Capitolo 9. Un debito.

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<Che cosa sarebbe a dire dovevi un favore a mia madre? Che significa? Come la conosci?>
Ero così confusa e disorientata che avevo bisogno di appagare la mia sete di conoscenza per riprendere la mia stabilità mentale.
Non riuscivo a trovare un filo logico a quella situazione, l'ultima volta che avevo visto mia madre credevo di esserle sembrata abbastanza chiara, non volevo più nessun tipo di legame con lei.
<Io e tua madre eravamo molto amici da ragazzi e le dovevo un favore dai tempi della scuola!> disse con un tono calmo e profondo.
Non potevo immaginare a quale cazzo di "debito" avesse dovuto riparare quell'uomo e se la mia vita fosse il giusto prezzo per sentirsi libero da quel vincolo.
<Beh Jerry, a mia madre non frega niente della mia vita. Credo che devi trovare un altro modo per ripagarla.> risposi fredda ed infastidita.
Se era uno scherzo, era sicuramente di pessimo gusto.
<Non credo, dato che qualche settimana fa mi ha chiesto di tenerti d'occhio.>
Scoppiai in una risata lunga ed interminabile.
"Mia madre? Ha sbagliato persona!" Pensai.
< Mi dispiace Jerry, ma credo che ti sia confuso, mia madre non fa parte della tipologia delle mamme "protettive", anzi, lei non sa cosa significa avere l'istinto materno! Ho cresciuto Billy da sola e con lui sono cresciuta anche io.>
Ribadii.
Io odiavo quella donna.
<Lo so Leyla.> continuò a chiamarmi con il mio vero nome.
Era strano sentirmi appellare così, avevo dimenticato quanto fosse bello.
<Perché mi chiami Leyla?>
<È così che ti chiami no?>
<In realtà pochi lo sanno. Mi chiamano Trouble.>
Era sorprendente come quel soprannome che io odiavo così tanto, fosse diventato il mio appellativo ufficiale.
<Io non credo che tu sia un "guaio", perciò preferisco chiamarti col tuo nome. "Trouble" non è adatto per una ragazza bella come te.>
Continuò l'uomo guardandomi ancora negli occhi.
C'era uno strano magnetismo tra noi, un legame che non mi sapevo spiegare.
Quell'uomo affascinante dagli occhi azzurri, aveva un non so cosa di familiare.
Rimasi a guardarlo senza parlare.
<Adesso Leyla, devi andare. Nella camera dove hai alloggiato troverai dei vestiti e fuori una mia macchina già ti aspetta. Il naso non è rotto si sgonfierà tra qualche giorno.
Ci vediamo.>
Mi sorrise e mi aprì la porta.
Capii che dovevo togliere il disturbo e veloce mi affrettai ad uscire.
<Grazie...> dissi e ricambiai il sorriso.
Tutto sommato era stato gentile, era certo un delinquente, ma se non avesse fermato quei quattro stronzi, chissà che fine avrei fatto.

"Non devo raccontare nulla." Pensai durante il viaggio di ritorno.
Mi sarei tenuta dentro questa cosa, nessuno doveva sapere, nemmeno Mike.

Quando tornai a casa tutti erano preoccupati.
Billy aveva il viso rigato dalle lacrime, Sam era a telefono, probabilmente con la polizia e Michael era corso subito non appena Sam l'aveva chiamato.
Quando mi videro entrare in quelle condizioni la situazione non migliorò.
Non sapevo cosa inventarmi, ancora non avevo pensato alla bugia epica da raccontare.
<Oh mio Dio Sam.> esclamò Billy asciugandosi le lacrime.
<Ma cosa hai fatto?> mi domandò Sam sgranando gli occhi.
Michael invece corse ad abbracciarmi. Un abbraccio lungo, che significava tanto.
Capii subito che con quel gesto cercò il mio perdono e vedermi ancora sana e salva per lui fu una liberazione.
<Stai bene?> mi chiese sussurrandomi all'orecchio. Annuii e quell'abbraccio divenne più forte, fino a quasi farmi mancare il respiro.
Ero felice di essere a casa, dopotutto avevo creduto di morire e vederli ancora tutti lì davanti a me, mi fece ringraziare il fato per avermi concesso qualche altro anno di vita.
<Sto bene ragazzi, un'auto mi ha investito e sono stata in ospedale.>
Finsi. Tutti sembravano crederci tranne Billy, che continuava a farmi domande, alle quali evitavo di rispondere.

Il giorno dopo tornai alla vita di tutti i giorni. Nell'aria si sentiva l'atmosfera natalizia e la puzza del fumo dei camini inondava le strade del quartiere.
La mia giornata lavorativa non fu tanto diversa dalle altre e quando tornai a casa, più stanca e stremata del solito, a casa trovai una strana sorpresa.
<Trouble, Trouble! È arrivato questo pacco!> Gridò Billy eccitato, non appena mi vide entrare.
<Apri, che cos'è?> risposi stremata, mentre mi toglievo le scarpe.
<C'è un biglietto...>

"Con la speranza di essermi guadagnato il tuo perdono, firmato Jerry."

<Chi cavolo è Jerry? JERRY CLOUDS? Il ragazzo che lavora dal fioraio di fronte? Ho sempre pensato che avesse un debole per te.>
Mi domandò Sam, incuriosita.
<No non credo che sia quel Jerry. É una persona che mi ha aiutata in un momento di difficoltà...> risposi senza dargli troppe spiegazioni.
Nel pacco c'era un abito lungo da sera elegantissimo e costosissimo ed un pass per una mega festa a Las Vegas.
<Las Vegas? Oh.. Mio...Dio! Devi suonare nei casinò di Arthur Lewis?> disse Sam sconvolta, continuando a leggere il cartoncino di presentazione vicino al pass.
< Arthur chi? Las Vegas?>
Non appena sentii pronunciare quelle parole non potei  fare a meno di lasciarmi cadere dalle mani il bicchiere d'acqua che mi ero versata qualche minuto prima.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, quella sarebbe potuta essere l'occasione che aspettavo da una vita.
Jerry Blanco si era decisamente fatto perdonare raccomandandomi a quel riccone.

<Non ci posso credere, chiunque sia questo Jerry, ti ha fatto un grand bel regalo!! Ti rendi conto Arthur Lewis é il miliardario più cool del momento, per di più direttore dei tre casinò più importanti di tutta Las Vegas, il suo nome é presente su tutte le riviste di gossip! Ma dove cazzo vivi Trouble!!> esclamò Sam, non riuscendo a placare la sua eccitazione.
<Ma dai Sam, quante moine per un vecchio pieno di soldi!> replicai stizzita.
<Vecchio pieno di soldi eh?> mi guardò divertita e poi subito si mise alla ricerca di qualcosa nella sua borsa.
< Già, magari é pieno di donne interessate al patrimonio e a lui poverino, non gli si alza nemmeno più!> esclamai iniziando a ridere di gusto.
<Ah, eccola!> disse urlando e prendendo tra le mani una delle sue riviste.
<Tieni guarda, io ad un vecchio così, non mi limiterei a cambiargli solo i pannoloni, non so se riesci ad intendere...>
Mi passò il giornale mostrandomi una foto...

< Porca Troia!!> fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare

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< Porca Troia!!> fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare.

" Alla faccia del vecchietto impotente!!" Pensai tra me e me.

Rimasi a bocca aperta, fissando attentamente ogni singola parte del suo corpo, che anche se coperto mostrava l'imponenza e la perfezione dei suoi muscoli.
<Allora Trouble, la chiudi o no quella boccaccia? Mi sa che sarai proprio tu ad implorarlo di portarti a letto.> affermò convinta Sam che intanto scoppiò a ridere davanti alla mia espressione da ebete.
Non potevo desiderare di meglio, sentivo che finalmente mi stava andando bene.
<Hey Trouble, ma qui c'è scritto che vai via durante i giorni di Natale. Non puoi andarci!!> sindacò subito Billy.
< Non posso rifiutare piccolo, la paga sarà sicuramente alta. Altissima.>

Già sentivo sotto il mio naso l'odore delle banconote che avrei guadagnato.
Davanti ai miei occhi si stava materializzando la mia immagine che cantava tra centinaia di spettatori deliranti e super soddisfatti della mia esibizione.
Avrei reso orgoglioso Jerry e sicuramente il caro "vecchio" Lewis, mi sarebbe stato riconoscente a vita per il successo che stavo per dargli e non nascondo che morivo dalla voglia di conoscerlo.

Ero al settimo cielo e non vedevo l'ora di partire!!

*DRIN DRIN* UDITE UDITE!!
HO DECISO DI PRENDERMI QUESTO PICCOLO SPAZIO AUTRICE PER FARE UN ANNUNCIO MOLTO SORPRENDENTE!!
IO E FrancescaFra8 AUTRICE DI "LA VITA SEGRETA DI ARTHUR LEWIS", COLLABOREREMO INSIEME PER UN PO' FACENDO COINCIDERE LE DUE STORIE.
SPERO CHE QUESTA SIA PER VOI COSA GRADITA E DI DIMOSTRARCI CHE LO È VOTANDO E COMMENTANDO QUESTO BREVE CAPITOLO, CHE NON È ALTRO CHE UN PASSAGGIO FONDAMENTALE DELLA STORIA.
DETTO CIÒ VI AUGURO UNA BUONA LETTURA E VI LASCIO CON UN VIDEO.
BUONANOTTE.
P.S: Taylor Momsen è proprio la nostra Trouble non trovate? Ahahah :-)

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