32) Play Dead

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... Provò a girarsi verso l'ombra alla periferia del suo sguardo. Troppo distante per capire chi fosse. "Non sforzarti!", disse una voce che le sembrava lontana nel tempo. Lei ebbe un sussulto: era lui? Si sforzò di parlare ma le parole rimanevano pensieri. Stava perdendo di nuovo conoscenza. O forse non si era ancora risvegliata. Si augurò che non fosse un sogno. Forse, dopo tanto tempo avrebbero potuto almeno parlare serenamente. Alla fine li aveva separati solo un velo di incomprensioni che tra due che si amavano come loro non avrebbe dovuto esserci. Era stata lei a lasciarlo. A lui era toccato il compito più "semplice" per chi viene abbandonato dalla ragazza che ama: Disperarsi. Ma cosa decide il limite della disperazione? Chiaro: Il tempo. Questa cosa astratta alla fine porta ad abituarsi al dolore, (che comunque non passa mai), oppure... Chissà. Era stata lei stessa più di una volta a definirlo "di cristallo" per quanto fosse emotivamente fragile. Lui non aveva retto al tempo. Al "non amore". L'aveva amata con tutta l'anima e ancora era così. Dal primo momento all'eternità. La voleva. Voleva essere suo. Una volta aveva condiviso con lei un film che amava, un film di amore, morte, vendetta. In quella storia "maledetta" il protagonista, (un antieroe, un po' come lui), aveva detto una frase che gli era rimasta dentro: "Le case bruciano, le persone muoiono... ma il vero amore è per sempre!". Già! Anche per lui non c'era stato il lieto fine ma solo con lei aveva capito il significato più profondo di quella frase. Della sua anima si era nutrito, del corpo suo bellissimo... saziato. E ogni volta che la guardava negli occhi, si rinnovava nel suo cuore la promessa d'amore eterno per lei. La desiderava ancora come il primo giorno.

Debolissima provò nuovamente ad aprire gli occhi. L'ombra le carezzò la testa dolcemente... Cullandola. Le baciò delicatamente le palpebre semichiuse. Le scappò un sorriso: decisamente era un gesto da lui. Non riusciva ad uscire da quella specie di rassicurante viaggio onirico ma ne era sempre più sicura. Nessuno mai era stato così attento ai suoi bisogni. Nessuno l'aveva mai amata con tanto desiderio, tanta devozione. In quel momento, se avesse avuto la forza,  l'avrebbe abbracciato. Ammesso che fosse lui. Era lì distesa ad occhi chiusi... Qualcuno la stava coccolando come solo quel ragazzo avrebbe fatto: Era qualcosa di fisico, certamente... Carezze sui capelli,  baci sugli occhi... Ma era anche tutto così puro, Spirituale... Per un attimo riuscì finalmente a capire in che modo lui l'avesse sempre percepita emotivamente... Si vergognò un po': Non era abituata a sentirsi importante. "Sei... Sei... Sei..." Balbettò la ragazza senza riuscire a finire la frase. Una risata soffocata le arrivò nelle orecchie. "Sei, sei, sei? Direi di no! Decisamente non sono Lucifero!", ripose l'ombra accanto a lei. Era così vicino che poteva sentirne il calore e il profumo. "Sei un coglione!", Disse la ragazza provando a trattenere anche lei una  risata... Ma non riuscì a fingersi incazzata. "Si! Sono un coglione!", rispose a voce bassa. Stava interagendo troppo. Non voleva che lei potesse riconoscerlo anche se aveva la sensazione che lei se ne fosse già accorta. Aveva sempre avuto un modo unico di coccolarlo, comprenderlo, interpretarlo, rassicurarlo, in una singola parola: migliorarlo! Per questo perdendola... Aveva perso se stesso. Non voleva correre il rischio di... Dire qualcosa di sbagliato. "Per favore riposati", le sussurrò con dolcezza., mettendole una mano calda sulla guancia, rabbrividendo esso stesso a quel semplice contatto che lo riportava ad un tempo felice. Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Si era addormentata di nuovo ma adesso sembrava più serena. Forse se fosse sparito prima del suo risveglio, lei avrebbe creduto ancora una volta di aver sognato. Non resistette... Si chinò su di lei con delicatezza. Le sfiorò le labbra con le sue. Poi a bassa voce le disse... "Ti amo!". Si girò per andarsene. Era già sulla porta quando una flebile voce lo raggiunse: "Anche io ti amo!". Ripose lei nella semincoscienza... Lui si girò di scatto, era di nuovo persa tra le braccia di Morfeo. Aveva sempre amato guardarla mentre dormiva, era così tenera... Si girò verso la porta... Una lacrima triste gli rigava il viso... Chissà cosa stava sognando... Per chi fosse quella frase... Certamente non per lui. Era sicuro che stesse solamente delirando.

Uscendo dalla scuola vide DANGER e Lilith uscire di corsa dall'Impala. Chissà come dovevano aver già saputo dello svenimento. Strano... Si nascose dietro l'angolo. Non era ancora pronto per... Cioè... Alla fine tutti adesso stavano meglio. Non capiva se sarebbe stato giusto rientrare in quel gioco perverso dove tutti tradiscono tutti ma nessuno può fare a meno degli altri. Era uscito di scena in modo onorevole e al momento giusto, salvando dall'incendio la ragazza del suo cuore, (che lo credeva morto), e affidandola alla protezione di DANGER che, anche se faticava ad ammetterlo la stava trattando come lui stesso avrebbe fatto. In cuor suo quasi sperava che le ragazze potessero... Diventare intime. Una grassa risata alle sue spalle... Si girò di scatto pronto a colpire, era Lucifero: "I tuoi pensieri mi fanno sorridere... Se succedesse le perderesti entrambe... Pensi che reggeresti tanto dolore?", gli chiese beffardo. "Sono già morto una volta!", rispose lui con tono di sfida . "Un conto è morire... Un altro è avere il cuore all'inferno amico mio... Pensaci!", disse ancora lui. Poi dopo averlo carezzato con fare lascivo scomparve in una nuvola di fumo. L'angelo crollò in ginocchio. Di nuovo lo stava prendendo quel senso di disperazione. Non era ancora pronto... Ne forse lo sarebbe stato mai più... Doveva continuare a fingersi morto? Non voleva perderle... Ma non sapeva come affrontare se stesso... i suoi demoni. Aveva bisogno di andare a rifugiarsi di nuovo dove nessuno poteva trovarlo... Spiegò le ali, spiccò il volo: stava tornando all'Inferno...

When love and death embrace Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora