Capitolo 34: The Lighthouse

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Capitolo 34

Aiden

" Angelo, guardami. No, Dio ti prego no. Andrà tutto bene, tu starai bene. Non lasciarmi, ti prego resta. Resta con me, andrà tutto bene. È tutto okay, sta arrivando l'ambulanza. Tu starai bene " dissi, mentre le mie mani rimanevano premute sulla ferita di Hayley e i miei occhi persistevano a riversare una serie di lacrime che ricadevano sul suo volto.

Le sue palpebre si erano chiuse e io non riuscivo a fare altro che piangere, pregando Dio di aiutarla a sopravvivere a quella notte, mentre io mi sentivo impotente dinanzi ad un destino che non pareva intenzionato a regalarci la felicità che, entrambi, avevamo bramato per interi anni. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, ma, ancora una volta, la vita si era divertita a farci lo sgambetto e a ridere di noi.
Fui sopraffatto da un senso di impotenza, dinanzi a quella che era la triste realtà: non ero un eroe, ma solo un ragazzo disperato e soffocato dalle sue stesse lacrime.
In quel momento l'ambulanza parcheggiò vicino al marciapiede macchiato di sangue, lo stesso che aveva parzialmente inzuppato le ciocche dei capelli di Hayley, così come la sua maglietta e le mie mani.
Gli infermieri presero presto il mio posto ed io restai ad osservarli mentre tentavano di impedire al sangue di sgorgare fuori dalla ferita della ragazza riversa sull'asfalto, con il viso ancora rigato dalle lacrime.
Mi sembrò di vedere il mondo al rallentatore, come se il tempo, da quando Hayley aveva chiuso gli occhi, avesse improvvisamente preso a scorrere più lentamente e la terra a ruotare con maggiore fatica attorno al proprio asse. E quando gli infermieri mi condussero verso l'ambulanza, tutto, i suoni, le voci il rumore emesso dalle portiere mentre si chiudevano, ogni cosa, giungeva ovattata alle mie orecchie. Era come se mi trovassi sott'acqua, in balia delle onde di un mare di sofferenza e disperazione che minacciava di soffocarmi.

" Quanto tempo è trascorso dal momento in cui è avvenuto lo sparo? Qual è il nome della vittima? Che tipo di legame c'è fra di voi? " mi domandò un'infermiera, mentre io tenevo gli occhi fissi sul volto della ragazza che giaceva sul lettino all'interno dell'ambulanza sulla quale mi trovavo.

Da quando l'avevo vista cadere al suolo in seguito allo sparo di Matt, non ero riuscito smettere di piangere. Proprio io che non versavo una lacrima da anni ormai, mi ero piegato dinanzi al mio destino avverso e alla paura di non riuscire più a rivedere il sorriso della persona che amavo.
L'unica cosa alla quale riuscivo a pensare in modo costante, era che se lei fosse scomparsa tutto il mondo mi sarebbe sembrato vuoto. Avevo l'impressione che il mio cuore stesse marcendo a causa del dolore che provavo, come una rosa che, senza luce, appassisce inesorabilmente.
Non avevo detto addio e se fosse davvero morta, ero certo che una parte di me l'avrebbe seguita.

" Non lo so. Dieci minuti, credo. Si chiama Hayley Kingston e io sono il suo ragazzo, Aiden Stephenson" replicai, la mia voce rauca per via delle lacrime, quasi faticasse ad uscire dalla gola.

Tentai in ogni modo di cessare di piangere, ma per ogni volta che mi asciugavo gli occhi, questi venivano bagnati nuovamente dopo pochi istanti, dandomi l'idea che fossi un rubinetto rotto che persisteva a gocciolare incessantemente.
La mano di Hayley era stretta fra le mie, era fredda ed immobile e mi dava l'impressione che fossi intento a reggere la mano della statua di marmo dell'angelo che si trovava al cimitero di Greenwood. Il problema era che, in quella circostanza, a piangere ero io, condannato a provare un dolore per il quale non esisteva medicina in eterno.

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