Capitolo 31: Broken heart

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Capitolo 31

Hayley

Mi trovavo nel salotto di casa mia durante un tranquillo pomeriggio domenicale, dalla grande vetrata che si affacciava sullo skyline di New York filtravano i raggi caldi del sole che splendeva alto nel cielo azzurro macchiato qui e là da nuvole bianche che si lascia a trasportare dal vento come delle barche in balia delle onde del mare.
Stavo svolgendo una partita a Monopoli assieme a mio padre, Josh ed Ash, quest'ultima aveva legato i capelli in una crocchia scomposta sopra la testa ed alcune ciocche le contornava il viso. Mio padre era già riuscito a comprare ben due hotel e io ero stata costretta a consegnarli diverse banconote svariate volte, nonostante gran parte di queste mi venissero poi restituite quando qualcuno capitava sul parco della vittoria nel quale, per altro, avevo investito diversi soldi.
Eravamo seduti a terra, dinanzi al tavolino del soggiorno ed io avevo accavallato le gambe l'una sull'altra da diverso tempo, abbastanza da cominciare a sentirle intorpidite. Erano ormai diversi giorni che Josh si trovava a New York è ancora non aveva accennato al suo ritorno a New Orleans, il che mi portò a chiedermi quale fosse la ragione della sua lunga permanenza. Di certo la presenza di mio zio a casa non mi disturbava, anzi, io e lui trovavamo sempre un modo per svagarci, tuttavia, mi faceva specie che Josh non fosse tornato in Louisiana.
In quel momento, dopo aver lanciato i dadi, mio padre capitò su parco della vittoria ed io sorrisi soddisfatta e tesi la mano verso di lui, in attesa che lui mi consegnasse le banconote che era costretto a pagare.

" Fuori i soldi, papà " dissi, lasciando che la mia voce lasciasse trapelare ogni briciolo di soddisfazione che provavo.

Ero sempre stata piuttosto competitiva e il fatto che mio padre stesse vincendo non mi aggradava per niente. Lui mi consegnò le banconote di carta colorate e io mi preoccupai subito di contarli in modo da assicurarmi che la cifra fosse corretta, scatenando così un risolino divertito da parte di Ash che, successivamente, scosse leggermente la testa.
In quell'istante il mio cellulare prese a squillare e quando vidi il nome riportato sullo schermo alzai un sopracciglio con fare stranito, sorpresa da quella telefonata. Ad ogni modo, scrollai le spalle e accettai la chiamata, portandomi l'apparecchio elettronico all'orecchio.

" Hey bionda, a cosa devo questo onore?" domandai, mentre ero intenta a lanciare i dadi rossi che rotolarono sul tavolo diverse volte prima di fermarsi.

Presi a muovere la mia pedina di gioco, posando poi lo sguardo su mio zio che era intento a sorseggiare la birra direttamente dalla bottiglia, era già la seconda che beveva, esattamente come mio padre e me, mentre Ash aveva quasi terminato la prima. Dall'altro capo del telefono udii un lieve sospiro e il chiasso emesso da alcune persone che parlavano, oltre al suono prodotto dalle macchine che sfrecciavano sull'asfalto.

" Ciao Hayley. Senti, sono incazzata e piuttosto triste, ho provato a consolarmi con un po' di shopping terapia ma non mi sono ancora del tutto ripresa. Stavo pensando di andare a casa mia, ma i miei sono andati via per il weekend e so già che se rimango da sola finirò per mangiarmi un'intera vaschetta di gelato, davanti ad un film deprimente. Ti dispiace se vengo da te? Ho bisogno di parlare con qualcuno. Maya è con Tyler e non ho voglia di disturbarla " disse Kyla, la voce leggermente rotta dall'emozione.

Ad essere sincera non avevo mai visto Kyla malinconica, nemmeno una volta e il fatto che in quella circostanza fosse in balia dei propri sentimenti mi stupiva, soprattuto se si considerava che lei era sempre stata una persona piuttosto solare che affrontava ogni problema con tanta compostezza da infondere invidia. In questo io e lei eravamo totalmente agli antipodi, dato io, al contrario, mi facevo sempre trasportare dalle emozioni e faticavo a mantenere la calma anche nelle situazioni più banali. Ero troppo irascibile, eppure, potevo vantare di essere l'unica persona in grado di far perdere le staffe a Kyla, o meglio, un tempo era così, ormai iniziavo a dubitarne, soprattuto perché erano trascorsi mesi dall'ultima volta che io e lei avevamo litigato.

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