Capitolo 27: Happy Ending

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" Hey Batman, che ne diresti di portarmi via da qui? Mi annoio " gli sussurrai all'orecchio destandolo dal suo stato di trance e spingendolo a voltarsi per guardarmi.

Le sue labbra si allargarono in un sorriso e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio come era solito fare spesso, restando qualche secondo a guardarmi negli occhi, lasciando che io affogassi nell'oceano che si rifletteva nelle sue iridi e che, ogni volta, pareva non volermi lasciare scampo.
Di lì a poco Aiden afferrò la mia mano e mi condusse verso l'uscita di quella sala da ballo, ignorando lo sguardo incuriosito di alcuni dei presenti e ponendosi un dito sulle labbra quando sua sorella e Will lo osservarono come a volergli domandare dove stesse andando, intimando loro di ignorare ciò che avevano visto.
Io ed Aiden ci lasciammo alle spalle la sala da ballo, i facoltosi personaggi presenti al suo interno e la musica che la permeava, avviandoci verso l'uscita dopo aver ripreso possesso del nostro cappotto.
Quella sera di fine marzo il cielo era terso e l'aria era fresca, il vento pareva trascinarsi appreso la tacita promessa dell'arrivo della primavera e il profumo dei peschi in fiore che costellavano l'ingresso dell'edificio all'interno del quale si svolgeva la festa di gala che celebrava mio padre e quello di Aiden.
Il ragazzo accanto a me si preoccupò di chiamare un taxi e di sussurrare la nostra destinazione all'autista in modo che io non potessi udirla.

" Dove mi stai portando? " domandai incuriosita, voltandomi a guardare Aiden e sistemando il tessuto del vestito che indossavo in modo da evitare che si rovinasse.

Notai che l'autista aveva già imboccato l'autostrada e ciò mi portò a pensare che la nostra destinazione non fosse vicina a dove ci trovassimo. Aiden aveva allentato il nodo della sua cravatta e si era passato la mano tra i capelli abbastanza volte da scompigliarli di più rispetto al solito. Aveva rubato una bottiglia di champagne e l'aveva adagiata fra di noi in modo da evitare che cadesse, il che mi fece ridere divertita. Sul viso di Aiden era dipinta un'espressione stanca, quasi non vedesse l'ora di addormentarsi e nonostante ciò avevo la netta sensazione che, in realtà, non volesse affatto dormire, poiché troppo spaventato dalle persone che avrebbero popolato i suoi sogni.

" Se te lo dicessi non sarebbe una sorpresa" replicò lui, il tono ilare quasi il mio quesito fosse stato particolarmente divertente.

Osservai Aiden spegnere il cellulare e riporlo nella tasca dei suoi pantaloni, come se volesse estraniarsi dal mondo e dedicarsi interamente a me. Quella sera mi sembrava così diverso rispetto al solito, mi dava la sensazione di voler scappare lontano e di lasciarsi ogni cosa alle spalle, sperando che il passato non lo avrebbe inseguito.
Da quando avevamo incontrato Hanna, Lucas e Matt, Aiden sembrava sempre assorto nei suoi pensieri e non faceva altro perdervici al suo interno senza riuscire a trovare una via di fuga. Ritrovava una strada per uscirne solo quando io ero nei paraggi, ma quando lo osservavo da lontano, era perso come un bambino che non sapeva quale fosse il cammino che lo avrebbe ricondotto fino a casa.
Aiden era un oceano costantemente in lotta con sé stesso e talvolta finiva per perdersi anche lui in quelle onde impetuose lo controllavano e lasciavano in balia di sentimenti che anche lui faticava a domare.
Il tragitto verso la nostra destinazione durò circa quaranta minuti e quando il taxi parcheggiò, mancava poco allo scoccare dell'una di notte.
Aiden mi aveva portata alla spiaggia di Coney Island che, come prevedibile, a quell'ora di notte era completamente deserta. Aprii subito la portiera del taxi e non aspettai nemmeno che il ragazzo all'interno dell'auto mi seguisse, poiché troppo nostalgica dello sciabordare delle onde e del profumo di salsedine.
Non prestai attenzione al dolore che mi veniva arrecato dai tacchi che indossavo, mentre correvo verso la spiaggia e non appena la suola delle mie scarpe raggiunse la sabbia, mi preoccupai di rimuoverle e di lasciare che le mie dita vi ci affondassero.
Avevo sentito incredibilmente la mancanza di quella sensazione, esattamente come della brezza marina che mi accarezzava la pelle del viso e mi scompigliava i capelli. Lasciai che l'odore di salsedine mi riempisse i polmoni e in quel momento notai che Aiden mi aveva ormai affiancata e che era intento a guardarmi come se fossi stata una stella luminosa: incantevole al punto che distogliere lo sguardo gli risultava difficile.
Mi avvicinai a lui, afferrai la cravatta nera che indossava e che era in netto contrasto con il ghiaccio dei suoi occhi e lo attirai verso di me, incurante del rossetto che mi ricopriva le labbra.
Le mani di Aiden si posarono sulla mia schiena e mi avvicinarono a sé come se ritenesse che fossi ancora troppo distante da lui. Quel bacio mi tolse il respiro e spinse a credere di poter sfiorare le stelle con un dito, incendiandomi di una passione che non trovava confini e che era pronta a consumarmi tra le sue fiamme fino alla fine dei tempi.
Amavo quella sensazione, almeno tanto quanto amavo Aiden e il modo in cui mi faceva sentire stargli accanto. E forse avrei dovuto confessarglielo, proprio lì, in quel momento, sotto il bagliore pallido della luna e lo sciabordare persistente delle onde a farci da colonna sonora. Tuttavia, non lo feci, troppo impegnata a lasciare che la mia mente fosse offuscata da un amore che non mi lasciava via di scampo e che pareva volermi affogare nelle sue acque. Un tipo di sentimento che non conosceva confini e che ogni giorno cresceva sempre di più, portandomi a chiedermi se non avrebbe finito per uccidermi.
Quando mi allontanai da Aiden, risi divertita nel vedere che si era sbavato con il mio rossetto e feci del mio meglio per ripulirgli il viso.
Mi voltai a guardare il mare, osservando le onde baciare la costa per poi ritrarsi timidamente e ritornare a prostrarsi nuovamente per sancire un'altra volta la loro timida promessa d'amore.

Storm #Wattys2017Where stories live. Discover now