Capitolo 2: California

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Capitolo 2

Hayley's POV
Restai qualche secondo ad osservare l'urna che ara passata dalle mani di Rachel alle mie, pensando a quanto fosse triste e stranamente paradossale che una persona potesse essere contenuta in un oggetto così piccolo.
Riportai i miei occhi sul viso della donna che mi stava dinnanzi, notai che erano arrossati e gonfi e che quel rossore faceva risaltare incredibilmente l'azzurro delle iridi che, tra l'altro, era velato dalla patina lucida delle lacrime che persistevano a ricaderle sulle guance. In quegli occhi vedevo riflessa la malinconia e il dolore provato da Rachel e mi pareva addirittura di essere in grado di osservare il riflesso della mia stessa tristezza.
Delle profonde occhiaie scure solcavano il volto della madre di Scott e in quella circostanza, per qualche ragione a me ignota, mi immaginai la donna seduta sulla poltrona del salotto di casa sua – la stessa su cui era solito sedersi Scott quando giocava alla playstation – intenta a guardare le vecchie foto di suo figlio contenute negli album di famiglia. Mi sembrava addirittura di vedere chiaramente il volto di Rachel illuminato dalla piccola luce posta accanto alla televisione, la sua figura immersa nella penombra e le guance perennemente solcate da lacrime salate che terminavano il loro tragitto ricadendo irrimediabilmente sugli scatti appartenenti ad un passato che avrebbe rivoluto indietro. Ero certa che quella fosse la routine che Rachel aveva svolto ogni notte, per tutta la notte, dal fatidico giorno in cui Scott aveva scelto di mettere fine a quel dolore che, a quel punto, mi era ormai chiaro fosse divenuto insopportabile per lui.
Un soffio di vento tiepido scompigliò i miei capelli e alcune ciocce mi ricaddero sul viso, riuscivo a sentirle solleticarmi delicatamente la pelle del collo.
Mi sarebbe piaciuto che quella tiepida brezza californiana fosse stata in grado di spazzare via il dolore dall'animo delle persone che mi circondavano. Avrei voluto che le mozioni negative fossero trascinate dal vento e trasportate in luoghi lontani, ove nessuno sarebbe stato in grado di sentirle.
Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa; eppure, le parole sembravano non avere la minima intenzione di fuoriuscire dalla mia bocca e il mio corpo era come paralizzato. Mi sentivo una delle statue di pietra che, qua là, ornavano il cimitero: fredda, immobile, gli occhi vacui e persi.
All'improvviso, la mia paralisi sembrò spezzarsi grazie a due braccia che mi avvolsero la vita. Si trattava di Grace, la sorella di Scott. La bambina di soli dieci anni aveva affondato il viso nel mio petto e i suoi singhiozzi iniziarono a contrastare quel silenzio surreale che avvolgeva il cimitero.
Aveva solo dieci anni, non si meritava tutto questo.
Come avrebbe fatto il suo piccolo cuore a sopravvivere ad un tale tipo di dolore?
Tu ne avevi otto quando è morta la mamma.
Era colpa mia, è diverso. Lei non ha alcuna responsabilità per ciò che è accaduto.

" Hayley tu sai dirmi perché? Perché il mio fratellone ha voluto cedere il dolore di cui hai parlato tu a noi? Chi mi preparerà i cereali la mattina adesso?" la voce di Grace era perennemente interrotta dai singhiozzi e ad ogni sua parola il mio cuore si crepava come accadeva ai muri durante una scossa di terremoto.

Temevo che da un momento all'altro il mio cuore si sarebbe frantumato in mille pezzi, che non ne sarebbe rimasto più nulla se non le macerie.
Porsi l'urna ad Aiden e il ragazzo l'afferrò senza indugi, nonostante i suoi occhi tempestosi fossero oscurati dalla preoccupazione che lo attanagliava.
Cosa avrei potuto rispondere a quella dolce bambina di dieci anni? Come avrei giustificato le azioni Scott? Come, se nemmeno io ero in grado di farlo?

" Vedi Gracie, a volte le persone si sentono tristi. Per esempio tu adesso senti male qui, giusto?" dissi, appoggiando l'indice sul petto di Grace, proprio nel punto in cui si trovava il suo cuore. La bambina annuì, prima di strofinarsi l'occhio destro con la sua piccola manina.

" In alcuni casi, quel dolore viene curato dal tempo e dall'amore degli altri. Però certe volte questo non è abbastanza. Vedi, tutti noi siamo degli angeli e certe volte, purtroppo, alcuni non vivono bene in questo mondo. Talvolta accade che questo mondo non sia adatto per certi angeli, perché la loro anima è troppo pura.
Tuo fratello sentiva il tuo stesso dolore, il suo cuore gli faceva tanto male e lui non sapeva come curarlo. Scotty era uno di quegli angeli, lui soffriva troppo per vivere in questo mondo corrotto, è proprio per questo motivo che ha deciso di tornare a casa. Ora il tuo fratellone può seguirti ovunque e vegliare su di te, per sempre" continuai, sforzandomi il più possibile per non permettere alle mie lacrime di uscire.

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