CAPITOLO UNDICI

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Thalia abbracciò prima Annabeth e poi Percy, scompigliò amorevolmente i capelli di Jason e sorrise a Piper.
Chirone alzò una mano per chiedere il silenzio che si era rotto dopo l'arrivo delle cacciatrici. Chi le salutava, chi le guardava con soggezione, chi lanciava loro occhiatacce e si lamentava borbottando scontento con il compagno più vicino.
Non appena ebbe ottenuto il silenzio il vecchio centauro proseguì. —Inoltre, come probabilmente saprete, domani sera, dopo cena, si terrà una partita di caccia alla bandiera. — i semidei applaudirono e fischiarono entusiasti e le fiamme si alzarono danzando — Però — le urla si interruppero di colpo assieme alla danza delle fiamme— c'è stato un cambiamento nella formazione delle squadre. - il silenzio stupefatto si era fatto assordante, interrotto solo dallo scoppiettare minaccioso del fuoco —So che avrete di certo già formato le alleanze, ma ho ricevuto la richiesta di cambiare qualcosa. Mi è stata proposta una rivincita, ormai cinque anni dopo. Cacciatrici contro semidei.
Ci volle qualche secondo prima che i ragazzi metabolizzassero la cosa.
Poi, a poco a poco, esplosero in un boato di urla e imprecazioni. Il fuoco si tinse di rosso e si alzò infuriato.
—Cosa?! Ma le squadre erano già formate! Non ho intenzione di cambiare alleanze! Capito? Non accadrà!— le urla della La Rue mi arrivavano alle orecchie, sovrastando le altre.
—Ma...non avrebbe senso! Le squadre sarebbero impari! I semidei sono in numero maggiore delle cacciatrici! I conti non tornano!— persino i figli di Atena, così freddi e calcolatori solitamente, erano rimasti spiazzati dalla notizia, che non rientrava nei loro piani.
Nella fila davanti, una figura si alzò in piedi, e le grida si interruppero di colpo.
Percy Jackson, con lo stesso sorriso strafottente di quando lo avevo conosciuto, porse la mano a Thalia.
—D'accordo. Sono curioso di vedere chi vincerà. Sarà divertente... e chissà...magari riusciremo ad avere la nostra rivincita.
Riuscivo a sentire ogni singolo semidio trattenere il fiato.
—Perfetto — la leader delle cacciatrici strinse la mano al semidio più valoroso del Campo Mezzosangue. —Buona fortuna.
—Anche a te.

Assieme alla musica, ai canti e alle chiacchiere, ricominciò anche il mio disagio.
I ragazzi ballavano, chiaccheravano allegramente, si ingozzavano al buffet.
E poi c'ero io. Seduta in un angolo a fissare la danza delle fiamme, sperando che nessuno mi avrebbe notata.
James era sempre lì a suonare la chitarra, i figli di Ermes che avevo conosciuto erano con gli altri figli di Ermes, e lo stesso valeva per i figli di Apollo.
Così dopo un po' mi decisi e sgattaiolai lontano dal fuoco nell'ombra, diretta verso la cabina undici.
Quando fui immersa dal buio della notte, alzai lo sguardo verso il cielo stellato e rimasi ad ammirare tutti quei puntini lontani, tutti quei mondi dispersi nel cielo.
—Quella è la cintura di Orione. — Una voce nell'oscurità mi fece sobbalzare. Il diadema d'argento di Thalia luccicò debolmente al chiarore della luna piena. Le stelle si riflettevano nei suoi grandi occhi blu —E quella — la Cacciatrice mi prese delicatamente il mento fra le dita e mi spostò la testa nella direzione del suo sguardo, verso una costellazione che non avevo mai notato — è la costellazione della Cacciatrice. Conosci la sua storia?
Scossi la testa.
—C'era questa ragazza, era la leader delle cacciatrici di Artemide. Questa ragazza... combatté valorosamente contro le sue stesse origini. Ma, alla fine, si spezzò. E il suo sguardo si perdette per l'ultima volta tra le stelle del cielo...assieme al suo ultimo respiro.
Alla luce della luna, vedevo gli occhi di Thalia diventare lucidi e una lacrima scivolò tra le lentiggini del suo viso.
—Si chiamava Zoe Nightshade.
Non dissi niente. Le parole mi sembravano superflue. Rimasi a guardare i puntini luminosi che formavano la costellazione della Cacciatrice in silenzio, aspettando che Thalia ricominciasse a parlare.
—Era una ragazza coraggiosa. Morì per salvare i suoi amici e la sua padrona. — distolse lo sguardo dal cielo e puntò i suoi occhi nei miei, perforandomi con il suo sguardo — È questo il nostro compito, Luna. Noi cacciatrici combattiamo per la giusta causa, ci alleiamo con coloro che ne sono degni. — fece una pausa — Ciò che sto per proporti è un grande onore riservato a pochi. Ma tu ne sei degna, me lo sento dentro.
—Qual è questa proposta? — chiesi dopo un attimo di silenzio, rotto solo dal placido canto dei grilli nell'aria estiva.
—Voglio chiederti di unirti alle cacciatrici. Avrai l'onore di servire la dea Artemide per l'eternità, a meno che non cadrai in battaglia. L'unica condizione è la lontananza dagli uomini.
—Mi stai offrendo l'immortalità? E in cambio dovrei mettermi al servizio di Artemide e giurare di non avere relazioni con i ragazzi? — la figlia di Zeus sorrise al mio tono stupefatto —Ma...perché a me? — chiesi.
—Tu mi piaci, Luna. Non sono proprio sicura del perché, ma tu hai l'aria di esserne degna. Saresti una brava cacciatrice. Allora? Qual è la tua risposta?
Si. disse la voce nella mia testa.
Non lo so. disse il mio cuore.
Andiamo! Ti sta proponendo l'immortalità!  insistette la voce nella mia testa. E in cambio di cosa? Di stare lontana dai ragazzi? Non sarà mica un problema per te!
—Posso avere un po' di tempo per pensare? — dissi io infine.
Stupida stupida stupida stupida stupida perché cavolo non hai detto subito di sì?  Fece la voce.
Un ombra di delusione passò per un attimo sul volto della figlia di Zeus, ma poi si ricompose e mi sorrise.
—Ma certo. Fai pure con calma. Ti capisco. Vai pure a dormire, se vuoi. Vedrai che una buona notte di sonno ti aiuterà a schiarirti le idee.
—Grazie.
—Buonanotte, Luna Wolfson.

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