19) Disarme Me (With Your Loneliness)

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L'angelo aveva bisogno di passeggiare un po'. Se fosse tornato subito alla villa avrebbe dovuto trattenere la rabbia fino ad implodere, oppure pestare qualcuno. Di nuovo sentiva di non poter reggere la pressione della "non vita" che stava facendo. Se avesse riversato sul mondo l'odio che provava per se stesso, probabilmente avrebbe fatto una strage. In quel momento l'idea neanche gli sembrava troppo pazza... In fondo neanche era completamente angelo, oppure si, lo era... Ma anche molto di più. Mentre pensava questo una fitta fortissima lo fece piegare in due dal dolore. Si sedette in un angolo. Sedette, Insomma... Diciamo che cadde in terra iniziando a contorcersi... Sentiva il tatuaggio in fiamme. Pulsava bollente come se lo stessero marchiando con un ferro arroventato. Quel dolore lo stava facendo impazzire... Il corpo si stava ribellando... La testa sembrava stesse per esplodere, sentiva gli occhi come se qualcuno dall'interno del cranio glieli stesse spingendo fuori dalle orbite... le scapole si stavano lacerando come se le ali volessero uscire con violenza... (Di solito spiegare le ali era tanto naturale quanto indolore). Cacciò un urlo animalesco di disperazione... Poi spiccò il volo, non poteva farsi vedere in quelle condizioni... Sentiva la rabbia e l'odio sopraffarlo... Scoppiò a piangere. Mai si era sentito così solo.

DANGER durante la strada per casa ripensò alla scena: A lui perso nella disperazione. Alla ragazza Emo che semplicemente passandogli accanto lo aveva agitato tanto da farlo sclerare. La cosa la fece sorridere amaramente: l'amore riduce le persone a scheletri viventi: La paura di non piacere, quella di essere lasciati... Il dramma quando succede. Quasi le dispiaceva averlo visto così fragile, scosso, bisognoso di calore umano. Ma al tempo stesso rendeva il suo compito più facile: adesso che sapeva che lui aveva timore di avvicinarla poteva gestire la cosa con più tranquillità. Doveva solo cercare il modo di fermarla distante dalla scuola e cercare di legare un po' con lei. Aveva detto quella frase infelice ma forse non tutto era perduto. Poi di nuovo le tornò in mente lui... Sentì una sensazione strana... (Forse per via di quella specie di telepatia), Sentì il bisogno di raggiungerlo di vedere cosa stesse facendo. Quasi gli mancava. Stava provando di nuovo un'emozione umana: il vuoto della solitudine.

La ragazza Emo si chiuse alle spalle la porta della camera sbattendola forte. Fuori le grida della mamma che aveva sempre qualcosa (di ingiusto) da rimproverarle. Scaraventò lo zaino sulla scrivania facendo cadere una foto di lei poco meno che adolescente al secondo matrimonio di suo papà, si ruppe il vetro. Si gettò di faccia sul cuscino. Si sentiva depressa. Infilò le mani nella tasca della felpa e prese le immancabili cuffie. Si perse in una canzone dei Chem. Quella musica parlava il linguaggio della sua anima. Era la SUA musica, l'unica cosa che nessuno le avrebbe mai tolto, La sua forma di libertà. Un dignitoso, sommesso pianto, l'accompagnò per tutto il pomeriggio, finché all'inizio della sera si ritrovò con un mal di testa bestiale e il trucco sfatto. Poco male: guardandosi allo specchio sorrise: Sembrava un personaggio dei suoi anime preferiti. Strano sentire quella sensazione di irrealtà. Se non fosse stato che i suoi anime del cuore finissero tutti in tragedia sarebbe stato bello. Ma ormai erano troppo simili alla realtà dalla quale cercava di fuggire. Prese la chitarra che lui le aveva regalato tanto tempo prima e uscì in terrazza per rilassarsi suonando al cielo la sua malinconia. Anche oggi la solitudine era stata la sua amica fedele.

Lucifero era seduto sul divano. Una ragazza a cavalcioni si dondolava sul suo corpo ad un ritmo infernale. D'un tratto lui la fermò quasi infastidito. Non sentiva nulla. Non si stava divertendo. Si alzò. La fece sdraiare. Allungò la mano sul comodino e prese la sua riserva di cocaina. Gliela sparse in una striscia lunga e sottile dall'ombelico in giù. Si chinò su di lei e iniziò ad inspirare rumorosamente. Arrivò fino al suo sesso. Lei ebbe un brivido caldo sentendo il suo respiro lì. Poi le disse con voce bassa e ferma: "Vattene ho bisogno di riflettere". Lei si alzò senza aggiungere altro. Uscì silenziosamente dalla stanza. Da un po' non era più lo stesso. Era stanco e annoiato della sua vita dove nessuna trasgressione gli era negata, quindi senza il gusto del proibito. Pensò a DANGER che ancora invece si divertiva come un adolescente che ha timore di essere scoperta ma lo stesso fa una cazzata dietro l'altra! Si! Ammirava il suo entusiasmo per il divertimento. Sapeva sempre dove fosse perché era marchiata da lui. Aveva voglia di raggiungerla. Anche lui per una volta... Stava soffrendo di solitudine.

L'angelo era in giro da tutto il giorno ma l'inquietudine non passava. Gli mancava la ragazza Emo. Era stato un giorno veramente duro. Voleva vederla...  Non resistette: Volò fino a casa sua fermandosi a debita distanza. Quando la vide stava suonando la chitarra in terrazza. Dolce, libera e malinconica. Di una bellezza unica, pensò come sempre. Si sedette sul cornicione del palazzo di fronte per ascoltarla suonare... Lei lo faceva stare bene anche semplicemente esistendo. In quel momento si sentì vivo. Dietro di lui a pochi passi, nascosta nel buio, DANGER lo spiava spiare lei. Stava cercando di metabolizzare quel senso di tristezza che aveva da tutto il giorno. E vedere lui che la guardava ammirato la faceva sentire meno sola. Più su di qualche metro, sospeso a mezz'aria senza far rumore c'era Lucifero... Che spiava DANGER che stava spiando l'angelo mentre spiava la ragazza Emo. Non capiva bene cosa fosse tutto quel seguirsi l'un l'altro, ma era chiaro che la ragazza Emo era la regina di quella splendida notte. Li aveva conquistati tutti: Angeli, demoni e potenziali, catturati, affascinati, disarmati... con la sua solitudine.

When love and death embrace Where stories live. Discover now