13. A pranzo con Higuain e Dybala

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«Sai cosa c'è da mangiare?»

La segretaria scosse la testa, «Ogni settimana il menu cambia. Ma ti assicuro che è qualcosa di schifosamente salutare» rispose facendola sorridere.

Quel posto era immenso.

Stava cercando di tenere a mente il percorso, ma dopo la seconda volta che avevano svoltato la sua memoria l'aveva già abbandonata.

«Penso che dopo avrò bisogno di te per ritornare in ufficio.»

Michela rise.

«Non ti immagini quante volte mi sono persa io i primi giorni.»

«Per caso ti hanno detto quando potrò avere un computer?» le chiese poi Alice.

«Il computer c'è già, adesso Mario si sta occupando dell'installazione di tutti i programmi necessari per entrare nell'archivio.»

Al sentire il nome di Mario, il pensiero di Alice volò immancabilmente verso il suo amico artista.

Il venerdì prima aveva annunciato che stava organizzando un'altra mostra lì a Torino e li aveva invitati tutti quanti.

Non aveva svelato altro, nemmeno una parola su che tipo di dipinti si trattasse, quale tecnica avesse usato, quanti fossero, niente di niente.

Aveva detto che avrebbe mandato un messaggio sul gruppo che avevano su WhatsApp con la data, l'ora e il luogo della mostra dove avrebbero finalmente avuto le risposte a tutte le loro curiosità.

Alice era felice per lui e curiosa di partecipare e vedere le sue nuove creazioni.

Invidiava la sua perseveranza e il suo coraggio per aver inseguito un sogno che non gli garantiva la certezza di uno stipendio, di non essersi accontentato.

Gli si leggeva negli occhi quant'era felice e soddisfatto di quello che stava facendo.

Era proprio un sognatore, quello che Alice aveva smesso di essere.

Era tempo, ormai, che aveva preferito scegliere la ragione al sentimento, la realtà rispetto al sogno e il lavoro a discapito dell'amore.

Forse non era felice come lo era Mario, ma almeno era serena, non correva il rischio di rimanere delusa - nuovamente - da qualcuno o da qualcosa in cui aveva creduto fermamente.

Quando arrivarono in mensa buona parte dei posti erano già stati occupati da alcuni dei ragazzi.

«Dal silenzio deduco che siano appena arrivati. Una volta finito di mangiare cominciano a spettegolare e fanno un casino che non ci si sta più.»

Mentre passavano tra i tavoli vennero fermate da Marchisio.

«Ehi, Michi, non si saluta più?» scherzò.

Lei gli rivolse un sorriso in risposta, «Ciao, Claudio e ciao anche voi» salutò con un cenno della mano gli altri.

Quello era il tavolo dei cosiddetti "senatori", occupato in quel momento da Gianluigi Buffon, Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini.

Non la sorprendeva vederli seduti insieme, anzi, ci avrebbe scommesso che oltre ad avere intesa sul campo erano anche ottimi amici fuori.

Barzagli sarebbe arrivato da un momento all'altro e senza ombra di dubbio si sarebbe unito a loro, pensò.

L'unica cosa strana di quella situazione era non vedere Leonardo Bonucci lì con loro, quello sì che era inverosimile.

«Gigi, Claudio, Giorgio, lei è Alice. Lavorerà per un po' qua da noi. E Alice... beh, penso tu li conosca già.»

Potremmo ritornareOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz