida si sforzò di assecondare il suo vero obbiettivo. A malincuore salutò Axel, lasciando un profondo oblio in sospeso tra i loro sguardi.

Con difficoltà a sapersi orientare, dopo qualche minuto di cammino Frida trovò la grotta descritta da Loki. Trasse un grosso respiro, senza alcun ripensamento.
Frida non si sarebbe mai aspettata che quella camminata lungo la buia e umida galleria non l'avrebbe più fatta tornare indietro.

Il viaggio di Frida durò un battito di ciglia. Poco prima l'unico rumore che sentiva intorno a se era il gocciolio umido che cadeva dal soffitto, facendosi luce con la torcia del propio cellulare arrivò alla fine del tunnel. Invece di una parete rocciosa di trovò davanti ad una porta di legno, rovinata dal tempo e dall'umidità, ma con una maniglia d'oro pronta per essere flessa.
Frida respirò rumorosamente, spaventata e sorpresa da quella scoperta. Era tutto vero, senza ombra di dubbio, ne era ormai certa.
Si scostò la montagna di capelli dietro la schiena e, lievemente flessa in avanti aprì la porta. Il luogo in cui si trovava era un'enorme stanza dorata, piena di luce e mobili costosissimi in stile barocco. Si voltò di scatto notando la porta internata in una parte da cui era uscita. Un passaggio segreto nella parete tutta dipinta da affreschi a tempera.
Paralizzata da quella straordinaria scoperta Frida non ebbe il tempo di ricomporsi perché la solitudine calma di quella camera principesca venne interrotta quando la grande porta d'accesso si aprì.
La povera ospite non ebbe nemmeno la prontezza ed il tempo di tentare a nascondersi.
Rimase in piedi con le gambe nude e le scarpe sporche di fanghiglia davanti all'imponete Thor.
Ci fu un attimo di ironico silenzio, e poi entrambi imprecarono per lo spavento e la sorpresa.

Frida lo riconobbe immediatamente;
«Chi sei tu?! Come sei arrivata nella mia camera?!» sbottò il dio del tuono con il lungo mantello rosso sulle spalle.
«Posso spiegare, davvero!» Frida gesticolò con le mani per domandare scusa, levandosi gli occhiali dal viso sudato e affaticato.
«Provieni da Midgard?» Thor lo intuì dal suo abbigliamento.
«Si, io sono Frida. Mi hai già vista due anni fa, quando ho lasciato il ciondolo d'argento a Loki.» spiegò Frida.
Thor si calmò, improvvisamente serio. Rimase in silenzio e camminò più vicino a lei. Era davvero tanto alto per Frida.
«Come sei giunta ad Asgard?»
Frida spalancò la bocca, avere la conferma di ciò che stava accadendo le fece quasi girare la testa.
«È stato Loki a portarmi qui.» corrugò le sopracciglia con ostinazione e continuò dicendo «L'ho sognato.»

Frida capì che per tanto tempo non avrebbe rivisto la sua famiglia, i suoi amici ed Axel.
Era l'ospite indesiderata del mondo dorato per eccellenza.

Raccontò nel dettaglio ciò che le era accaduto e che l'aveva spinta ad arrivare fin lì, suscitando nell'espressione del figlio di Odino un dubbio arrabbiato e amareggiato. Lui spiegò a Frida che Loki era riuscito a manifestarsi nel suo sogno grazie alla magia, e che presto si sarebbe ripresentato ancora nel suo riposo se lei avesse aspettato altro tempo.
Frida si sedette sul davanzale ampio della finestra aperta che sporgeva sulla città. Immane, meravigliosa e sognante città divina.
Thor non si oppose alla faccenda della runa, lui non si intendeva affatto di magia, e senza volerlo anche lui era caduto nel tranello della menzogna di Loki.

«Quindi cosa vorresti fare adesso?» le domandò Thor con serietà.
«Sono venuta fin qui per veder Loki, e così sarà, in un modo o nell'altro.»
Il Tuono rise per l'ostinazione della ragazza, aprendole una cassapanca ai piedi del letto.

«Sbrigati, cambia i tuoi abiti. Conciata in questo modo non puoi andare da nessuna parte. I midgardiani non dovrebbero stare ad Asgard.»
Frida prese al volo un pesante drappo di abiti non proprio della sua taglia, guardando Thor con un sorriso contentissimo e gli occhi scintillanti di felicità.
«Voglio bene a mio fratello, e saperlo nelle condizioni in cui è ridotto adesso mi causa tanto dolore.» disse lui.
Frida gli si avvicinò, corrugando la fronte.
«Se tu sei riuscita ad arrivare ad Asgard significa che devi tentare ad aiutarlo.»
La diciottenne annuì con le labbra serrate.
Ci mise un secondo a cambiare il proprio aspetto e trasformarsi in una vera e propria asgardiana.

Frida - La runa di Loki ✔️Where stories live. Discover now