6. Soliti venerdì

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«Papà?»

«Sta benone, Ali, non ti preoccupare. Tu, stai bene?»

«Sì, mamma, sto bene pure io. Ho appena finito di mangiare e adesso sto tornando in ufficio.»

«Io sono in sala insegnati, con un panino e i compiti dei ragazzini di quinta da correggere. Tu cosa hai mangiato?»

«Sara aveva voglia di giapponese e siamo andate in un posto qua vicino agli uffici.»

«Ah, bene.»

«Elia, come sta?» chiese Alice con un filo di voce mentre guardava un paio di bambini che si rincorrevano allegri sul marciapiede.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter tornare ad essere piccola, qualsiasi cosa.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter andare anche una sola volta a letto senza alcun pensiero che le affollasse la testa.

Sorrise meramente, pensando che non si ricordava neanche più l'ultima volta in cui era andata a dormire tranquillamente, senza il minimo pensiero per la testa.

«Sono andata a trovarlo lunedì - rispose - Sta bene.»

Sua madre era stanca, non era molto difficile da intuire anche solo sentendola al telefono.

«Ha detto che gli manchi. Manchi a tutti, Alice - rimase in silenzio per qualche secondo - Perchè non vieni a trovarci? Magari uno dei prossimi weekend.»

«Non è passato neanche un mese dalla fine delle mie ferie, mamma. E poi abbiamo un sacco di lavoro in ufficio negli ultimi giorni. Forse a novembre» le propose per non farla rimanere troppo male.

«Certo.»

***

Erano decisamente troppo abitudinari come gruppo e anche quel venerdì si ritrovarono tutti e sette seduti comodamente attorno al loro solito tavolo.

L'ultima ad arrivare era stata Sofia - aveva finito lezione solo mezz'oretta prima -, ma prima che le lancette dell'orolgio segnassero le sette erano tutti lì.

Lizzie sbattè i cinque biglietti di cui Nicola aveva già accennato ad Alice a colazione sul tavolo e «Non pensiate che io abbia speso i miei soldi per andare a vedere la Juventus - puntualizzò -, me li hanno regalati. Una partita di calcio è pur sempre una partita di calcio, quindi uno lo tengo per me, per gli altri fate voi.»

Nicola ne prese due, passandone uno ad Alice.

«Hai cambiato idea?» le chiese guardandola accigliato, vista la riluttanza con cui lei aveva afferrato il foglietto di carta.

«No» rispose semplicemente, perché Preferirei passare il sabato in altri mille modi - anche al freddo e sotto la pioggia - piuttosto che andare a vedere Federico Bernardeschi e la Juventus era decisamente troppo lungo.

«Sono tutti per voi» alzò le mani Sofia, completamente indifferente a quella partita e al calcio in generale.

«Quando giocano?» chiese Mario.

«Sabato quattordici» rispose Alice.

Alla fine rimase comunque un biglietto senza proprietario, Mario non poteva esserci perché aveva già un impegno per quella data, a Sara non importava granché e quindi l'unico interessato libero rimaneva Alessio.

«Chiederò a Filippo» asserì Lizzie prendendolo dal tavolo e infilandoselo nella tasca dell'inseparabile grembiulino insieme al suo.

«Ah, ragazzi, sabato prossimo organizzano una serata a tema al Zero - li informò Nicola - Ne parlavano i miei compagni di corso tutto oggi. Se ci siete prendo le prevendite, ci divertiremo.»

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now