Capitolo 12. Non mi fido.

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<Ok, ok, ho capito Sammy, non c'è bisogno di farmi la predica.>
Dissi sbuffando all'uscita del pronto soccorso.
Sam aveva saputo tutto quello che era successo. Kevin l'aveva chiamata e le aveva raccontato della sera prima e del mio licenziamento.
Era arrivata anche una fattura da pagare del meccanico, per i danni della macchina di Michael ed una denuncia fatta a nome di Jessika Elizabeth Norris.
Quella puttana sicuramente aveva fatto tutto all'insaputa di quello stupido di Michael.

"Come mi é saltato per la testa di dichiararmi a Michael? Io non lo amo davvero, che cosa stupida che ho fatto..." Continuavo ad autoconvincermi, che la mia fosse stata una reazione dettata dall'alcool.

Invece io sapevo perché  avevo agito in quel modo; per la prima volta in vita mia ero stata ferita nel profondo e volevo che lui capisse tutto il male che mi aveva fatto, anche se non di proposito.

"Ecco cosa succede a prendermi per il culo..." Pensai, cercando di giustificare e di dare un senso alle mie azioni.

<Trouble ascolta, io e Billy siamo stanchi e stufi, adesso ci dici cosa sta succedendo?!> mi chiese minacciosa Sam sventolandomi il dito indice avanti al naso, come fanno le mamme arrabbiate quando rimproverano i figli.
Non ricevendo una risposta da me, ma soltanto un sorrisetto cinico ed arrogante, la biondina sembrò stizzarsi ancora di più.
<Non mi sembra una cosa così divertente, sai?! Ti sei fatta licenziare e ci sono bollette da pagare, affitto, spesa da fare e la retta della scuola di Billy da saldare. Per non parlare della preoccupazione che ci stai dando... Noi non crediamo neppure che tu sia stata investita!>
La sua voce diventava stridula man mano che perdeva la pazienza.
Billy nel sediolino posteriore dell'auto annuiva ad ogni affermazione accusatoria di Sam, con le braccia incrociate e con aria inquisitoria.
Ma niente, io non rispondevo a nessuna delle loro domande.
<Avanti Trouble, almeno di qualcosa cazzo!>
Adesso urlava, indispettita guidando in modo spericolato.
<Guarda avanti Sam, stai guidando!>
Esclamai pacata con un tono praticamente rilassato ed indifferente.
Adesso lei fumava dalla rabbia e mentre stava per rispondermi, Billy al suo posto prese la parola.
<Io lo so chi é Jerry...>
Disse serio reggendo tra le mani una lettera aperta.
Mi girai di scatto e con gli occhi sgranati, lo guardai con aria interrogativa.
Non volevo che lui sapesse che avevo quasi rischiato di morire, volevo proteggerlo, ma quel ficcanaso riusciva sempre a scoprire tutto.
Mi accesi una sigaretta cercando di mantenere la calma.
<Come sarebbe a dire?> gli chiesi apparentemente tranquilla.
<Te lo dico solo se tu mi dici cosa stai combinando! Niente segreti tra di noi ricordi?!>
Mi disse con quell'aria preoccupata e allo stesso tempo in un modo così sfacciato, da farmi ricordare subito quanto fosse bravo Billy a bluffare.
Era un bambino sveglio ed i suoi modi di fare erano sempre più simili ai miei.
L'avevo cresciuto bene.

<Ok Billy, ieri ho bevuto ed ho combinato un casino. Adesso tocca a te!>
Ressi il gioco, tanto valeva provare a farlo parlare.
<Trouble, ho quasi nove anni, sono grande ormai. Spara la verità o getto la lettera di Jerry dal finestrino.>

Mi convinsi che Billy non era affatto facile d'abbindolare, così cedetti, ormai con le spalle al muro e  raccontai per filo e per segno quello che era accaduto.
<Così, per amore, tu hai perso il posto?> mi rispose cinico, quel bambino sembrava essere il figlio del diavolo per quanto fosse dannatamente arguto.
<Non per amore, per principio!>  ribadii infastidita, aspirando intensamente un altro tiro di sigaretta.
<Adesso dammi la lettera.>
Mi passò la busta, ma quando guardai al suo interno notai che era vuota.
Billy mi aveva fottuta.
<Brutto pezzo di...> mi fermai.
"COME CAZZO FACEVA A SAPERE CHE IO VOLEVO SCOPRIRE CHI FOSSE DAVVERO JERRY?"
<Come hai fatto a capire che io...>
<È facile...> rispose chiudendo gli occhi, convinto di quello che stava per dire.
<Jerry ti sta aiutando e dato che non sei abituata a ricevere soccorso da nessuno senza dare qualcosa in cambio, ti starai chiedendo il perché... Ed io lo so il perché...>
Sam frenò di scatto, brutalmente e quasi non andai a sbattere con la testa nel vetro davanti. La macchina indietro bussò minacciosa e ci mancò poco che non ci finisse addosso.
<Scusate, scusate!>
Si giustificò Sam alzando le mani, subito dopo aver notato le nostre occhiatacce omicide.
<Dicevo...> riprese il discorso il piccolo Sherlock.
< Quando lessi di quel nome, "Jerry Blanco", ricordai che la mamma in uno dei suoi biglietti di auguri ci mandò i saluti anche da parte di un certo "Jerry". Quindi, pensai, che molto probabilmente, la mamma lo conoscesse.
Così incuriosito, gli ho inviato una mail, col pc della scuola e mi ha risposto subito.>
<Chi ti ha risposto? La mamma?>
Domandai esterrefatta da quello che aveva scoperto così facilmente un bambino di soli nove anni.
<Esatto, mi ha detto che ci viene a trovare a Natale e che ci spiegherà tutto. Io le ho detto che non c'eri e che Blanco ti aveva mandato a Las Vegas da un certo Lewis. E lei mi ha risposto che sei in buone mani e che per ogni difficoltà, puoi rivolgerti a lui.>
<Quindi a Natale viene Katrine...> dissi chiamandola per nome, pensando all'ultima volta che ci eravamo viste.
<Sì, la mamma!> enfatizzò  irritato l'ultima parola, poi continuò.
<Quindi ho pensato, perché non chiamarlo e chiedergli aiuto?>
<Non l'avrai mica fatto, brutto impiccione ficcanaso?>
<No, scherzi?! L'ha fatto Sam...> disse ridendo con quell'aria da piccolo bastardo.
Sam si strinse nelle spalle con la speranza che, in quel modo, potesse scomparire.
Ero furiosa odiavo chiedere favori e sopratutto soldi.
<Sam... Credevi davvero che io avrei lasciato la situazione così? Me la sono sempre cavata da sola, non ho mai avuto bisogno di nessuno!! Io...>
Sentivo la testa esplodere e le orecchie fischiare.
<É inutile sbraitare, Jerry ci aspetta sopra. Vuole parlarti...>
M'interruppe di nuovo il nano bastardo.
<Te la farò pagare Billy... Ricordati solo cosa significa essere appesi a testa in giù all'attaccapanni...>
Lo minacciai, ricordandogli l'ultima punizione che ebbe quando lo beccai a vendere le mie foto nuda per "arrotondare".

Non mi andava di rivedere Jerry in quelle condizioni, non mi andava di chiedergli favori.
Una volta sopra l'avrei congedato e, poi, avrei provveduto io a rimediare ai guai che avevo fatto, come sempre.
Sam aprì la porta con le chiavi di casa e lo trovammo seduto sul letto, con le foto mie e di Billy tra le mani.
Sembrava serio e fortemente preso da quello che stava guardando.
<Eccovi!> esclamò mettendosi in piedi.
Portava gli occhiali da sole scuri, un completo beige di sartoria e la solita camicia sbottonata.
Sam sembrava avere pienamente fiducia in lui o forse gli era molto riconoscente di essere corso ad aiutarci.
<Sai Trouble, in questa foto sei uguale a tua madre...>
Mi disse mostrandomela ed indicando il bel sorriso che avevo con Billy  neonato tra le braccia.
<Lo prendo come un insulto Jerry, comunque ti ringrazio per l'opportunità che mi hai dato, raccomandandomi a Lewis...>
<Ah già, tieniti pronta, sto aspettando una chiamata dalla sua spalla Ramon per fissare un colloquio conoscitivo.
Ad ogni modo, voglio che tu ti tolga dai guai per un po' e che sia presentabile per quel giorno.>
Sicuramente alludeva al mio aspetto trasandato e mal messo.
Mi guardai allo specchio che avevo nell'ingresso ed in effetti sembrava di aver passato un brutto guaio:
grosse occhiaie circondavano i miei occhi, il livido si era quasi tolto del tutto, ma in compenso avevo grossi graffi, che mi aveva fatto quella "troia" con le sue sudice unghie.
I capelli arruffati e le labbra spaccate giusto al centro.
No, non avevo per niente una bella cera.
<Sarà fatto!> tagliai a corto.
<Un'ultima cosa Trouble, ho mandato a pagare tutti i tuoi debiti e le bollette.
In quelle buste ci sono dei vestiti nuovi e voglio che li porti con te a Las Vegas...>
<No, no Jerry, non posso accettare. Non posso pagarteli e a me non piace avere debiti!> lo interruppi passandomi una mano bei capelli, trattenendomi nello spaccare lo specchio al mio fianco dalla rabbia.

"Gli faccio pena a sto stronzo? Non esiste!!"

<Leyla, prendilo come un regalo compreso nella mia lista di scuse da farti... E poi potrai sempre ripagare il tuo debito, io non dimentico.>
Mi disse accennando un sorriso beffardo.
Non potei fare a meno di accettare e di comportarmi educatamente, fulminata dagli occhi ammonitori di Billy e Sam.
<Adesso vado, ci vediamo presto, TROUBLE. Buona serata!>
S'avviò alla porta e con aria spavalda uscì, chiudendosela  alle spalle.
I volti di Sam e Billy sembrarono rasserenati, adesso che la situazione era sotto controllo.
Si fidavano ciecamente di quel tizio, come se fosse stato Dio sceso in terra.
Invece, io, non ero tranquilla.
Non mi fidavo di mia madre e nemmeno di lui, ma non potevo più fare nulla per uscire da quella situazione.
Ero con le spalle al muro.
Adesso ero in ballo e dovevo ballare!

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