[Completa]
[Finalista Italian Writers Award 2017]
«Mi amerai ancora tra un'infinità di anni, quando non sarò più giovane e forte, Beatrice? Quando non avrò altro che la mia anima sofferente, dolorante, ferita?»
Non rispondo. Non prometto mai quello...
«NOEMI!» Le tiro un debole pugno, sul braccio e lei si sfrega la zona, fingendosi offesa e ferita. Ma come si fa, a essere così dissacranti?
«Che c'è, è la verita! La mera, pura, razionale analisi dei fatti. Ma, visto che sei bigotta, meglio andare avanti.» Le tiro addosso un cuscino, che schiva abilmente e lascia abbandonato sul pavimento, per continuare a parlare.
«Insomma, dopo quella volta tutto liscio, no?» «Sì, sì» asserisco, poco convinta. «Siamo andati dalla ragazza di Giacomo a vedere Slovacchia - Italia e l'hai visto anche tu, com'era.» «Sì, l'ho visto, l'Andrea di sempre: un cafone ripulito.» Fingo di ignorare l'ultima affermazione. «E poi mi ha riportato a casa subito dopo la partita, di fretta, distratto, proprio come...» «... sempre» conclude Noemi. «Davvero, Bea, è il solito stronzo, niente di più, niente di meno.»
«Forse hai ragione tu.» Mi stringo nelle spalle, prima di lasciarmi cadere sul letto a una piazza e mezzo e crollare tra le lenzuola rosa, insoddisfatta.
Nonostante i momenti insieme, nonostante all'orale della maturità lui fosse in prima linea e io sentissi i suoi occhi neri fissi sulla schiena, a infondermi coraggio; nonostante abbia definito "vecchio ignorante" il professore esterno di italiano che aveva criticato la mia tesina e l'abbiano dovuto trattenere per non portarmi via di peso da quella "massa di cerebrolesi cor cervello pieno zeppo di segatura"; nonostante a vedere i voti appesi sul tabellone lui fosse lì con me, a tenermi per mano e sostenere la mia felicità quando gli sono saltata addosso non appena ho posato gli occhi su quel sudatissimo novantotto; nonostante i progetti, quelli del viaggio di maturità, con le ricerche su Google di furgoncini Volkswagen da noleggiare; nonostante tutto...
Io lo conosco, Andrea.
Sbuffo e provo a chiamarlo, voglio sentirlo, mi manca. Wind, messaggio gratuito. Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invit-
Chiudo il telefono. Che palle.
«Noe', sono inquieta.» «Lo vedo: mi stai stropicciando tutte le lenzuola, a forza di muoverti come un'anima in pena! Ma che c'hai, l'argento vivo addosso?»
Le note di Waka Waka pervadono la stanza e Noemi afferra il cellulare per rispondere, mentre io mi tappo le orecchie con le mani. La odio, 'sta canzone! Lei e tutte le vuvuzelas, maledetti strumenti del demonio.
«Pronto?» Il sorriso sulla bocca di Noemi, piano piano, si spegne; spalanca gli occhi e impallidisce, mentre io, a vederla così, scatto a sedere. Col cuore impazzito, sentendo l'ansia arrampicarmisi addosso con le sue dita adunche e stringermi la gola, penso alle ipotesi peggiori. Tutte. E la maggior parte includono Andrea e il sangue. Lei mormora solo «Sì» e poi chiude la chiamata. Mi guarda con l'angoscia impressa negli occhi.
«Giacomo ha avuto un incidente.»
*
«La volete finire, di starmi tutti attorno? Sono solo caduto con lo scooter, mi so' sbucciato il ginocchio, dai, siete dei melodrammatici del cazzo! Sono ancora vivo!»
A giudicare dalle urla concitate, Giacomo è decisamente vivo, in effetti, e anche sano come un pesce. Un'Audi l'ha tamponato su corso Trieste mentre era in moto, ma a parte qualche danno alla carrozzeria e qualche contusione qua e là, mi sa che è messo meglio di tutti noi, che abbiamo corso fin qui col cuore in gola. Sembra incredibile, ma a volte ci si rende davvero conto della compattezza di un gruppo solo in certe situazioni: è bastata una chiamata della ragazza di Giacomo, preoccupata a morte, a far sì che ognuno di noi lasciasse immediatamente in tredici qualunque cosa stesse facendo per accorrere qui.
Il problema non è come sta lui, ma come sto io: dentro di me è avvenuto un altro impatto, più silenzioso ma più devastante. Scongiurato il pericolo, mi faccio largo tra gli altri, per avvicinarmi a Dario. Lui sembra sfuggirmi, tiene gli occhi bassi, fa di tutto per evitare il mio sguardo.
Qualcosa non va. Qualcosa non va ed è palese agli occhi di tutti, tanto che all'improvviso si fa silenzio - persino Giacomo smette di urlare - e il silenzio è più pesante del piombo fuso. Qualcosa non va e non importa quello che dice Noemi, io me lo sento addosso più o meno da quel sabato in cui è andato a ballare con gli altri; me lo sento addosso come qualcosa di viscido, estraneo e appiccicaticcio, e adesso me lo sento anche dentro, come una pioggia ghiacciata, come un milione di sottilissime stalattiti che, gelide e dure, mi trafiggono la pelle, fino a intaccare le ossa.
E non ci credo. E non respiro. E uno schiaffo a mano aperta in pieno viso farebbe meno male di questa bugia bastarda. Perché se non è con lui...
«Andrea dove cazzo sta?»
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📍 Tipo che è l'ultima cosa a cui starete pensando, ma Zi' Checco lo trovate a Ostia in via Danilo Stiepovich 2. Giusto per la cronaca.