43) Sweet Pandemonium

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Lucifero si colpì la testa più volte con i pugni. In mezzo a tutto quel casino stava andando in confusione. Ce l'aveva con se stesso. Continuava a fare gli stessi errori con Lilith. Aveva bisogno di conferme, di sentirsi ancora "grande". Voleva fare qualcosa di cui essere orgoglioso per dimostrare a se stesso che era ancora l'essere più potente dell'universo. Prima però, doveva andare a riprendersi l'Angelo. In primis perché il mondo fatato in cui era immerso era l'unico contatto psichico con Lilith. Seconda poi perché ne aveva bisogno come alleato. Immaginò che al risveglio la sua parte demoniaca di "potenziale" avrebbe desiderato vendetta. Tornò in camera dalle ragazze, le trovò a prendersi a spinte. Forse avevano ancora qualcosa da chiarire ma non era il caso adesso. Appena lo videro smisero di gridare, come avrebbero fatto due sorelline in presenza di un genitore severo. DANGER si accorse subito che qualcosa non andava. Provò timidamente a chiedere ma Lucifero non ne volle parlare. Il piano rimaneva lo stesso: Sarebbe andato "all'interno" con la ragazza Emo e avrebbe provato a farlo ragionare. Era un buon oratore ma era un ancor più abile raggiratore. Il compito però non era dei più facili: Non aveva molto da proporgli. Avrebbe dovuto convincerlo a rinunciare a qualcosa che lo stava gratificando emotivamente, (seppur falsamente), dopo tanto sconforto, per riportarlo in una realtà che gli era costata già una volta... La rinuncia alla vita. La ragazza gli era necessaria per convincerlo ma essa stessa pur volendogli bene era restia. Forse non convinta del tutto di volerlo rivedere ancora, anche se, (probabilmente), per un'ultima volta. Temeva che rivederlo e parlargli le avrebbe aperto nuovamente un buco nel cuore. Cosa sarebbe accaduto se all'interno della psiche alla deriva del ragazzo avesse detto la parola sbagliata? Mise da parte questi pensieri per un momento, se ne sarebbe occupato se si fosse presentato il caso. La chiamò a se, lei si avvicinò un po' incerta. (Lucifero incuteva sempre un certo timore), le poggiò le mani calde sulle spalle e guardandola serio negli occhi le sussurrò con voce appena percettibile: "Stavolta è il momento sul serio!, ti senti pronta?". Lei si girò un attimo verso DANGER guardandola male. Poi tornando con gli occhi a Lucifero, rispose: "Lo ero già anche all'inferno!". Lasciando intendere che forse, se "nessuno" si fosse messo in mezzo, la situazione sarebbe stata già risolta. Lui la guardò con rispetto. La stimava sul serio. Nonostante fosse una pura d'animo non avrebbe esitato a sporcarsi le mani per un principio nel quale credeva. In questo modo di rincorrere le sue convinzioni era molto simile a DANGER. Si ripromise mentalmente di ricordare questo gesto coraggioso della ragazza. Non le doveva nulla. Non erano alleati. Semplicemente avevano lo stesso obbiettivo. Ma Lucifero era uno che ammirava le persone che... Come si dice... "Gettano il cuore oltre l'ostacolo e poi corrono a raggiungerlo". Lei era una di quelle. Sentiva di dover rendere onore al merito. Inconsciamente l'aveva già presa sotto la sua ala protettiva. La ragazza e il demone si presero per mano. Lui fece cenno a DANGER che chiuse la porta a chiave, rimanendo comunque nella stanza. Non sapeva quanto sarebbe durata questa ennesima incursione né se sarebbe andata a buon fine. Doveva semplicemente controllare che non accadesse nulla ai loro corpi. Lucifero e la ragazza si guardarono un secondo come per augurarsi vicendevolmente in bocca al lupo, poi di nuovo si persero in un vortice che lì porto all'interno.

Stavolta si trovarono in un posto piacevole. Probabilmente in quel momento l'angelo non aspettandosi ulteriori "attacchi" si era rilassato. Brutto segno: più stava bene e meno era incline ad uscire da quella calma apparente. Erano in un parco. Li videro in lontananza sdraiati all'ombra di un albero. La "Emo Lilith" stesa su un telo guardava la luce filtrare dai rami, lui la fissava estasiato: Sarebbe rimasto lì a guardarla all'infinito. Lucifero per fortuna non ebbe tentennamenti come le ragazze: prese la situazione di petto. Chiese alla ragazza Emo di rimanere in disparte e uscire solo se lui l'avesse chiamata. Voleva usarla come ultima risorsa. Per una sorta di orgoglio maschilista voleva prima provare a risolvere da solo. Era una specie battaglia personale a distanza con Lilith. Salvare L'angelo sarebbe stato un punto a suo favore. Si avvicinò. Il ragazzo si mise subito sulla difensiva: volendo avrebbe potuto "buttarlo" fuori dal sogno come aveva fatto con DANGER. Ma ricordò che Lucifero era stato "generoso" accogliendolo all'inferno quando era messo male. Sorrise nervosamente... E anche se un po' guardingo sentì di doverlo trattare col massimo rispetto. "Come mai qui?", esordì col finta sicurezza. Lucifero esplose in una delle sue risate inquietanti, (Voleva metterlo in soggezione quel tanto che bastava per farsi ascoltare senza essere interrotto), poi rispose con tono cavernoso: "Credo tu possa immaginarlo!". L'angelo sembrò rifletterci su... Poi disse: "Credo che abbiate tutti frainteso la situazione!". Lucifero sembrò colpito dalla frase... Rimase spiazzato un attimo... Poi confusamente provò a chiedere: "Quindi...". "Si! Lo so!", lo interruppe il ragazzo, per poi aggiungere... "È tutta una fantasia e probabilmente il mio corpo è steso da qualche parte! Siamo ancora all'inferno?". L'altro sembrava sempre più confuso. Poi disse: "Siamo a casa mia". "Perché?", chiese ancora Lucifero. E il ragazzo con tono volutamente drammatico rispose: "Perché faccio finta di credere a tutto questo? Credevi veramente che non me ne fossi accorto? Che mi stessi facendo usare?". L'altro irritato chiese ancora, ma con tono più duro: "Perché ragazzo?". Stavolta ottenne una risposta che non si sarebbe mai aspettato: "Perché non mi è rimasto più nulla in cui credere! Lei è una piacevole distrazione dal pensare cosa fare del resto della mia vita!". Lucifero rimase senza parole... Non capiva se la sua fosse estrema vigliaccheria oppure estrema consapevolezza. Di qualsiasi cosa si trattasse era radicata molto a fondo. Le sue certezze sarebbero state molto difficili da scardinare. "Quale resto della tua vita? Non hai capito che stai morendo?". Disse una voce alle spalle di Lucifero. L'angelo sembrò come destarsi da un sogno: riconobbe subito quella voce. Si voltò un attimo istintivamente guardando verso la "Emo Lilith" che sorrideva sicura di se. Poi tornò a guardare Lucifero ma... Oddio... C'era lei. La ragazza del suo cuore era di fronte a lui. Vicinissima come non succedeva da una vita. Lucifero dietro di lei le teneva le mani sulle spalle come ad infonderle coraggio. Lui si avvicinò... Sembrava drogato... Tremava... Pensava a mille ma non riusciva dire mezza parola. Gli cedettero le gambe e si trovò in ginocchio davanti a lei che abbassò la testa per guardarlo. Dopo tanto tempo si ritrovò perso negli occhi della ragazza che amava. Era un lusso che non sentiva di meritare. Abbassò lo sguardo. Lucifero le strinse delicatamente le spalle come per invogliarla a parlare. Anche lei era molto emozionata. Temeva che se si fosse distratta un attimo sarebbe potuta svenire. Poi allungò la mano e con fare dolce gli carezzò la testa. Lui era tutto un brivido. Si sentiva al tempo stesso potente ma anche dominato. Come un cucciolo di qualcosa di estremamente pericoloso. Come se solo lei potesse contenere ciò che lo faceva esplodere. La ragazza guardò un attimo Lucifero che fece un cenno di assenso... Così prese coraggio e disse a voce bassa ma con tono di chi non ammette repliche: "Tu adesso torni alla realtà con noi!". Lui con occhi lucidi alzò un attimo lo sguardo verso di lei. Poi rispose in un soffio: "Si capo!", come quando tutto era bello e scherzavano felici. Lei gli sorrise... Un attimo dopo aprirono gli occhi tutti e tre... Di nuovo nella stanza di Lucifero.

When love and death embrace Where stories live. Discover now