CAPITOLO DIECI

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Mi voltai, il cuore che minacciava di balzarmi fuori dal petto, le mani che iniziavano a sudare.
Incrociai uno sguardo blu elettrico.
La ragazza era alta più o meno come me e dimostrava più o meno la mia età, ma aveva un aria decisamente più intimidatoria, con quell'espressione seria e all'erta, la faretra sulle spalle e l'arco argentato con la freccia incoccata puntata al mio petto. I capelli neri lunghi fino alle spalle erano tagliati in modo irregolare e un po' spettinati, il volto pallido era spruzzato di lentiggini. Indossava una t-shirt nera e dei pantaloni grigi a motivo militare, con una catenina d'argento al posto della cintura, e ai piedi un paio di anfibi. I polsi erano adornati da bracciali, con i ciondoli che oscillavano e tintinnavano piano a ogni suo movimento.
Sulla fronte portava una tiara d'argento con una mezzaluna. Lo stesso simbolo che c'era sulla porta. E...anche sul mio medaglione...
Ma, dopotutto, era solo una mezzaluna : niente di così significativo, pensai.
Sentii comunque il bisogno di stringerlo e le mie dita vi si chiusero attorno da sopra il tessuto della maglietta, anche se solo per qualche secondo.
—Ho detto: cosa ci fai qui? — ripeté la ragazza vedendo che non rispondevo, ma più lentamente, scandendo le parole come se stesse parlando a un bambino particolarmente duro di comprendonio. La punta della freccia si abbassò leggermente.
Io continuai a non dire niente, giocherellando nervosa con la mia treccia e ascoltando il battito del mio cuore che accellerava, facendosi sempre più irregolare.
Lei mi scrutò in faccia per un po', come se volesse perforarmi con i suoi occhi blu elettrico. Alla fine abbassò l'arco e fece qualche passo deciso verso di me.
Quello che fece dopo mi stupì non poco.
—Piacere, io mi chiamo Thalia Grace, figlia di Zeus e leader delle cacciatrici di Artemide. Forse conosci mio fratello Jason...—mi tese la mano, l'espressione ostile di prima sostituita da un sorriso allegro che la rendeva una persona completamente nuova — E tu? Sei nuova qui al campo, vero? Non ti ho mai vista prima.
Jason?! Sul serio, era suo fratello? Non me lo sarei mai aspettato. Come non mi sarei mai aspettata che avrebbe  reagito in questo modo.
Per un attimo la fissai a bocca aperta, sbalordita, ma alla fine mi decisi a stringerle la mano.
—Luna Wolfson. Sì, sono nuova. Tuo fratello è simpatico...
—Mi piaci, Luna. Sai, vorrei farti una proposta. Però penso che dovremo aspettare stasera, al falò. Ora è meglio se vai: io — mi fece l'occhiolino — potrei dimenticare di averti vista qui, ma le mie sorelle non sarebbero tanto felici di trovarti nella cabina della nostra signora. Ci vediamo questa sera, Luna Wolfson.
Io balbettai un saluto imbarazzato e poi uscii veloce dalla cabina, incredula della mia fortuna.

Le fiamme si innalzavano verso il cielo stellato, alte quasi tre metri, danzando sulla melodia suonata dai figli di Apollo. Rosse, gialle, arancioni, dorate. Una fusione ipnotizzante di colori. Ora più intense, come se da un momento all'altro potessero uscire dal loro cerchio di pietre e divorarci, il momento dopo più calme, come se avessero deciso che, dopotutto, eravamo simpatici e non ne valeva la pena.
Vedevo Leo, in prima fila, assieme alla bella Calipso e agli altri figli di Efesto. In qualche modo, era riuscito a catturare una fiamma dal falò, e ora si divertiva a farsela passare da una mano all'altra, fra gli applausi eccitati del fratellino Harley.
Lì vicino c'era anche Jason, che teneva Piper sulle ginocchia e le aveva avvolto le braccia attorno alla vita, ignorando le occhiatine di tutta la casa di Afrodite.
Poi c'erano Percy e Annabeth, un po' separati dai figli di Atena, con cui sarebbe dovuta stare lei. Sedevano abbracciati, osservando le stelle in un misto tra malinconia e felicità. A volte le indicavano, sorridendo, e si sussurravano qualcosa che non riuscivo a udire.
Nico, invece, era seduto, in evidente imbarazzo, tra Will Solace e la sorella Hazel, a sua volta accanto al robusto Frank Zhang. A una prima occhiata, non si direbbe che i due avrebbero potuto stare insieme. Erano completamente diversi: lui robusto e muscoloso, alto e dai lineamenti asiatici, lei piccola e minuta, dalla carnagione scura e i riccioli castani, scompariva completamente nell'abbraccio del ragazzo. E invece erano una coppia fantastica. Erano entrambi molto gentili e amichevoli, quasi troppo, nonostante l'aspetto minaccioso di Frank.
Il mio sguardo risalì da Will ai ragazzi intorno a lui, e cominciò a setacciare il gruppetto dei figli di Apollo che suonavano, fino a trovare le strisce, quella sera rosse, fra i suoi capelli.  Suonava la chitarra, vedevo le sue dita muoversi abili sulle corde, senza un attimo di esitazione. Forse avrebbe potuto insegnarmi, un giorno. Riuscivo a vedere, o forse semplicemente percepivo, il sorriso sereno dipinto sul suo volto chino sulla chitarra, perso nelle note della canzone.
Io, invece, mi sentivo sempre più a disagio tra i figli di Ermes. Chris Rodriguez non era male, era abbastanza gentile, anche se non parlava moltissimo, e sembrava non possedere quell'insana passione per gli scherzi, ma era il fidanzato di Clarisse e io preferivo non avere nessun contatto, seppur indiretto, con lei.
Lo so, lo so. Ora penserete che avessi troppi pregiudizi. Può darsi. Ma preferivo che passasse un po' di tempo prima di far conoscenza con Clarisse, in modo che non potesse più considerarmi una nuova arrivata.
Della ragazza di prima, Thalia, non c'era traccia. L'avevo cercata tra la folla di semidei, ma niente da fare. Non riuscivo a togliermi dalla testa quella frase. Vorrei farti una proposta. Ma di che proposta parlava? Di sicuro non di matrimonio... ma quanto sono simpatica...
I miei pensieri continuavano a vagare da questa domanda, a James...e ai suoi occhi, e al suo sorriso, e a quel ciuffo di capelli rossi che gli ricadeva sul viso chino sulla chitarra...okay la smetto.
Il mio sguardo si perse nella danza infuocata delle fiamme, e io lasciai i pensieri liberi di vorticare nella mia mente.
Era successo tutto troppo in fretta. L'attacco dei segugi infernali, il viaggio ombra, il mio arrivo al campo, la scoperta di essere una semidea. Sapere che mia madre non solo era viva, ma era pure una dea greca. La mia amicizia con James, che speravo ancora non si fosse trasformata in qualcos'altro. Il mio record non si poteva interrompere così. La capanna numero otto e alla sua aura familiare. La proposta di Thalia.

Dopo un po', il centauro Chirone si posizionò davanti al fuoco e si schiarì la voce, facendo cenno di smettere di suonare e salvandomi dall'oblio dei miei pensieri. Gli strumenti ammutolirono all'istante.
—Semidei! — annunciò con voce tonante — Innanzitutto, voglio dare il benvenuto alle cacciatrici di Artemide!
Il suono di un corno da caccia risuonò nel silenzio. Thalia, con al seguito quasi una ventina di ragazze, arrivò accanto a Chirone e gli strinse la mano.
Giubbetti argentati, pantaloni militari, anfibi, faretra sulle spalle e cerchietti d'argento in testa. Erano vestite tutte più o meno allo stesso modo.
Non avevo dubbi su chi fossero.
Benvenute, Cacciatrici di Artemide.

Angolo Autrice
Lo sooo... capitolo corto. È che c'era il finale a effetto. O almeno mi pareva. Vabbè.
Vi volevo avvisare che di sicuro non aggiorno prima di due settimane, perché sono via ed è proprio impossibile.
Bye

Egle/Ciosky

𝕷𝖆 𝕱𝖎𝖌𝖑𝖎𝖆 𝕻𝖗𝖔𝖎𝖇𝖎𝖙𝖆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora