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Il volo è stato piuttosto comodo, ho dormito e ho anche fatto uno spuntino.
Qui sono le 4.30 del mattino, non potrò essere mai grata abbastanza alla mia "famiglia" che è dovuta venire all'aeroporto a quest'ora.

Le hostess ci lasciano uscire dall'aereo e quindi intraprendo la mia strada per arrivare a prendere il mio bagaglio da stiva.
Prendo la valigia e cerco i genitori che mi ospiteranno quest'anno.
Non nego di essere in ansia, per tutto questo, alla fine passare un anno in un altro continente in una famiglia sconosciuta alla propria spaventa parecchio, ma sono solo all'inizio, e ho sempre desiderato quello che mi sta accadendo.

È un sogno.
Vedo tutto questo come un riscontro positivo che può darmi tante opportunità di crescere e magari di lasciarmi andare di più.
In lontananza vedo un po' di persone con dei cartelli in mano. Non mi resta che trovare il mio.

Ho rifiutato di vedere le facce dei miei nuovi inquilini perché non volevo partire con in testa i loro volti, per godermi a pieno tutto.
Leggo un cartellone con su scritto 'Charlotte Stevens' alzo lo sguardo e trovo le due persone che lo afferrano con accanto una ragazza.

Ci sono una signora abbastanza giovane a mio parere per avere avuto figli, bionda con gli occhi chiari, e affianco a lei, suo marito, un uomo alto e affascinante, moro con anche lui gli occhi azzurri. La signora tiene in braccio un bambino, che era all'inizio coperto dal cartello.

La ragazza accanto ai signori e il bambino, i miei nuovi fratelli, sono molto carini. La ragazza è bionda con gli occhi azzurri, mentre il bambino, molto più piccolo rispetto a noi, è carinissimo e pacioccone, con due occhioni blu.

Da due genitori così belli e con gli occhi chiari, non ci si poteva aspettare altro che dei figli tali.
Chissà perché, ero convinta avessero 3 figli, mi sarò sbagliata.

Dopo averli scrutati per qualche secondo e aver captato tutte queste informazioni, sorrido a tutti loro, decidendo di presentarmi.

"Piacere, sono Charlotte" annuncio emozionata.
"Benvenuta a L.A. Charlotte, sono Anne" mi dice con tono accogliente la mamma presentandosi.
"Io sono Abigail" dice la ragazza.
"Io George" fa il padre.
"E lui è Matthew" è la mamma a presentare il bambino, che avrà sui 3-4 anni, essendo fin troppo assonnato.
Porgo la mano a tutti educatamente, per poi seguire George per arrivare alla macchina.

Arrivati alla macchina, una grande Range Rover nera, mi siedo in mezzo a Matthew e Abigail.

Appena George mette in moto, spezzo il silenzio.
"Mi dispiace che siate venuti tutti a prendermi, soprattutto per il piccolo... perdonate il disturbo" dico mortificata.

"Ci ha fatto piacere, non devi assolutamente dispiacerti, fai parte della nostra famiglia ora, e poi non siamo tutti tutti" ammette Anne.

Corrugo la fronte.
Abigail ridacchia.
"Manca Harry, quello stupido di nostro fratello" dice esasperata la ragazza.
"Vedi, è in un periodo difficile dell'adolescenza, è molto ribelle e non sappiamo più che fare con lui!" Dice di nuovo la madre con un tono di esaurimento.

"Capisco, mia sorella è uguale" rispondo onestamente.
Penso che siamo proprio arrivati.

La macchina accosta davanti ad un'enorme villa con piscina in vista...
Spalanco gli occhi.

"Bella, vero? Scendi, sù" mi invita Abigail con tono scherzoso.
Scendo dalla macchina, mentre George si occupa delle mie valigie.
Entriamo nel porticato, per poi entrare in casa.

"Non è ancora qui" afferma George riferendosi al figlio, penso.
Anne lo guarda con preoccupazione.
"Vieni, ti mostro la tua stanza" sospira Abigail interrompendo il dialogo tra i genitori.

Seguo la ragazza, salgo le scale ed entro finalmente nella mia futura stanza.
"Eccoci" mi incita ad entrare, sedendosi sul letto. Mi siedo anche io.
È un letto matrimoniale comodissimo, e la stanza è davvero bella e accogliente.

"Mi piace tanto, grazie della gentilezza, Abigail" le sorrido.
"Abby" mi corregge.
Abbozzo un altro sorriso. Tutto questo promette bene, sono una bella famiglia.
"Quanti anni hai?" Mi chiede.
"16, tu?"
"Anche io! Frequenteremo gli stessi corsi al liceo... penso che te la cava a scuola, per essere venuta fin qui!" Si complimenta.
"Si, poi è sempre stato il mio sogno vivere a Los Angeles" le dico sincera.
"Di dove sei?"
"Di Londra, ci sei mai stata?"
"Wow... no, mai" confessa.
"Sarò contenta di ospitarti" dichiaro.
"Non vedo l'ora!" Dice aprendo la bocca dall'euforia.

Sentiamo bussare alla porta.
"Avanti" concede Abby.
Sentiamo un cigolio per poi vedere la porta aprirsi.
"Finalmente ho messo a letto Matt!" Dice esausta Anne sulla soglia della porta.
Io e Abby ci guardiamo e ci mettiamo a ridere.
"Forse non è ora anche per voi?" Chiede interrogativa.
"Va bene mamma, buonanotte, Charlie" esclama Abby lasciando la stanza insieme alla madre, che mi sorride.
Ricambio il sorriso, per poi sentire la porta socchiudersi.

Decido di sistemare i miei vestiti negli appositi armadi, passa un'ora e mezza.
Ora che ci penso, della loro grande ospitalità non dubito, però non mi hanno mostrato il bagno e le altre stanze, e ora necessito senz'altro di lavarmi.
Cercherò di azzeccare il bagno.

Esco dalla mia camera.
D'intuito, apro la porta più vicina, quella di fronte alla mia.
La apro e capisco che non si tratta del bagno. È una stanza da letto abbastanza trascurata con le pareti nere e un sacco di disordine.

Mi blocco a guardare dei libri sparpagliati sulla scrivania. Scuoto la testa per tornare coscente dal mio stato di trance.

Mi giro di scatto per cercare il bagno, ma sussulto, trovando di fronte a me la figura di un ragazzo alto che puzza di fumo.

Noto con questo buio/luce solo i suoi capelli ricci e i suoi occhi verdi, che traspaiono rabbia.

Sento il cuore battermi in petto in preda al panico. Che figuraccia.
Il ragazzo dice con una voce rauca e con tono frustrato:
"E tu chi cazzo sei?!"

Hellish Love Where stories live. Discover now