Capitolo 1: Faded Star

37.5K 1.3K 659
                                    

Capitolo 1

Hayley's POV

Mi trovavo all'aeroporto, tra le mani il biglietto del volo che sarebbe atterrato a Los Angeles che avevo comprato come regalo di compleanno per il mio migliore amico e che mai avrei immaginato avrei utilizzato in quella circostanza.
Scott si era impiccato in camera sua la notte del cinque gennaio, sua madre aveva trovato il proprio figlio ciondolare dal soffitto solo la mattina seguente, una volta tornata dal suo turno all'ospedale. La piccola Grace quella notte si era recata dormire da una sua amica, lasciando così suo fratello a casa da solo.
Avevo chiamato Rachel, la madre di Scott, un numero infinito di volte, ma nemmeno una avevo ricevuto una risposta. Forse avevo effettuato così tante chiamate dirette la mio migliore amico, con la speranza che le avrebbe accettate, da poter indurre il suo cellulare all'auto combustione. Eppure non era stato abbastanza.
Non riuscivo nemmeno lontanamente ad immaginare cosa dovesse aver provato la madre di Scott nel vedere il figlio che aveva cresciuto con così tanto amore con il viso pallido e privo di espressioni. Solo il pensiero mi faceva venire i brividi.

L'aeroporto era gremito di persone, alcune camminavano in fretta per paura di perdere il volo, altre scherzavano e si fermavano a osservare i souvenir che venivano venduti nelle decine di negozi che costellavano l'aeroporto.
Poco distante da me c'era una donna addormentata sul pavimento con la testa appoggiata al suo grande zaino che, tra l'altro, era così pieno che temevo che, da un momento all'altro, sarebbe potuto scoppiare.
Un gruppo di studenti erano intenti a ridere e scherzare tra di loro seduti gli uni accanto agli altri, ai loro piedi i loro bagagli a mano e alcune bottigliette d'acqua riempite fino a metà. Le chiacchiere che permeavano l'aeroporto si sovrapponevano le une alle altre, permettendomi solamente di percepire alcune parole degli svariati discorsi che mi giungevano alle orecchie.
Io ero in compagnia di Aiden, considerando che mio padre avrebbe preso il volo diretto a Los Angeles da Chicago, dato che si trovava ancora lì per lavoro.

Mi sembrava di vivere in una realtà parallela, tutto mi appariva sfocato. I suoni mi giungevano alle orecchie ovattati, era come se mi trovassi in un sogno dal quale non ero in grado di risvegliarmi.
Per una volta mi ero illusa di aver ritrovato quella felicità che avevo perduto da tempo, ma mi sbagliavo. Proprio quando le cose mi sembravano andare per il meglio, la realtà mi era ripiombata addosso e mi aveva presa pugni fino a lasciarmi senza fiato.
Il solo pensiero che una volta scesa dall'aereo avrei dovuto assistere al funerale del mio migliore amico mi faceva rivoltare lo stomaco.
Era troppo giovane, troppo fragile e io non me ne ero mai accorta. Ero stata troppo egoista, troppo concentrata sul mio dolore per potermi accorgere del suo. Lo avevo lasciato da solo, non ero restata al suo fianco per consolarlo, avevo solo pensato a scappare, fuggire lontano con la vana speranza che non mi sarei più voltata indietro e che il passato non avrebbe mai potuto raggiungermi. Ma mi sbagliavo, ero stata una pessima amica, non ero rimasta accanto a lui per placare il sangue che fuori usciva dalla ferita aperta che portava nel cuore. E a quel punto non c'era più nulla che io potessi fare per aiutarlo, era troppo tardi, lui aveva alzato le mani in segno di resa davanti al suo dolore e quest'ultimo si era nutrito di lui fino a consumarlo.

Avevo perso anche Scott e, ancora una volta, sentivo che la colpa di tutto ciò fosse solo ed esclusivamente mia.
Il dolore era vivo dentro di me. Respirava, aveva vita propria e mi stava divorando lentamente, temevo che se non fossi riuscita a trovare un modo per fermarlo di me non sarebbe rimasto altro che un mucchio insignificante di ossa.
Ma c'era davvero un modo per fermarlo?
Avevo già attraversato momenti come quello nella mia vita, forse anche troppe volte e a quel punto non capivo se quella fosse l'ennesima prova che la vita mi stava ponendo davanti, o se si trattasse solo di un destino troppo crudele. Ero caduta di nuovo, era già successo in passato, ma quella volta il dolore che gravava sul mio cuore sembrava così pesante che credevo non sarei mai stata in grado di rialzarmi.
Forse la verità era quella: non ero abbastanza forte per potermi rimettere in piedi, non avevo abbastanza energia in me per riuscire a combattere nuovamente.
Forse il destino, la vita,o di qualunque cosa si trattasse, questa aveva vinto.

Storm #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora