capitolo 1

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Beep Beep.

Allungai il braccio per spegnere l'incessante suono della sveglia, una nuova giornata stava iniziando, si, una giornata di merda come tutte le altre.

Mi alzai dal letto e compii la mia solita routine.

Arrivai in cucina feci colazione e prima di uscire salutai la mia "famiglia" dico così perché quella non era la mia vera famiglia.

Alla nascita i miei genitori biologici sono stati coinvolti in un incidente e io, da allora, mi sono ritrovata a girare l'Italia e cambiare casa famiglia ogni 15 giorni, a 14 anni finalmente tornai nella mia città natale, Napoli.

Ma quella non sembrava per nulla la mia amata Napoli.

Anche se nonostante tutto, mi era mancata moltissimo, comunque, uscii di casa, infilai le cuffie e feci partire la musica.

Arrivata a scuola già iniziai a sentire le prime risatine o insulti che mi venivano rivolti alle spalle, solo per il banale motivo che non ho i genitori o per il fatto che sono un'anno avanti e per un mio piccolo segreto, all'apparenza potevo sembrare una ragazzina normale, in realtà lo ero ma non del tutto e questo traspariva da alcuni miei atteggiamenti ma non ci facevo neanche più tanto caso, arrivai in classe e prima di iniziare le solite 5 ore di lezione, la professoressa di matematica ci fece un annuncio, e io sperai solo che non si trattasse di un altro compito.

<<Ragazzi la nostra scuola ha aderito ad uno scambio con un istituto americano, perciò alcuni ragazzi seguiranno le nostre lezioni e alloggeranno nelle vostre case.>>

Fantastico! Adesso anche un ragazzo dell'altro continente può prendermi in giro.

La giornata passò stranamente molto veloce, varcata la soglia di casa non ebbi neanche il tempo di posare lo zaino che iniziai a litigare con i miei "fratelli" per motivi futili, il nostro litigio venne interrotto quando mio padre mi bloccò al muro, iniziai a sentire l'orribile odore dell'alcol, iniziai a fissare quegli occhi pieni di sangue che mi terrorizzavano giorno per giorno.

<<Un'altra parola e sei fuori di qui>>

Disse piano, normalmente avrei replicato, ma in quella situazione il mio battito cardiaco e il mio respiro irregolare bastarono per farmi capire che non ne avevo le forze.

Quell’uomo sapeva essere molto violento, sia da sobrio che da ubriaco.

Lo odiavo, anzi odiavo tutti di quella stupida famiglia, non facevo altro trattarmi a merda ogni giorno, e io non avendo la forza e il coraggio di reagire, mi limitavo a subire.

Durante il pranzo nessuno osava proferire parola, si sentivano solamente i rumori delle posate che battevano freneticamente contro il piatto, quel silenzio assordante venne finalmente interrotto quando mia "madre" disse:

<<È arrivata un e-mail dalla scuola che riguarda uno scambio. Arriverà un ragazzo di 15 anni qui tra due settimane. Ti avverto se solo fiaterai o farai qualcosa di sbagliato ti sbatto in strada! Chiaro?>>

Io annuii senza dire parola anche perché pensavo che tra 15 giorni me ne sarei andata da quel buco che chiamano casa.

Passai la giornata chiusa in camera a fare quello che faccio di solito, e così finalmente un’altra giornata di merda finii li, posai lo sguardo sull'orologio che era appeso al muro, erano le 20:30 decisi di non cenare perciò mi misi il pigiama e mi addormentai pensando a come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta con i miei veri genitori.

La mia vita sarebbe stata straordinaria con i miei veri genitori, niente schiaffi, niente insulti, e forse niente liti, ma purtroppo questo non era possibile, vorrei tanto vederli un'ultima volta per dire a loro che mi mancano moltissimo, farei qualsiasi cosa per portarli indietro, qualsiasi anche a costo della mia stessa vita.

My Friend ||Peter Parker|| Where stories live. Discover now