CAPITOLO 34

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Dopo 4 anni di liceo questa era la prima volta che entravo nell'infermeria scolastica, fortunatamente, evitando gli sport o qualsiasi altra cosa che richieda movimento, le lesioni maggiori che mi procuravo erano i tagli che mi facevo sfogliando i libri.
La stanza non era poi così male, se tralasciamo gli strani cartelli riguardanti la riproduzione appesi al muro e la coppa piena di preservativi sul comodino. Tutto era così pulito e antisettico che non mi stupii che la stanza puzzasse di lavatrice e candeggina, non mi ricordava per niente l'ospedale, di solito quelli erano molto più disordinati e puzzolenti, mentre quella stanza era l'emblema della tranquillità.

Ma in me della tranquillità non c'era minima traccia.

Non potevo non pensare al fatto che probabilmente il mio bambino potesse essere deceduto , solo l'idea mi faceva morire dentro. Forse sarei dovuta essere contenta se il bambino fosse morto, sarebbe stato un pensiero in meno e mi sarei evitata una vita fatta di stenti, ma non ci riuscivo.
Come potevo anche solo immaginare di essere felice per la morte del mio bambino?
Io non ero come Jenna, io avrei amato questo bambino fino al mio ultimo respiro, se fosse sopravvissuto alla ferocia di Andie.
Dylan purtroppo non era potuto entrare e ne sarebbe potuto rimanere ad aspettarmi, il coach gli aveva espressamente detto che se avesse saltato anche un solo allenamento di baseball lo avrebbe cacciato, cito testualmente, "a calci in culo". Aveva provato ad insistere spiegandoli le sue motivazioni ma il coach non ne voleva sapere così alla fine fui io a dirgli di andare, non avrei permesso che perdesse il posto in squadra,adorava troppo quello sport e gli sarebbe servito per ottenere una borsa di studio per il collage.
Così chiesi a Linsdey e Caroline di aspettarmi, dato che avevano un'ora libera non gli sarebbe costato niente e poi avevo bisogno del loro sostegno per poter affrontare ciò che mi aspettava.
<< Ciao Ella>> mi salutò l'infermiera con un gran sorriso sulle labbra. Mi chiesi come facesse a sapere il mio nome dato che non ero mai stata qui, forse aveva imparato tutti i nomi a memoria o qualcosa del genere. Sinceramente non mi importava più di tanto, erano altre le mie preoccupazioni in quel momento.
<< Oh, ehm, salve signorina...infermiera>> non avevo la più pallida idea di come si chiamasse, anche se aveva un'aria familiare, molto.
<< Puoi chiamarmi Jeanine tesoro>>
<<< Jeanine...>>
<< Jeanine Delson>>
Delson? Perché questo cognome non mi è nuovo?
E poi l'illuminazione.
<< Ma io la conosco>> urlai come se avessi appena risolto un grande enigma << lei è la mamma Percy!>>
La donna rise a crepapelle per la mia reazione, dovevo sembrare buffa in quel momento perché le ci volle un po' per smettere e tornare seria.
<< Bene, adesso che abbiamo appurato la mia identità>> disse lanciandomi uno sguardo divertito << dimmi perché sei qui tesoro>>

Ed ora sono cavoli!

Se avessi detto a questa donna il vero motivo per cui ero lì come avrei potuto aspettarmi che non lo dicesse al figlio? Insomma era la madre ed io ero una sua amica, era ovvio che glielo avrebbe detto!
Ma non potevo non dirglielo! Insomma era un'infermiera, probabilmente anche l'unica che in quel momento potesse dirmi se il bambino stesse bene o meno.
Dovevo prendere una decisione, e in fretta!

<< Signora Delson>> le dissi a bassa voce in modo che nessuno potesse origliare << se le racconto una cosa promette di non raccontarla a nessuno? Nemmeno a suo figlio?>>
La signorina annuì in senso conferma ed io ne fui sollevata. Presi un bel respiro.
<< Questa estate ho conosciuto un ragazzo, un ragazzo fantastico. Mi ha salvato più o meno la vita dato che delle ragazze mi avevano buttata in acqua ed io non so nuotare. Insomma una cosa tira l'altra e noi...>>
<< Aspetta>> mi interruppe l'infermiera <<avete usato una protezione?>>

TELL ME WILL BE FOREVER||STYDIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora